1. Mt 5,27-32 – 07/06/2023
  1. Il testo

27Avete udito che fu detto: «Non commetterai adulterio». 28Io, però, vi dico che chiunque vede una donna per desiderarla, già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29Se il tuo occhio, quello destro, ti scandalizza, cavalo e gettalo [lontano] da te. Conviene infatti a te che perisca una delle tue membra e non [che] tutto il corpo sia gettato nella Geenna. 30E se la tua mano destra ti scandalizza, tagliala e gettala [lontano] da te. Conviene, infatti, a te che perisca una delle tue membra che tutto il tuo corpo vada nella Geenna. 31Fu detto anche: «Chi ripudia la sua moglie, dia a lei il libretto di ripudio». 32Io, però, vi dico che chiunque ripudia la sua moglie – eccetto la ragione di concubinato – fa che ella sia esposta all’adulterio, e chi sposa una [donna] ripudiata, commette adulterio.

  • Il messaggio

I due comandamenti qui citati possono afferire entrambi alla ferita dell’unione coniugale (l’adulterio) e addirittura alla rottura dell’unione coniugale (il ripudio). In entrambi i casi è presente una lesione più o meno profonda che viene ad intervenire in quella che è l’unione coniugale. In maniera traslata, si potrebbe intendere, con San Paolo, l’unione della Chiesa a Cristo.

In entrambi i casi, e ancora una volta, il Signore opera una estensione del comandamento in profondità, un’equilibratura del comandamento, della parola, nella relazione uomo-donna.

27Avete udito che fu detto: «Non commetterai adulterio». 28Io, però, vi dico che chiunque vede una donna per desiderarla, già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29Se il tuo occhio, quello destro, ti scandalizza, cavalo e gettalo [lontano] da te. Conviene infatti a te che perisca una delle tue membra e non [che] tutto il corpo sia gettato nella Geenna. 30E se la tua mano destra ti scandalizza, tagliala e gettala [lontano] da te. Conviene, infatti, a te che perisca una delle tue membra che tutto il tuo corpo vada nella Geenna. Il primo comandamento che si legge nel brano è coniugato al maschile, e questa è la prima equilibratura che afferisce sia al primo comandamento che al secondo. E’ stato messo in evidenza il motivo: nella legge, nella società nel tempo di Israele, vi era uno sbilanciamento della autorità e della decisione da parte dell’uomo e della donna. Gesù invece equilibra in qualche modo la situazione, prendendo la parte più forte e facendo vedere come il comandamento è portato non soltanto nella profondità (l’adulterio non è soltanto quello che si commette fisicamente con la donna, ma è addirittura quello che si pensa nel proprio cuore). Questo bilanciamento è sempre legato alla legge di Dio. E l’adulterio è un’azione che viene compiuta innanzitutto nel desiderio. Non viene tuttavia detto di che tipo di desiderio si tratta. Sono necessari due connotati: guardare e desiderare. Guardare una donna, desiderarla, nel proprio cuore questo costituisce già un peccato. La legge di Dio viene violata nell’interiorità e poi nell’esteriorità. La legge di Dio invece è per l’unione, per l’unità, deviare dalla legge significa anche farsi del male da soli.

La fedeltà alla legge è una fedeltà prima di tutto interiore. Questo significa che ci si può discostare dalla legge anche per il solo fatto di non desiderare di compierla. La vera osservanza della legge di Dio consiste nel pensare che quello che noi desideriamo è quanto meglio ci sia per noi. L’esercizio di obbedienza alla Legge è un esercizio che comporta la piena adesione della volontà di Dio, un’adesione piena di intelletto e volontà. Ci credo, altrimenti non ci credo fino in fondo. La faccio perchè ho paura, forse…ma non credo che sia una legge di amore o di unità. E’ una legge che devo seguire perchè devo fare il bravo.

