16) Lc 3,19-38 04/03/2020
1. Il testo
19Erode il tetrarca, però, riprovato da lui [Giovanni] per Erodiade, moglie di suo fratello e per tutto ciò che Erodiade fece di male, 20aggiunse anche questa a tutte [le altre] e rinchiuse Giovanni in prigione.
21Avvenne, nell’essere tutto il popolo battezzato ed essendo battezzato anche Gesù, mentre pregava, che fu aperto il cielo 22e scese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, e una voce dal cielo avvenne: «Tu sei il figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto».
23E lo stesso Gesù mentre cominciava [il suo ministero] [aveva] circa trent’anni, essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe, [figlio] di Eli, 24 [figlio] di Mattat, [figlio] di Levi, [figlio] di Melchi, [figlio] di Iannai, [figlio] di Giuseppe, 25 [figlio] di Mattatìa, [figlio] di Amos, [figlio] di Naum, figli [figlio] o di Esli, [figlio] di Naggài, 26 [figlio] di Maat, [figlio] di Mattatìa, [figlio] di Semèin, [figlio] di Iosek, [figlio] di Ioda, 27 [figlio] di Ioanan, [figlio] di Resa, [figlio] di Zorobabèle, [figlio] di Salatiel, [figlio] di Neri, 28 [figlio] di Melchi, [figlio] di Addi, [figlio] di Cosam, [figlio] di Elmadàm, [figlio] di Er, 29 [figlio] di Gesù, [figlio] di Elièzer, [figlio] di Iorim, [figlio] di Mattàt, [figlio] di Levi, 30 [figlio] di Simeone, [figlio] di Giuda, [figlio] di Giuseppe, [figlio] di Ionam, [figlio] di Eliacim, 31 [figlio] di Melèa, [figlio] di Menna, [figlio] di Mattatà, [figlio] di Natàm, [figlio] di Davide, 32 [figlio] di Iesse, [figlio] di Obed, [figlio] di Booz, figlio di Sala, [figlio] di Naàsson, 33 [figlio] di Aminadàb, [figlio] di Admin, [figlio] di Arni, [figlio] di Esrom, [figlio] di Fares, [figlio] di Giuda, 34 [figlio] di Giacobbe, [figlio] di Isacco, [figlio] di Abramo, [figlio] di Tare, [figlio] di Nacor, 35 [figlio] di Seruk, [figlio] di Ragau, [figlio] di Falek, [figlio] di Eber, [figlio] di Sala, 36 [figlio] di Cainam, [figlio] di Arfàcsad, [figlio] di Sem, [figlio] di Noè, [figlio] di Lamech, 37 [figlio] di Matusalemme, [figlio] di Enoch, [figlio] di Iaret, [figlio] di Malleèl, [figlio] di Cainam, 38 [figlio] di Enos, [figlio] di Set, [figlio] di Adamo, [figlio] di Dio.
2. Il messaggio
A ben guardare la successione cronologica, il brano è strutturato in maniera particolare. Il battesimo di Gesù è infatti raccontato dopo l’arresto del Battista. Cronologicamente questo non “funziona”. E’ chiaro dunque che il racconto non può cogliersi totalmente in una mera dimensione cronologica. Questa originalità richiama la nostra attenzione sui motivi per cui l’Evangelista abbia riportato in questo modo gli eventi: la cessazione della missione del Battista (con il suo arresto), il battesimo di Gesù, l’inizio della missione di Gesù. Nel vangelo di Marco notiamo che l’Evangelista racconta dell’arresto di Giovanni Battista come un ricordo, in questo brano troviamo invece il verbo «avvenne» che significa che qualcosa accade in maniera susseguente all’arresto di Giovanni. Sappiamo bene che le cose non stanno così, perché a battezzare Gesù è proprio il Battista. Quindi, il posto in cui il racconto del battesimo viene collocato ha un significato profondo in quanto determina la fine della missione di Giovanni e l’inizio della missione di Gesù. Tra le due narrazioni c’è appunto quella del battesimo.
19Erode il tetrarca, però, riprovato da lui [Giovanni] per Erodiade, moglie di suo fratello e per tutto ciò che egli fece di male, 20aggiunse anche questa a tutte [le altre] e rinchiuse Giovanni in prigione. Ciò che colpisce è che Giovanni Battista è arrestato per la sua predicazione. Il verbo “riprovare” significa disapprovare, viene arrestato per la sua franchezza. Gesù è stato condotto a morte a causa della sua predicazione, la resurrezione di Gesù conferma la sua predicazione e sembrerebbe che anche per il precursore avvenga la stessa cosa. Giovanni muore perché dice cose che non conviene dire e le dice contro il più potente e questo lo fa arrestare.In tal senso, il dissentire e il subire sono collegati: anche oggi, rispetto ai posti in cui siamo collocati, dobbiamo essere uomini di verità, ovvero persone che sanno dire le cose come stanno anche se probabilmente non conviene. Giovanni è un uomo integro e può permettersi di urlare, il modello è alto ma questo ci fa capire quanto seguire Gesù sia rischioso.
