15) Mt 6,1-6 – 28/06/2023
- 1. Il Testo
1Badate che la vostra giustizia non sia fatta davanti agli uomini per essere guardati da loro. Se no ricompensa non avrete presso il padre vostro che è nei cieli. 2Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come gli ipocriti fanno nelle sinagoghe e nelle strade, così da essere glorificati dagli uomini. In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa. 3Facendo tu l’elemosina, non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra, 4così che sia la tua elemosina nel segreto. E il padre tuo, che vede nel segreto, ti renderà. 5E quando pregate, non siate come gli ipocriti, che amano stare a pregare nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze per essere mostrati agli uomini. In verità vi dico hanno ricevuto la loro ricompensa. 6Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la tua porta, prega il padre tuo che è nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti restituirà.
- 2. Il Messaggio
La Parola qui sembra essere la sintesi di ciò che Gesù ha detto finora partendo dalle Beatitudini, sulla base delle quali Gesù reinterpreta la Legge e nel farlo chiede una Giustizia “sovrabbondante” rispetto a quella degli scribi e dei farisei, per poter entrare nel Regno di Dio. Da qui comincia un’analisi dei precetti singoli come:
– Non uccidere
– Non commettere adulterio
– Non Ripudiare la moglie
– Non spergiurare
– Non rispondere al male con il male
Tutte esemplificazioni di un amore che deve essere sovrabbondante addirittura verso i nemici. Gesù da un nome a questa interpretazione e la chiama Giustizia.
1Badate che la vostra giustizia non sia fatta davanti agli uomini per essere guardati da loro. Se no ricompensa non avrete presso il padre vostro che è nei cieli. Il tutto riguarda un “orientamento” ossia compiere una giustizia non essendo orientati agli uomini ma essendo orientati a Dio. L’orientamento comporta un’aspettativa: si fa qualcosa perché ci si aspetta una ricompensa da qualcuno e Gesù chiede che le nostre aspettative non siano rivolte verso gli uomini ma verso Dio. Compiere le nostre azioni non in virtù di una ricompensa che ci aspettiamo dagli uomini ma da Dio. Questo tipo di “orientamento”, quindi, cambia tutto.
2Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come gli ipocriti fanno nelle sinagoghe e nelle strade, così da essere glorificati dagli uomini. In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa. Gesù definisce “ipocriti” coloro che fanno l’elemosina davanti a tutti. Ipocrita significa bugiardo. L’elemosina è un’offerta gratuita che si fa a qualcun altro perché ci sta a cuore la sua condizione. Ma se la si fa col fine di sentirsi meglio, di avere un ritorno personale tale azione non è più rivolta al povero ma a sé stessi per cui diventa un’azione menzognera. Inoltre questo tipo di elemosina ha qualcosa che stride tanto. Gesù dice che costoro la fanno per essere “glorificati” dagli uomini. Per il mondo di Israele è molto chiaro che la Gloria appartiene solo a Dio. Per cui costoro fanno una duplice azione sbagliata: bugiarda, in quanto più interessata a sé stessi che al povero e ladra poiché cerca di prendersi qualcosa che non è sua ma appartiene a Dio: la Gloria.
3Facendo tu l’elemosina, non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra, 4così che sia la tua elemosina nel segreto. E il padre tuo, che vede nel segreto, ti renderà. La soluzione che Gesù intravede è nel segreto che analizzeremo più dettagliatamente più avanti.
5E quando pregate, non siate come gli ipocriti, che amano stare a pregare nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze per essere mostrati agli uomini. In verità vi dico hanno ricevuto la loro ricompensa. Qui il discorso non riguarda più il povero, ma la preghiera è qualcosa che riguarda solamente Dio. La preghiera è per eccellenza relazione con Dio. Se usiamo la preghiera per ottenere un beneficio per noi stessi allora Dio scompare, non c’è più. Diventa una formula che recitiamo ma non ha più Dio come termine ma noi stessi, il nostro interesse. Perciò, anche in questo caso, Gesù chiama costoro “ipocriti” cioè bugiardi in quanto compiono qualcosa che non è veramente quello che potrebbe sembrare avendo costoro un secondo fine laddove il secondo fine sono loro stessi.
