1Salito su una barca passò all’altra riva e venne nella stessa città. 2Ed ecco condussero davanti a lui un paralitico gettato su un letto. E, vista Gesù la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, sono rimessi i tuoi peccati». 4Ed ecco alcuni degli scribi dicevano tra loro: «Costui bestemmia». E, visti Gesù i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose cattive nei vostri cuori? Cosa infatti è più facile: dire “ti sono rimessi i peccati” o dire “alzati e cammina”? Affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha autorità sulla terra di rimettere i peccati – allora dice al paralitico – alzàtoti, prendi il tuo letto e vai a casa tua». 7 E, alzatosi, tornò a casa sua. 8Avendo visto le folle furono impaurite e glorificarono Dio che aveva dato siffatta autorità agli uomini.
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27) Mt 9,1-8 – 24/02/2024
1. Il testo
9,1Salito su una barca passò all’altra riva e venne nella stessa città. 2Ed ecco condussero davanti a lui un paralitico gettato su un letto. E, vista Gesù la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, sono rimessi i tuoi peccati».3Ed ecco alcuni degli scribi dicevano tra loro: «Costui bestemmia». 4E, visti Gesù i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose cattive nei vostri cuori? 5Cosa infatti è più facile: dire “ti sono rimessi i peccati” o dire “alzati e cammina”? 6Affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha autorità sulla terra di rimettere i peccati – allora dice al paralitico – alzàtoti, prendi il tuo letto e vai a casa tua». 7 E, alzatosi, tornò a casa sua. 8Avendo visto le folle furono impaurite e glorificarono Dio che aveva dato siffatta autorità agli uomini.
2. Il messaggio
Il ritorno
Dopo l’esperienza oltre confine (8,28-34) Gesù torna in quella Cafarnao dove aveva compiuto molte liberazioni dal male (fisico e spirituale: guarigioni ed esorcismi) (8,14-17) e che era stata teatro di diverse richieste di sequela (8,18-22). Quella sequela che Gesù aveva ben spiegato. E che era stata concretizzata nei discepoli che erano saliti sulla barca con lui (8,23-27).
Qualcosa di diverso: un’azione relazionale
In quella Cafarnao accade qualcosa di diverso. Conducono davanti a Gesù un paralitico. Prima di allora erano stati «portati a lui molti indemoniati» (8,16) ed egli aveva curato «tutti quelli che avevano mali». Adesso gli viene portato un «paralitico» ma egli non lo «cura». Non si preoccupa cioè del suo male fisico. Ma gli perdona i peccati. Questo gesto è però indotto dalla «fede» dei portatori.
Ci si potrebbe chiedere perché Gesù non abbia compiuto prima questo gesto. Forse perché prima di ora non aveva trovato questa fede? Perché la sua parola cominciava a produrre effetto nel cuore di coloro che lo ascoltavano? Sta di fatto che Gesù agisce in questo modo perché ha «visto la loro fede».
L’azione di Gesù in tal senso si connota sempre più in modo relazionale. Sempre in funzione della relazione che si stabilisce. Come d’altronde è esplicito nella guarigione del servo del centurione al quale Gesù aveva detto: «Va’, come hai creduto [così] sia accaduto a te» (8,13).
Qualcosa di male… contro l’autorità di Gesù
La reazione degli scribi ha qualcosa di «cattivo». Essi pensano che Gesù bestemmia. Matteo elimina la frase di Marco e Luca che attribuisce a Dio solo la facoltà di perdonare ed è l’unico a riportare una dura stigmatizzazione – le «cose cattive» – da parte di Gesù di quei ragionamenti. In base all’andamento del testo questa dimensione di cattiveria afferisce alla mancanza di fede, che invece i portatori hanno.
Rispetto a questa carenza Gesù fa una domanda che riguarda l’«autorità» della sua parola. È «più facile» con la parola sanare dal male il corpo o lo spirito? che senso ha questa parola?