21 “Avvenne, nell’essere tutto il popolo battezzato ed essendo battezzato anche Gesù mentre pregava che fu aperto il cielo 22e scese lo Spirito santo in forma corporea come colomba su di lui, e una voce dal cielo avvenne: «Tu sei il figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto». Per comprendere bene il significato di quest’azione di Gesù dobbiamo recuperare la missione di Giovanni Battista. Egli predica un battesimo di conversione per il perdono dei peccati e Gesù va da lui per ricevere questo battesimo di conversione, pregando. Questa scelta di Gesù può risultare anormale da un certo punto di vista, in realtà ha un grande valore, come attesta il compiacimento di Dio stesso che si manifesta subito dopo di essa.
E’ interessante che nello stesso brano si trovino disapprovazione ed approvazione, ed è sempre Dio ad essere il punto di riferimento. Gesù prega, ed «avvenne che il cielo fu aperto», «avvenne una voce dal cielo». L’accadimento è qualcosa che ha a che fare con il cielo. Lo stesso cielo che con Gesù si apre. Il cielo aperto permette alla Parola di Dio di scendere sugli uomini, mentre nel cielo chiuso Dio non parla, e il momento in cui il cielo si è chiuso è quello del peccato. Quindi Dio, attraverso Gesù, parla all’uomo con lo spirito che scende su di lui.
A questo punto del brano emerge molto la dimensione umana di Gesù; dal punto di vista divino la persona del figlio non è mai separata dal Padre e dallo Spirito. Vi è una dimensione umana a cui viene fatta una rivelazione, all’uomo Gesù viene rivelata la sua figliolanza divina, ed emerge il mistero della persona di Gesù come uomo e come Dio. La voce è rivolta solo a Gesù, questa parola è solo per lui, è una parola di vocazione. In tal senso Gesù vive autenticamente come uomo la sua vocazione. Ciò richiama il mistero d persona di Gesù in cui vi è la compresenza della sua umanità e divinità. Uomo perfetto e Dio perfetto insieme. Nel momento in cui Gesù compie il battesimo riceve questa rivelazione.
«Tu sei il figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto». Dio è contento di Gesù. Possiamo associare questa approvazione al suo gesto battesimale: in esso Egli si è caricato del peccato, è andato a compiere un battesimo di penitenza quando non ne aveva bisogno. Questo piace a Dio, pur non avendo peccato, egli compie un battesimo di conversione per i peccati degli altri. L’inizio della missione di Gesù è caratterizzato da questa assunzione del peccato.
Forse qualche volta ci capita di pensare che Gesù non avesse avuto bisogno di fare un discernimento personale, un cammino umano. Questo è sbagliato perché al contrario lo fa e misteriosamente rimane anche Dio. È il mistero della persona di Gesù: pur restando sempre Dio, allo stesso tempo non cessa mai di vivere in pienezza la sua dimensione umana, come lo stesso evangelista ci ha già raccontato: «cresceva in sapienza, grazia ed età davanti a Dio ed agli uomini» (Lc 2, 52). Da questo punto di vista Gesù fa tutto il percorso di crescita dell’uomo, e nella crescita c’è anche la crescita del rapporto con Dio.
Estremamente significativo appare che questa rivelazione sulla propria identità venga offerta dopo l’atto del battesimo, quando Gesù cioè compie il più grande atto di generosità e ascolto. Questo ci interroga seriamente: possiamo conoscere Dio senza un’autentica apertura agli altri? Apertura significa caricarsi del peso, e questo a Dio piace. La dimensione del discernimento di Gesù, la dimensione della conoscenza di se stesso, la conoscenza della propria missione e apertura agli altri, avvengono insieme. In tal senso la comprensione della Parola di Dio è strettamente collegata con la comunione che abbiamo con le persone. Questa non è qualcosa di mentale ma una questione di cuore: è proporzionale a quanto mettiamo in comune con gli altri. Quanto più viviamo in comunione con gli altri tanto più comprendiamo la Parola di Dio nella sua ampiezza e quindi riusciamo anche a comprendere chi noi siamo. Gesù riceve la rivelazione della sua identità perché si apre all’esigenza dei suoi fratelli.