Il brano parallelo in Marco (9, 42) riguarda lo scandalo: Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. In questo caso, invece, il brano è spostato nell’interiorità, significando che dentro di noi ci sono delle parti che possono contrastare la piena adesione alla volontà di Dio. Se la volontà di Dio va accettata con piena volontà, desiderio ed intelligenza ed è la cosa migliore che noi possiamo fare, e desideriamo farla con tutto il cuore, allora è possibile che troviamo dentro di noi degli ostacoli. Se questi ostacoli sono parte di noi è meglio tagliarli. Quello di Gesù è un invito a capire che nella adesione al Vangelo c’è sempre una parte che noi riconosciamo come “uomo vecchio” e che dobbiamo rinnegare. Questo ci pone in una condizione molto particolare: che quando noi siamo posti a contatto con la Parola e volontà di Dio, siamo posti a contatto sempre con la contraddizione di qualcosa che è dentro di noi, c’è sempre una parte di noi che si ribella, c’è sempre una parte di noi a cui questa Parola non piace, c’è sempre una parte di noi che non vuole morire a sé stessa.

La nostra prima croce è proprio accettare che dentro ci siano delle parti che non funzionano e rispetto alle quali abbiamo sempre una tendenza conciliante. Di solito noi procrastiniamo, facciamo vivere e sopravvivere quella parte di noi, ma prima o poi il nodo al pettine viene. Restare sempre a metà rispetto a quello che la Parola ci dice non ci aiuta.

In questa prima parte Gesù mostra a tutti che la Parola di Dio dentro noi stessi ci mostra i problemi, le contraddizioni, gli scandali, gli adulteri che sono dentro di noi.

Bisogna però distinguere la tentazione, e la consapevolezza che nella nostra natura sorgono sollecitati istinti di adesione a questa tentazione. Sentire non è acconsentire alla tentazione. 

31Fu detto anche: «Chi ripudia la sua moglie, dia a lei il libretto di ripudio». 32Io, però, vi dico che chiunque ripudia la sua moglie – eccetto la ragione di concubinato – fa che ella sia esposta all’adulterio, e chi sposa una [donna] ripudiata, commette adulterio. Il libretto di ripudio è un atto con il quale si liberava unilateralmente la donna, che poteva a questo punto rifarsi una vita. La Chiesa non ha mai considerato che il tradimento da parte di uno dei due coniugi costituisca materia per l’annullamento del matrimonio. Chiunque, quindi, ripudia la moglie (si parla di un maschio) fa che ella sia esposta all’adulterio, la pone cioè nella condizione di essere esposta, e di subire l’adulterio. Davanti a Dio, nonostante il libretto, l’unione continua ad esistere.

La Parola di Dio non è soggetta alle potestà umane. E neanche agli sbilanciamenti maschili e femminili. Tutti sono soggetti alla Parola di Dio. Essa costituisce delle relazioni di unità che nessuna azione umana può sciogliere.

Nella dimensione della comunità, Paolo dice che il mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa è un mistero che si rifà all’unione coniugale di Adamo ed Eva. Il battesimo ci unisce a Gesù come il matrimonio unisce indissolubilmente marito e moglie.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Il discorso di Gesù sull’adulterio mostra che la Parola di Dio va accolta nell’intimo del cuore. Deve diventare intenzione di vita. Quanto comprendo la parola di Dio come legge esteriore alla quale conformare il mio comportamento? Quanto è Parola che chiede di essere amata ed osservata con tutto se stessi? Quanto la sopporto e quanto amo praticarla?
  • [Gli altri] Quella sull’unione coniugale è – ci insegna Paolo – una fedeltà che si coniuga simultaneamente anche nel rapporto con Dio e con la comunità. Quanto considero “vincolante” il rapporto con i miei fratelli e sorelle? Quanto vivo questo rapporto in maniera liquida e disimpegnata?
  • [La prassi] La Parola divina unisce indissolubilmente le vite dei coniugi, che rimangono davanti a Dio indissolubilmente uniti. Anche di fronte ai limiti personali di fedeltà. Come vivo la fragilità personale davanti a Dio? Cosa mi suscita al giorno d’oggi una Parola così netta?
  • [La mia offerta] L’esempio che Gesù fa sulla recisione delle proprie membra indica che non tutte le parti di noi possono essere in accordo con la decisione interiore che segue Dio. Paolo parlava in tal senso del combattimento tra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. Ove uno dei due deve soccombere all’altro. Come vivo la scelta che il vangelo mi chiede intimamente di portare avanti? Quanto mi mette in crisi? Quanto la evito procrastinandola in avanti? Cosa sono disposto a tagliare per la fedeltà al vangelo e cosa non sono disposto a tagliare?