Lc 5,12-16 30/04/2020
1. Il testo
12E avvenne, nell’essere lui in una delle città, [che] ecco [c’era] un uomo pieno di lebbra. Visto Gesù, caduto sul volto, lo pregò dicendo: «Signore, se vuoi puoi purificarmi». 13E stesa la mano lo toccò dicendo: «Voglio. Sii purificato». E subito la lebbra andò via da lui. 14Ed egli comandò a lui di non dir[lo] a nessuno, ma: «tornando, mostrati al sacerdote e porta riguardo alla tua purificazione secondo [quanto] Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». 15Invece la parola riguardo a lui si sparse ancora di più e molte folle convenivano per ascoltare ed essere curate dalle loro infermità. 16Egli, invece, andava ritirandosi nei deserti e pregando. (Lc 5,12-16)
2. Il messaggio
La difficoltà di questo brano consiste nella sua semplicità. Molto spesso in un brano semplice, in cui è presente una linearità di fondo, accade che noi lo riempiamo con quello che non viene detto, e quindi con il nostro pensiero.
Per inquadrare quello che accade possiamo riprendere il racconto di quando Gesù esce dalla casa di Pietro (Lc 4, 38): in quel brano ci viene raccontata la guarigione della suocera di Pietro e del fatto che arrivano davanti alla casa di Pietro molte persone afflitte da mali che Gesù guarisce, ma viene anche detto che il mattino dopo Gesù si reca in un luogo deserto. E’ opportuno riprendere questa situazione perché Gesù, nel brano odierno, riprende il cammino, dopo la lunga tappa di Cafarnao.
12E avvenne, nell’essere lui in una delle città. Si tratta di un’indicazione importante perché ci parla del programma che aveva stabilito Gesù: andare a predicare il Regno di Dio e quindi attuare la sua missione.
Gesù è visto da un uomo lebbroso, che compie azioni molto particolari: 12 che] ecco [c’era] un uomo pieno di lebbra. Visto Gesù, caduto sul volto, lo pregò dicendo. Innanzitutto quest’uomo è in un luogo dove non potrebbe essere. Gesù è in una non precisata città. Proprio però i luoghi abitati erano interdetti ai lebbrosi. Costui dunque per incontrare Gesù viola la sua “quarantena” – se così la possiamo definire – e si dirige verso Gesù. Poi cade sul volto, e quindi con la faccia a terra, Lo prega e Lo chiama Signore. Questi sono tre elementi importantissimi perché sono le azioni che compie anche Pietro davanti al Signore. La differenza è che Pietro non cade con la faccia a terra, ma con le ginocchia a terra e Gli dice: «Allontanati perché sono un peccatore».
Questa particolare situazione muove Gesù verso il lebbroso, che Gli dice: 12 «Signore, se vuoi puoi purificarmi». Il lebbroso compie un atto di fede, che ritiene possibile a Gesù di fare quello che lui Gli chiede. Nel fare questo emerge la stessa volontà di Cristo. Egli crede che se Questi vuole ha la possibilità di purificarlo. La questione si sposta dalla possibilità alla volontà di Cristo. Si tratta di un elemento importantissimo poiché quest’uomo per la prima volta fa emergere il cuore della volontà di Cristo. Infatti, Gesù gli stende la mano, lo tocca e gli dice: 13«Voglio. Sii purificato».
L’epilogo è significativo e richiama ciò che è avvenuto già con la febbre della suocera di Pietro. Il lebbroso è un uomo impuro, toccandolo Gesù sarebbe dovuto diventare Egli stesso impuro, ma qui il movimento è un altro. Non è la lebbra che contamina Gesù, ma, il contrario. È quest’ultima che va via da quell’uomo: questo è indice dell’autorità di Gesù. Tuttavia, ciò che è fondamentale nella risposta di Gesù, e che rappresenta anche il centro del brano, è l’emergere della Sua volontà. Quindi, Gesù è venuto per predicare il Regno di Dio e la Sua evangelizzazione consiste nella volontà di purificare e sanare.
Ma accanto a questo elemento centrale della volontà, ce n’è anche un secondo, perché Gesù comanda al lebbroso di non dirlo a nessuno: 14Ed egli comandò a lui di non dir[lo] a nessuno, ma: «tornando, mostrati al sacerdote e porta riguardo alla tua purificazione secondo [quanto] Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». La volontà di Gesù è di non divulgare la notizia perché quello del lebbroso è un primo segno di guarigione molto rilevante, e non una semplice febbre. L’ammonimento di Gesù al lebbroso è paragonabile all’intimidazione che Gesù attua nei confronti dei demoni: così come Gesù non permette ai demoni di parlare perché Lo conoscono; allo stesso modo Gesù non permette al lebbroso di parlare perché questo può essere in qualche modo nocivo.
Il versetto 15 dice che la “parola” riguardo a Lui si sparse ancora di più, ma questa non è la Parola del Regno: 15Invece la parola riguardo a lui si sparse ancora di più e molte folle convenivano per ascoltare ed essere curate dalle loro infermità. In altri termini Gesù non vuole il centro dell’attenzione, ma chiede la centralità della Parola sia sul Regno.