23E lo stesso Gesù mentre cominciava [il suo ministero] [aveva] circa trent’anni, essendo figlio, come si riteneva, di Giuseppe, [figlio] di Eli, 24 [figlio] di Mattat, [figlio] di Levi, [figlio] di Melchi, [figlio] di Iannai, [figlio] di Giuseppe, 25 [figlio] di Mattatìa, [figlio] di Amos, [figlio] di Naum, figli [figlio] o di Esli, [figlio] di Naggài, 26 [figlio] di Maat, [figlio] di Mattatìa, [figlio] di Semèin, [figlio] di Iosek, [figlio] di Ioda, 27 [figlio] di Ioanan, [figlio] di Resa, [figlio] di Zorobabèle, [figlio] di Salatiel, [figlio] di Neri, 28 [figlio] di Melchi, [figlio] di Addi, [figlio] di Cosam, [figlio] di Elmadàm, [figlio] di Er, 29 [figlio] di Gesù, [figlio] di Elièzer, [figlio] di Iorim, [figlio] di Mattàt, [figlio] di Levi, 30 [figlio] di Simeone, [figlio] di Giuda, [figlio] di Giuseppe, [figlio] di Ionam, [figlio] di Eliacim, 31 [figlio] di Melèa, [figlio] di Menna, [figlio] di Mattatà, [figlio] di Natàm, [figlio] di Davide, 32 [figlio] di Iesse, [figlio] di Obed, [figlio] di Booz, figlio di Sala, [figlio] di Naàsson, 33 [figlio] di Aminadàb, [figlio] di Admin, [figlio] di Arni, [figlio] di Esrom, [figlio] di Fares, [figlio] di Giuda, 34 [figlio] di Giacobbe, [figlio] di Isacco, [figlio] di Abramo, [figlio] di Tare, [figlio] di Nacor, 35 [figlio] di Seruk, [figlio] di Ragau, [figlio] di Falek, [figlio] di Eber, [figlio] di Sala, 36 [figlio] di Cainam, [figlio] di Arfàcsad, [figlio] di Sem, [figlio] di Noè, [figlio] di Lamech, 37 [figlio] di Matusalemme, [figlio] di Enoch, [figlio] di Iaret, [figlio] di Malleèl, [figlio] di Cainam, 38 [figlio] di Enos, [figlio] di Set, [figlio] di Adamo, [figlio] di Dio. Nella genealogia di Matteo, Gesù è figlio di Davide e di Abramo, perché l’Evangelista vuole sottolineare che Gesù è il Messia promesso che viene dalla casa di Davide e si ferma ad Abramo perché questi è l’uomo della promessa, perché è a lui che Dio dice di dargli una discendenza più numerosa della sabbia del mare, più numerosa delle stelle del cielo. Luca invece non si ferma ad Abramo e torna indietro, fermandosi ad Adamo, perché Gesù non è soltanto il Messia della casa davidica ma è il rappresentante di tutti gli uomini davanti a Dio. Paolo dirà che Cristo è il nuovo Adamo. Adamo è figlio di Dio perché creatura privilegiata di Dio e Gesù viene a ristabilire questa dimensione di figliolanza che probabilmente si è spaccata con il peccato.
La genealogia di Gesù messa a questo punto del brano serve a dire che Giovanni Battista è colui il quale con il suo arresto dà inizio alla predicazione di Gesù, ma il vero inizio coincide con il battesimo, in cui Gesù si presenta a nome di tutti gli uomini davanti a Dio per caricarsi dei peccati. Subito dopo riceve l’annuncio della sua vocazione, identità, e comincia a camminare. L’inizio della predicazione di Gesù è caratterizzato dunque dal caricarsi dei peccati, dalla sua natura, dalla sua vocazione e dal fatto che egli è rappresentante di tutto il popolo davanti a Dio. È lui che porta il peccato, e lo porta sulla croce per distruggerlo. Le sofferenze che Gesù si assume sulla croce sono le conseguenze del peccato dell’uomo e sulla croce, non ribellandosi, Gesù compie l’opera di perdono per gli uomini, non cercando giustizia. Chi non ha la disposizione ha portare i pesi degli uni e degli altri non sta facendo pienamente ciò che chiede il Signore, tutto il Vangelo va in questa direzione.
3. Le risonanze personali
vv. 20-23 Da questo brano si evince la fine del ministero di Gv e l’inizio di quello di Gesù. Inoltre, compare anche una descrizione di quella che è l’identità di Gesù compresa la sua vocazione rivelata dalla voce dal cielo. Ed è proprio in seguito a questa rivelazione che comincia il ministero di Gesù. Colpisce che per entrambi Gv, e Gesù, c’è una voce, una parola che consente l’avvio di una missione e che comunque in entrambi i casi c’è un percorso che viene fatto affinchè questa voce possa essere udita e quindi scoprire in cosa consista la loro chiamata. Gesù ascolta la voce quando aveva 30 anni e simbolico è che comincia il suo ministero solo in seguito al battesimo. La parola, dunque ancora una volta, risulta essere la guida che ci prepara e rivela la verità di noi stessi e la nostra missione.
vv. 19-38 Il brano inquadra la genealogia di Gesù, mi è venuto spontaneo paragonarlo ai due brani in cui si inquadrano cronologicamente i fatti dell’annunciazione e del ministero del Battista. Quello che mi colpisce a riguardo è che in questo caso si termina con ‘figlio di Dio’, quasi a sottolineare il primato di Dio nella storia e sui potenti, sui discorsi umani. Questo mi sembra sottolineato dal fatto che Luca mette in parallelo le azioni di Erode, meschine, rabbiose, calcolatrici e spietate, e quello che ‘avvenne’ (ripetuto molte volte), secondo la volontà di Dio, e cioè la Parola ‘tu sei mio figlio’. Nelle nebbie della grande storia, quello che conta è la Parola di Dio che avviene, ed è una Parola di Padre. Siamo chiamati a vivere dunque come Suoi figli, nelle Sue mani, per essere il Suo compiacimento.