Gesù dice che hanno già ricevuto la loro ricompensa e va notato che, mentre i primi cercano di prendere “gloria” che appartiene a Dio, costoro agiscono in questo modo per essere “mostrati agli uomini”. E’ difficile tradurre questo verbo in Italiano che corrisponderebbe a “manifestati”. Matteo lo utilizza, finora, in due casi: 1. La stella che si mostra ai Magi (è la manifestazione della stella cioè l’Epifania) 2. I tre casi in cui un Angelo si manifesta a Giuseppe. Considerando il significato originale della parola, Matteo dice che costoro vogliono “manifestarsi” agli uomini. Perciò, anche qui c’è una pretesa di andare oltre il proprio livello, come il caso precedente della glorificazione, ossia fare qualcosa che appartiene al mondo del divino e quindi apparire come persone che prendono un’aria divina. Anche qui c’è un’ipocrisia di fondo addirittura più marcata.
6Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la tua porta, prega il padre tuo che è nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti restituirà. La soluzione che Gesù intravede ancora una volta è “nel segreto”. La preghiera va fatta nel segreto perché, non solo” il Padre che vede nel segreto” (compare ben 2 volte nel brano rispettivamente nei vv. 4 e 6) ma anche “ l Padre che è nel segreto” . Questa sottolineatura va molto considerata in funzione della relazione con Dio che è nel segreto. Dio abita la profondità della nostra intimità, per cui segreto è intimità, si potrebbe anche definirla “solitudine”. Ci sono diversi momenti in cui Gesù si ritira solo a pregare per entrare in più profondo contatto con Dio. Quindi, questo “segreto” è un rapporto personale, intimo, individuale, solitario con Dio, che ha i tratti, evidentemente, della gratuità poiché tutto ciò che facciamo deve essere, in qualche modo, rispecchiato in questa dimensione di segreto.
- 3. Alcune domande per riflettere
- [La mia fede] «Badate che la vostra giustizia non sia fatta davanti agli uomini». Il discorso delle antitesi di Gesù questo si completa in un’idea di giustizia che per rimanere – diventare? – sovrabbondante deve necessariamente essere compiuta non «davanti agli uomini» ma «presso il Padre». Nel senso che le attese delle azioni non devono essere rivolte verso gli uomini, ma verso Dio. È da Dio che bisogna attendersi ricompensa. Dove è rivolta la mia aspettativa nelle azioni che compio? Come influenza la mia intenzione il risultato che mi aspetto dall’altro? Riesco a essere generoso anche se so che l’altro non apprezzerà?
- [Gli altri] «Facendo tu l’elemosina, non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra». Primo esempio è l’elemosina. Gli «ipocriti» la fanno per essere «glorificati» dagli uomini. Si tratta così di un’azione che non ha di mira il bene dell’altro (al quale la si fa), ma il proprio. Quanto disinteresse c’è nelle mie azioni? Quanto c’è interesse dell’altro e mio vantaggio? Quanto e quanto spesso sono capace di agire senza ricevere “immediato” beneficio?
- [La prassi] «Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la tua porta, prega il padre tuo che è nel segreto». Quello della preghiera è un caso ancora più paradossale. Perché la preghiera è direttamente rapporto con Dio. Che viene in questo caso utilizzato per un beneficio personale, laddove Dio stesso scompare. Perché il vero interesse non è più Dio, ma il «manifestarsi» di costoro agli uomini. Grottesco il termine che Matteo ha fin’ora usato per raccontare la stella dei Magi (2,7), o le apparizioni angeliche a Giuseppe (1,20; 2,13.19). Quanto sono interessato nella mia vita a «manifestarmi» agli uomini e quanto desidero che Dio si manifesti alla mia vita? Quanto le mie azioni raccontano questo desiderio?
- [La mia offerta] La preghiera – come l’elemosina – va fatta «nel segreto». Perché il padre non solo «vede nel segreto», ma «è nel segreto». Esso identifica la presenza di Dio, alla quale ci si rivolge ponendo intenzione alle nostre azioni. Quanto sperimento Dio nella «intimità», nella «gratuità», in una certa «solitudine»? Quanto sento di «ritirarmi» – come spesso Gesù ha fatto e insegnato – per incontrarlo?