- Mt 5,13-20 – 23/05/2023
- Il testo
«13Voi siete il sale della terra. Se il sale diventasse stolto, con cosa sarà salato? A niente serve più se non per essere gettato fuori e calpestato dagli uomini. 14Voi siete la luce del mondo. Non può una città che giace su un monte essere nascosta. 15Né accendono una lucerna e la pongono sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, e [così] fa luce a tutti nella casa. 16Così faccia luce la vostra luce davanti a tutti gli uomini, così che vedano le vostre opere buone e glorifichino il padre vostro che è nei cieli.
Non pensate che sia venuto a sciogliere la legge o i profeti. Non sono infatti venuto a sciogliere ma a compiere. 18In verità vi dico: Fino a che non sia passato il cielo e la terra, uno iota o un segno dalla legge non sarà passato, fino a che ogni cosa accada. 19Chi dovesse trasgredire uno solo di questi comandamenti [anche] tra i minimi e insegnerà così agli uomini, sarà chiamato minimo nel Reno dei cieli. Chi [li] dovesse fare e insegnare, costui sarà chiamato grande nel Regno dei cieli. 20Vi dico infatti che se la vostra giustizia non sovrabbonderà di più rispetto [a quella] degli scribi e dei farisei, neppure entrerete nel Regno dei cieli».
- Il messaggio
Sale e luce compaiono nei Vangeli sinottici in tre occasioni diverse: Marco (9, 42) li lega alla questione della comunità che non deve scandalizzare i piccoli; per Luca (6, 27) la questione del sale e della luce è legata alla spiegazione della parabola del seminatore che Gesù fa solo ai discepoli; Matteo invece lega il sale e la luce alle beatitudini.
Gesù istituisce una relazione sale-luce, fa un paragone, una metafora, utilizza due segni per significare altro. Il tutto ha a che fare con la responsabilità dei discepoli verso l’esterno rispetto a qualcosa che hanno ricevuto. Per Matteo l’essere “sale e luce” è direttamente collegato alle beatitudini che sono una contraddizione, perché queste esprimono qualcosa che per il mondo è una follia.
Si è “sale e luce” nella misura in cui si accoglie il messaggio delle beatitudini; non siamo sale e luce per il solo fatto di stare in un posto e dirci cristiani, ma per il fatto di essere discepoli. E un discepolo si caratterizza per il fatto che accoglie l’insegnamento del maestro.
13Voi siete il sale della terra. Se il sale diventasse stolto, con cosa sarà salato? Anche in italiano l’aggettivo insipido può significare qualcosa che non è sapiente. L’aggettivazione greca ha proprio questo senso ed è un capovolgimento. Chi è stolto? Chi accoglie le beatitudini o chi pensa secondo il mondo e la prudenza del mondo? Gesù capovolge la situazione: se la nostra sapienza diventasse o fosse la sapienza del mondo, se la nostra sapienza non fosse la sapienza di Gesù chi saremmo? Saremmo insipidi e stolti. Il primo momento del brano identifica qual è la nostra sapienza. Nella misura in cui si riflette Cristo, si è luce e si è sale.
14Voi siete la luce del mondo. Non può una città che giace su un monte essere nascosta. Uno specchio che riflette la luce è tanto più fedele quanto la sua riflessione è tanto maggiore. Tutte le superfici hanno una parte di assorbimento, di rifrazione della luce e riflessione. Quanto più noi riflettiamo, tanto più siamo perfetti discepoli.
15Né accendono una lucerna e la pongono sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, e [così] fa luce a tutti nella casa. Chi assume Cristo assume una posizione che è già una posizione innalzata e visibile, di esposizione. Certo è che la lucerna la mette il Signore, e l’essere posti in luogo visibile non rappresenta sempre una lusinga. Spesso essere visibili significa essere sotto i riflettori, essere esposti.
16Così faccia luce la vostra luce davanti a tutti gli uomini, così che vedano le vostre opere buone e glorifichino il padre vostro che è nei cieli. E’ vivendo il Vangelo che il Signore ci pone in una condizione di innalzamento. Non c’è bisogno di fare i predicatori, c’è bisogno di prendere il Vangelo e tradurlo in vita. Molto spesso tutto questo ha a che fare con il nostro rapporto concreto con la Fede. La Fede va concretizzata ed applicata perché è l’espressione del nostro rapporto con la Parola di Gesù. Poi, da questo rapporto nasce il resto. Quello che noi facciamo lo facciamo per mettere in luce quanto è sapiente il Vangelo.