Una dimostrazione… dell’autorità
La frase successiva spiega. Si tratta di una dimostrazione: «affinché sappiate». Gesù dimostra l’efficacia della sua «autorità» compiendo con essa un segno visibile (la guarigione) che dimostri l’efficacia di qualcosa che non è visibile (il perdono dei peccati). E mostrando che questo perdono ha la forma di un «sollevarsi». Di una vera e propria «risurrezione» da una condizione di morte.
Ora questa dimostrazione offerta ai dubitanti ha sempre la base di una fede presupposta, quella dei portatori. I cui effetti della fede sembrano giungere anche oltre la richiesta effettuata.
L’autorità donata agli uomini
La reazione delle folle è «paura». Laddove questo sentimento indica il contatto con il divino. Ma non è una paura che rinchiude. Non è un terrore. Essa sfocia nella glorificazione di Dio. Per il fatto che Egli ha dato una così grande autorità agli uomini. Questa ultima aggiunta matteana indica la sottolineatura di questo racconto, che sottolinea la centralità della questione dell’«autorità» della parola di Gesù. Una autorità talmente alta da essere inconcepibile per gli uomini, perfino per gli scribi. E che però Dio ha voluto concedere agli uomini nella persona di Gesù. La cui umanità rende visibile il gran dono di Dio.
3. Risonanze
v.1 Salito su una barca passò all’altra riva e venne nella stessa città.
- Nei primi versi vi è “un sentire” il viaggio con Gesù, un viaggiare e partire con Lui per distaccarsi da tutto e ritornare comunque a casa, nello stesso luogo, dove c’è familiarità con Lui e siamo fratelli. Il partire utilizzando una barca insieme a Gesù, è una modalità che fa pensare ad un nucleo raccolto che si sposta, una particella che si stacca dalla terra , ove sono invitati i discepoli. Ricordo i passi del vangelo di Luca nel capitolo 5, 3-4 ” Entrato in una delle barche, che era di Simone, domandò a lui di scostarsi un po’ dalla terra. Sedutosi, dalla barca insegnava alle folle . Nel seguito Gesù ripete “scostiamoci verso il profondo e calate le vs reti “. Lui ci conduce verso l’infinito e nella profondità di noi stessi.
v.2 Ed ecco condussero davanti a lui un paralitico gettato su un letto. E, vista Gesù la loro fede, disse al paralitico coraggio, figlio, sono rimessi i tuoi peccati.
- È la fede che permette a Gesù di agire. Con questo brano Gesù ci esorta ad aver fede per intercedere per i fratelli presso di Lui. Gesù ha a cuore la salvezza dell’uomo più che la guarigione fisica.
- Il peccato paralizza ancor più che l’ infermità fisica. Riconoscersi peccatori e presentarsi davanti a Lui anche senza proferire parola è manifestazione di fede in Lui e di amore verso il fratello più debole. Gesù coglie questa testimonianza di riconoscersi peccatori, come nel sacramento della Confessione e manifesta il Rahamin, il Suo Amore viscerale, e li libera dicendo: “Coraggio, figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
- È la fede che permette a Gesù di agire. Con questo brano Gesù ci esorta ad aver fede per intercedere per i fratelli presso di Lui. Gesù ha a cuore la salvezza dell’uomo più che la guarigione fisica.
- Dalla lettura di questo brano del vangelo constato che non ci si salva da soli. Il paralitico è condotto e trasportato da altri, con il letto, davanti a Gesù, una testimonianza di fede che sprigiona quell’effetto salvifico che è l’espressione stessa dell’autorità di Gesù. E’ bello come Gesù si rivolge al “paralitico”, lo chiama figlio, per imprimere coraggio, è una modalità tenera che sprigiona tutto il Suo amore e sostegno per i bisognosi di cure. Qui vi è una liberazione e guarigione che supera ogni aspettativa. Il coraggio di andare e farsi vedere da Lui, per la nostra fede in Lui, il nostro credo alla remissione dei peccati restituisce la dignità, quell’alzarsi dalla paralisi e andare, un veder ripristinare le nostre funzioni. Una lettura del cuore che ci conduce ad una familiarità con Lui e con i fratelli, nutriti e guidati dall’autorità della Sua parola ove poniamo ogni affidamento.
v.4: E, visti Gesù i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose cattive nei vostri cuori?
