19) Mt 7,1-11 – 25/10/2023
- Il Testo
1Non giudicate, affinché non siate giudicati. 2Con il giudizio, infatti, con cui giudicate sarete giudicati, e con il metro con il quale misurate sarà misurato a voi. 3Perché guardi la pagliuzza che [è] nell’occhio del tuo fratello, [mentre] non conosci la trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, ed ecco la trave [è] nel tuo occhio? 5Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora vedrai bene [per] togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 6Non date ciò che è santo ai cani, né gettate le perle vostre davanti ai porci, affinché non le calpestino con i loro piedi e si voltandosi vi pestino. 7Chiedete e sarà dato a voi, cercate e troverete, bussate e sarà aperto a voi. 8Chiunque, infatti, chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9O chi è tra voi uomini, il cui figlio gli chiede un pane, che forse gli darà una pietra? 10O anche [gli] chiede un pesce, forse gli darà un serpente? 11Se dunque voi che siete cattivi sapete dare doni buoni ai vostri figli, quanto più il padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che chiedono a lui.
- Il Messaggio
1Non giudicate, affinché non siate giudicati. 2Con il giudizio, infatti, con cui giudicate sarete giudicati, e con il metro con il quale misurate sarà misurato a voi. Non condannate, perdonate, date. Il termine giudicare significa sempre attribuire una misura all’altro e passare da una valutazione dell’azione alla valutazione della persona. Il passaggio che non è lecito fare è misurare l’uomo, la persona, perché è qualcosa che spetta a Dio. La misura che usiamo con l’altro è la stessa misura che utilizziamo nella costruzione del nostro rapporto con Dio, la giustizia ci toglie qualcosa, il sovrappiù si riduce e non possiamo amare una persona che giudichiamo. L’esempio per eccellenza è Gesù che sulla croce è condannato in maniera ingiusta da persone che lo scherniscono, ma dalla sua bocca esce la frase: “padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Il giudizio si oppone ad un altro atteggiamento: la “scusante”, nonché la capacità di sminuire la gravità dell’azione. L’amore scaturisce soltanto se non c’è il giudizio che ostacola l’amore di Dio che è in noi nonché la possibilità di amare gli altri e quindi il nostro rapporto con Dio che è di amore e misericordia.
3Perché guardi la pagliuzza che [è] nell’occhio del tuo fratello, [mentre] non conosci la trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, ed ecco la trave [è] nel tuo occhio? 5Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora vedrai bene [per] togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Il giudizio non danneggia solo noi ma anche l’altro, perché chi giudica sbaglia sempre, Gesù dice che chi giudica commette sempre un errore. Non c’è nessuna possibilità di guardare la pagliuzza nell’altro se non togliamo la trave che è nel nostro occhio, tutte le volte che penso che nell’altro c’è qualcosa, e quindi facciamo un giudizio sull’altra persona torna la questione della trave e dobbiamo chiederci quale sia la trave che è nel nostro occhio. Qui rientra la questione della verità di noi stessi, che nella bibbia non compare mai con questa parola ma con quella di umiltà, bassezza.
Ci sono due brani interessanti su questo che fanno riferimento al libro di Giacomo capitolo 1, 26 “Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana.” Il nostro rapporto con Dio è falso se con il fratello abbiamo la lingua lunga. Gc 4-11 “11 Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei uno che la mette in pratica, ma un giudice. 12 Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?” l’unica persona alla quale Dio ha dato la possibilità di giudicare gli uomini è Gesù. E quando Gesù incarnandosi è venuto sulla terra non ha voluto giudicare perché il giudizio è l’ultimo atto che lui compie, questo significa che tutte le volte che giudichiamo l’altro ci prendiamo un compito che è di Gesù.
6Non date ciò che è santo ai cani, né gettate le perle vostre davanti ai porci, affinché non le calpestino con i loro piedi e si voltandosi vi pestino. Il tenore del brano cambia. Questa assenza di giudizio non significa una resa incondizionata. Le perle sono le cose che riguardano Dio ed hanno a che fare con ciò che è più «œntimo» in noi. Per questo la loro condivisione è condizionata alla disposizione dell’accoglienza da parte dell’altro. Ma questa non è una novità, dato che Gesù la considera – spiegandola nell’invio dei 12 – la condizione per poter annunciare il vangelo stesso.
7Chiedete e sarà dato a voi, cercate e troverete, bussate e sarà aperto a voi. Tutti questi verbi non hanno un complemento di termine, che è Dio, e un complemento oggetto perché non sta parlando di nessun oggetto, Gesù sta parlando di una disposizione, di un atteggiamento, e Gesù ci invita a guardare dentro di noi.
8Chiunque, infatti, chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9O chi è tra voi uomini, il cui figlio gli chiede un pane, che forse gli darà una pietra? 10O anche [gli] chiede un pesce, forse gli darà un serpente? 11Se dunque voi che siete cattivi sapete dare doni buoni ai vostri figli, quanto più il padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che chiedono a lui. Gesù ci chiede se dentro di noi ritroviamo il desiderio di dare cose buone ai nostri figli, se noi riusciamo a fare questo il padre nostro cosa deve fare? Partendo dalla nostra esperienza di bene nei confronti degli altri possiamo risalire con fiducia al nostro rapporto con Dio, quindi se noi desideriamo il bene figuriamoci Dio per noi. Il padre già sa e ci vuole bene come un padre. dentro di noi dobbiamo trovare le risorse per cercare la fede in Dio che è dentro.
- Alcune domande per riflettere
- [La mia fede] «Non giudicate». Gesù insegna che il giudizio come sminuisce l’altro, così riduce la benevolenza di Dio su di noi. Quanto nel criticare gli altri “percepisco” che questo sta influendo sul mio rapporto con Dio? Sulla mia “intimità” con Lui? Quanto percepisco che giudicando l’altro mi sto pregiudicando?
- [La prassi] «Togli prima dal tuo occhi la trave». Prima di giudicare bisognerebbe interrogarsi su se stessi e su ciò che ostacola una corretta visione della realtà/altri. Quanto prendo seriamente in considerazione il fatto che certamente nel giudicare manifesto la trave che è nel mio occhio? Quali sono le mie travi? Come mi impediscono di vedere bene?
- 3.[Gli altri] «Non date le cose sante ai cani». Il non giudicare non implica una condivisione della propria interiorità indiscriminata. La delicatezza delle cose sante richiede una sintonizzazione con l’altro. Una reciproca disposizione alla condivisione/accettazione dell’altro. Qual’è il mio modello di amicizia? In che modo le parole del vangelo la orientano? O la modificano?
- [La mia offerta] «Quanto più il Padre vostro che è nei cieli». La certezza che il Padre esaudisce la preghiera è la condizione perché essa venga esaudita. Tale certezza parte dall’esperienza della nostra interiorità che amiamo i nostri figli. Gesù chiede di usarla per scoprirsi figli di Dio. In che modo la mia esperienza umana nei suoi vari aspetti rimanda a Dio? Quali cose belle che scopro in me mi fanno pensare alla Sua bontà? E al fatto che se sono belle… me le ha date Lui?