Qual è dunque il rapporto tra la Parola di Gesù e la Legge? Non pensate che sia venuto a sciogliere la legge o i profeti. Non sono infatti venuto a sciogliere ma a compiere. 18In verità vi dico: Fino a che non sia passato il cielo e la terra, uno iota o un segno dalla legge non sarà passato, fino a che ogni cosa accada. 19Chi dovesse trasgredire uno solo di questi comandamenti [anche] tra i minimi e insegnerà così agli uomini, sarà chiamato minimo nel Reno dei cieli. Il verbo chiave è pleròo, che indica il compiere, il riempire. Gesù viene ad offrire il senso più pieno della Legge di Mosè. E la giustizia che deve essere sovrabbondante è una giustizia che deve completarsi, rispetto al dato quantitativo. La Parola di Gesù e le beatitudini vengono a dare una comprensione piena di quello che già c’era che è la Legge di Mosè.
Le beatitudini sono un completamento della Legge. Infatti, fino a che non sia passato il cielo e la terra, neanche un trattino della Legge sarà passato, fino a che ogni cosa accada. I progetti, la legge, la Parola di Dio, hanno a che fare con quello che accadrà nel mondo. Non si tratta solo una legge morale. Non si tratta solo di un codice di comportamento. E’ qualcosa che ha a che fare con l’intimo andamento del mondo e della realtà.
Gesù sta parlando della nostra considerazione nei confronti della Parola di Dio. Sta parlando di come noi consideriamo effettivamente la Parola. E nella misura in cui noi la consideriamo grande, noi siamo considerati grandi, nella misura in cui noi la consideriamo piccola, noi stessi siamo piccoli davanti a Dio. Quindi la nostra dimensione personale davanti a Dio è misurata da quanto credito noi diamo a questa Parola. Nella misura in cui lo sforzo di capirla, di onorarla, di darle importanza, di farla diventare vita è uno sforzo grande, questo magnifica e ingrandisce davanti a Dio la nostra vita. Potremmo dire che la vita dell’uomo vale nella misura in cui l’uomo intende realizzare la Parola nella propria vita. La misura della nostra grandezza è la misura di quanto è grande per noi la Parola di Dio.
Chi [li] dovesse fare e insegnare, costui sarà chiamato grande nel Regno dei cieli. 20Vi dico infatti che se la vostra giustizia non sovrabbonderà di più rispetto [a quella] degli scribi e dei farisei, neppure entrerete nel Regno dei cieli». Ci sono due verbi in sequenza, “insegnare” e “fare”; essi non si possono disgiungere, perché insegna chi mette in pratica. Vedere l’opera buona è già un insegnamento che si dà all’altro. La parola di Dio è il fine della vita. E’ quello che ci fa vivere.
- Alcune domande per riflettere
- [La mia fede] Senza la prospettiva delle beatitudini la vita è insipida. Cioè senza senso. Cioè stolta, folle. Si tratta del capovolgimento di quello che normalmente si pensa delle beatitudini. Per me è folle chi le crede in modo serio o chi se ne allontana vivendo la sua vita in modo prudente secondo i criteri del mondo? Le beatitudini Quali sono i criteri che seguo? Cosa c’entrano con le beatitudini?
- [Gli altri] Chiunque minimizzi la Parola davanti agli altri minimizza se stesso davanti a Dio. E viceversa. La “dimensione” di ognuno davanti a Dio è dunque misurata da quanto ciascuno valuta la Parola. questa è la giustizia che Dio chiede. Quanto vivo la mia vita in funzione della Parola di Dio? Quanto credo che in essa si nasconde il bene più grande? qual’è per me il bene più grande della vita?
- [La prassi] Le beatitudini pongono il credente in una condizione di esposizione e visibilità. situazione che non dice sempre lode. Ma che, qualora lo dicesse, non sarebbe per proprio vanto, ma per la gloria di Dio. quanto penso che la mia fede – e dunque le mie azioni – oltre che fedeltà al vangelo in sé sono espressione di una missione? Quanto esse comunicano Dio e quanto comunicano me? In che modo penso questo avvenga?
- [La mia offerta] La parola divina è intramontabile: la sua solidità supera quella del cielo e della terra. Cioè dell’universo. Anzi è ad essa collegata: tutto ciò che in essa è scritto accadrà. Quanto penso che la parola di Dio sveli il senso profondo della realtà e dei suoi accadimenti? Quanto mi sforzo di leggere la mia vita alla Sua luce?