Inoltre, l’unica cosa che viene intimata a quest’uomo oltre al silenzio, è che mostri tornando quanto avvenuto al sacerdote, a testimonianza per loro. Questa pratica presuppone il fatto che un lebbroso venga escluso dalla vita sociale della comunità, e che quindi non possa stare nelle città.Quella del lebbroso, che entra nella città per incontrare Gesù è quindi una violazione, e Gesù gli dice di mostrarsi al sacerdote in quanto quest’ultimo aveva l’autorità sociale, e non soltanto religiosa, per poterlo riammettere alla vita sociale secondo la legge del Levitico. In altre parole, Gesù sta invitando quest’ uomo a fare tutto ciò che può per essere riconosciuto e sanato all’interno della società.
A differenza del Vangelo di Marco (Mc 1, 40-45), dove è il lebbroso a fare menzione di quanto accadutogli, Luca non racconta di persone che parlano, ma di una parola che si sparge (il verbo greco significa attraversare, camminare in mezzo, dierchomai), e quindi una parola che attraversa e penetra la situazione. Questa parola fa in modo che molte folle convengano per ascoltare ed essere curate dalla loro infermità da Gesù.
Al v. 15 assistiamo ad un capovolgimento di quello che Gesù ha programmato. Egli intendeva di andare nelle sinagoghe e nelle città, adesso è dalle sinagoghe e dalle città che la gente va verso di Lui per ascoltare ed essere curata. Il primo verbo è quello di “Ascoltare”, non c’è nulla di negativo nell’attitudine della gente, perché c’è una centralità data l’ascolto. L’ascolto e la cura delle infermità sono cose che generalmente in Gesù sono sempre associate.
Il programma di Gesù stesso è stato in qualche modo scombussolato da questa parola che riguarda lui, e che è incontenibile, è più forte di tutto: ciò significa che le azioni di Gesù sono così forti da diventare incontenibili e non si riescono a mettere a tacere. La conseguenza dell’ incontenibilità della parola porta Gesù a doversi ritirare, in quanto non può più andare in luoghi urbani, come aveva pensato di fare. Quindi Gesù se ne va nei deserti : 16Egli, invece, andava ritirandosi nei deserti e pregando. I luoghi deserti sono i luoghi non abitati. Egli, non solo si ritira ma va pregando. Queste due azioni ci rimandano a ciò che era accaduto anche a Cafarnao, dove Gesù viene bloccato e decide di andarsene per ritirarsi in preghiera.
Il brano, in conclusione, esprime nella sua struttura la volontà di Gesù di guarire, di purificare, e di fare il bene. La gente è colpita da Gesù perché Lui vuole il bene delle persone, e le persone si avvicinano tanto che Egli è quasi impedito nella sua missione. Questa è una cosa sulla quale riflettere: la grande bontà di Gesù. La Sua grande Misericordia apparirebbe quasi un pericolo per la centralità della predicazione del Regno, eppure è una cosa alla quale Gesù non rinuncia.
3. Le risonanze personali
vv. 12-16 Gesù non va in giro primariamente per fare miracoli e purificare persone, perché ha una missione da compiere. Ma è davanti alla preghiera del lebbroso che Lui non rinuncia al Suo aiuto, al Suo intervento. Gesù tocca il lebbroso perché non ha paura di lui, del contagio, piuttosto si fa prossimo all’uomo per guarirlo, purificarlo. La fede del lebbroso si mostra nel prostrarsi davanti a Lui, chiamarlo Signore, e chiedergli «se vuoi, purificami». Le parole “se vuoi” indicano un atto di affidamento, il mettersi nelle mani del Signore, e della Sua volontà. Gesù infine con la risposta «Voglio» mostra la sua volontà, e guarisce il lebbroso.
vv. 12-16 Quello che più mi colpisce di questo brano è la risposta di Gesù alla risposta del lebbroso. Il lebbroso fa una richiesta di purificazione e Lui risponde : «Voglio». Questa volontà di Gesù di purificare il lebbroso mi ha fatto pensare che il Signore vuole sempre il nostro bene e quando le nostre richieste o i nostri desideri ci conducono a Lui vengono esaudite. Se lo chiediamo, Lui toglie gli ostacoli che si frappongono tra noi e Lui. Ma è sempre necessario che sia la mia volontà ad incontrare la sua .
Un altro aspetto che mi ha stupito è che dopo la guarigione il lebbroso non fa quello che Gesù gli ha comandato. Mi è sembrato che la conversazione tra Gesù e il lebbroso abbia due livelli diversi. La richiesta sembra riguardare una purificazione meramente fisica mentre Gesù parla di una guarigione più spirituale che gli consentirà di mostrarsi ai sacerdoti, di osservare la Legge di Mosè e rendergli testimonianza . Questo mi ha fatto riflettere su due diversi aspetti; da una parte Gesù è capace di andare oltre le mie richieste dall’altra parte può accadere che io non mi accorga che ricevo più di quello che chiedo e quindi non sia in grado di rendergli testimonianza. Mi sono chiesta così, se può succedere che non capendo quanto ricevo e non accogliendo pienamente la sua Parola più che rendere testimonianza posso allontanare le persone da Gesù divenendo io stessa un ostacolo più che uno strumento.
Particolare, infatti, è il movimento descritto alla fine del brano dove le folle cercano Gesù e lui cerca di sottrarsi . Mi sono chiesta perché qui Gesù cerca di sottrarsi e quindi mi sono interrogata sul modo e i motivi per cui cercare Gesù. Se Lui è sempre disposto ad operare per il nostro bene probabilmente l’unico modo possibile è quello di avere fede e farlo agire .