- Gesù riesce a leggere nei cuori degli scribi e nel cuore del paralitico. Sono i peccati del paralitico che lo debilitano. Gesù gli ordina di alzarsi, come se gli stesse ordinando di svegliarsi e liberarsi dei suoi peccati e camminare liberamente, con il cuore e con il corpo.
v.5 Cosa è più facile dire ti sono rimessi i peccati o dire alzati e cammina?
- La guarigione del paralitico come operata da Gesù mira a rendere visibile ciò che non lo è, quanto è fuori e dentro di noi, ci svela la ns. fede, per non dubitare mai, piuttosto rendere testimonianza al nostro credo per accogliere il messaggio di salvezza con i suoi molteplici effetti che vanno ben al di là delle nostre aspettative e dei nostri pensieri.
v.8 ”Avendo visto le folle furono impaurite”.
- Gesù, si sposta all’altra riva della stessa città e raccoglie altre reazioni, colpisce che nel brano precedente l’andare incontro a Gesù è per respingerlo mentre qui sembra essere quasi atteso dai chi vuole portare davanti a lui una persona malata. Nel brano vengono riportati tre modi di vedere che possono a loro volta essere suddivisi in due categorie. Il vedere di Gesù che è quello che va oltre all’infermità fisica e va in profondità e quello degli uomini, che vedono solo la superficie, la malattia, che poi li conducono a male interpretare l’azione di guarigione di Gesù sembrerebbe a percepirla come qualcosa di magico, al punto tale da esserne “impauriti”.Gesù nel segreto sa, davanti a Gesù Lui vede il nostro cuore e quello del paralitico gettato nel suo letto, abbandonato a se stesso se non ripiegato sui suoi peccati da cui non sa come potersi liberare, e l’incontro con Gesù è liberante anche qui i peccati vengono condonati e quest’uomo è liberato. Queste considerazioni mi fanno pensare a due momenti che l’uomo tende a vivere: il primo, l’azione dell’adozione eucaristica, in cui davanti a lui non abbiamo che chiedergli perché lui Vede, forse anche meglio di quanto noi possiamo su noi stessi. Invitandomi così ad una posizione di maggiore ascolto. Il secondo momento, a tutte le volte in cui Gesù è venuto da noi, nella “nostra terra” per donarci qualcosa e la nostra reazione di fronte a questa consapevolezza è stata di paura. Per cui da questa lectio elaboro una preghiera che è quella di attenderlo, come gli accompagnatori del paralitico, con la stessa fiducia di fare l’incontro che salva, non avendo paura di ciò che Lui vorrà donarmi.
Domande – 28) Mt 9,1-8
- [La mia fede] «E, vista Gesù la […] fede». Gesù decide di perdonare i peccati al paralitico a partire dalla fede dei portatori. Si tratta di una disposizione nella relazione con lui che è cambiata. Costoro non vengono più semplicemente per una guarigione. Ma credono che Gesù possa realmente risollevarlo da una condizione che è interiore. Con quale fede mi accosto a Gesù? quali sono le mie richieste verso di lui? Cosa è più importante per me la guarigione fisica o quella interiore? Quanto valore dò al sacramento della riconciliazione?
- [Gli altri] «La loro fede». La fede dei fratelli aiuta il paralitico, portandolo a Gesù. Ho mai pensato, guardando un fratello/sorella in difficoltà che è mio dovere aiutarlo? Che la fede che vivo mi è stata donata e fruttifica solo se è spesa? In che modo la mia fede può aiutare una persona in difficoltà?
- [La prassi] «Avendo visto le folle furono impaurite e glorificarono Dio». Sembra che l’atto di fede dei portatori produca effetti inaspettati che giungono agli scribi e a tutta la folla. Mostrando che anche un poco di lievito può far lievitare tutta la massa. Quanto penso al fatto che la fede cristiana vissuta in «comunità» produca effetti insperati? Che per mezzo di questa fede – professata e vissuta – Gesù agisce nella storia? Quali sono le tentazioni che frenano la vita comunitaria?