1. Mt 2,1-11 – 16/03/2023
  1. Il testo

1Nato Gesù in Betlemme di Giudea nei giorni diErode il Re, ecco Magi dagli Orienti vennero a Gerusalemme 2dicendo: «Dov’è il nato, Re dei Giudei? Abbiamo visto, infatti, la sua stella nell’oriente e siamo venuti ad adorarlo».

3Avendo udito il Re Erode fu sconvolto e tutta Gerusalemme con lui. E riuniti tutti i principi e scribi del popolo investigava presso di loro dove il Cristo dovesse nascere. 5Quelli gli dissero: «In Betlemme di Giudea. Così infatti è scritto per mezzo del profeta: e tu Betlemme, terra di Giuda, non sei il più piccolo nei capoluoghi di Giuda. Da te, infatti, proverrà un capo, che pascerà il mio popolo Israele».

7Allora Erode chiamati in segreto i Magi si fece dire con acribia presso di loro il tempo dell’apparizione della stella, 8e avendoli mandati a Betlemme disse: «Recandovi, esaminate con acribia riguardo al bambino. Quando lo avrete trovato, annunciatemelo, così che anche io, venuto, lo adori».

9Quelli, avendo udito [le parole] del re, si recarono ed ecco l’astro, che avevano visto nell’oriente, li precedeva, fino a che, giunto, stette sopra dove era il bambino. 10Avendo visto la stella, gioirono di una gioia molto grande. 11E, giunti nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e chinatisi lo adorarono e aperti i loro tesori presentarono a lui i doni, oro, incenso e mirra.

12E, avvertiti in sogno, di non tornare indietro da Erode, per altra strada ritornarono alla loro regione.

  • Il messaggio

Un breve inizio su un possibile metodo di lavoro per la lectio: si consiglia di non utilizzare il digitale ma un quaderno, sempre lo stesso. Di ricopiare il brano e dopo averlo ricopiato scrivere le riflessioni. Quindi il brano lo riscriveremo in totale sei volte, ogni giorno. Si consiglia di non andare a curiosare su altre fonti in nessun momento della lectio, ma di soffermarsi sulla medesima parola della settimana. Anche se non la comprendiamo, se è dura. Non importa Essa rimane parola di Dio, e parla sempre. Anche nel deserto. O forse soprattutto. Il deserto è il luogo dove impariamo la parola, ciò che è importante non è la meditazione in sé della parola ma la capacità di portarla sempre dentro di noi, perché la sua presenza cambia il nostro modo di pensare, il nostro cuore, i nostri sentimenti, le nostre disposizioni, trasforma le relazioni, e riscriverla è un modo.

Il testo si apre con un dato, Gesù nasce, e tutto il racconto si sviluppa nell’andare verso il nato. Paragonando questo brano al testo di Luca (2,8-20 http://www.lectiodivinasannicola.it/9-lc-28-14/2/), emerge una differenza, in Luca si trova l’annuncio degli angeli ai pastori che vanno verso Gesù, mentre in Matteo troviamo un astro che fa in modo che alcuni magi, degli scienziati, dei saggi che studiavano la natura, scoprano una stella.

1 […] Ecco Magi dagli Orienti vennero a Gerusalemme dicendo2: «Dov’è il nato, Re dei Giudei? Abbiamo visto, infatti, la sua stella nell’oriente e siamo venuti ad adorarlo». Gli Orienti indicano un plurale, la stella ad oriente è invece singolare, questa differenza indica che vi sono magi che provengono dall’Oriente, come zona orientale, e vedono la stella nel suo sorgere (il latino orior). Costoro hanno osservato una stella che nasce, che sorge e forse è visibile solo a loro data la posizione geografica in cui si trovano.

Questa stella rappresenta una chiamata perché arrivano a Gerusalemme e dicono: «Dov’è il nato, Re dei Giudei? Abbiamo visto, infatti, la sua stella nell’oriente e siamo venuti ad adorarlo». La stella si è fermata a Gerusalemme e dopo sembra sia scomparsa; una volta avvistata la stella i magi s’incamminano verso la capitale chiedendo di vedere il Re. Questo rappresenta un vero e proprio annuncio, che però non viene da un credente ma da un pagano. Dio opera questa scelta perché Lui non opera discriminazioni ghettizzanti, ma effettua delle aperture alle genti. Questo è un annuncio per Gerusalemme, che mostra una reazione: sconvolgimento, indicando uno scuotimento interiore che si manifesta quando accade qualcosa di inaspettato e ciò può avere un duplice significato: il primo che ci può essere qualcosa che va al di sopra delle aspettative, il secondo che questo qualcosa non lo si stava aspettando. Il brano sembra giocare con i due significati di questa reazione. La Parola ci parla di Dio, ma ci chiede sempre una particolare vigilanza perché non ci dice mai il tempo. Quando Dio manda qualcuno da fuori ad annunciare a chi conosce le scritture, significa che tutto ciò che sanno adesso serve per incontrare Dio. Per questo appuntamento sono necessari due elementi: luogo e tempo.

Erode non si reca a questo appuntamento, chiede con acribia ogni cosa rispetto alla nascita ma non si muove, il sospetto è che per incontrare Dio c’è bisogno di avere una motivazione che vada al di là delle nostre anguste motivazioni. Se non lo desideriamo non ci muoviamo per incontrare Dio, mentre i magi desiderano farlo. Dobbiamo anche chiederci perché dovremmo incontrare Dio? Qualche volta lo facciamo per risolvere i nostri problemi, perché ci serve, e in questi casi il desiderio non è incontrare Dio, e di fatto l’incontro non accade.

9Quelli, avendo udito [le parole] del re, si recarono ed ecco l’astro, che avevano visto nell’oriente, li precedeva, fino a che, giunto, stette sopra dove era il bambino. Ai magi le parole del re non servono, perché l’astro li condurrà fin dove starà il bambino, questo significa che l’astro li ha condotti ad essere annunciatori a Gerusalemme della nascita del Re, per cui quell’astro è veramente una chiamata.

10Avendo visto la stella, gioirono di una gioia molto grande. L’astro esprime una sorta di conferma della chiamata che loro hanno ricevuto. L’astro è dentro, non è fuori, non solo nel loro caso, ma nel caso di ciascuno di noi, l’astro che ci conduce è dentro e procura una grande gioia. Se seguiamo questo cammino che porta all’incontro, anche se l’incontro ancora non è avvenuto, questo conduce ad una gioia molto grande. Talvolta noi pensiamo che la gioia sia solo nel compimento, essa tuttavia è nel cammino.

Quando si cammina per incontrare il Signore, nasce il desiderio di portare qualcosa al bambino, un dono 11E, giunti nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e chinatisi lo adorarono e aperti i loro tesori presentarono a lui i doni, oro, incenso e mirra. Un incontro «autentico» significa un incontro di interiorità, viene dal greco, autòs, “egli”, ed entòs , “dentro”. Dove si toccano le interiorità, c’è gioia. Quando s’incontrano le nostre interiorità proviamo gioia.

I doni portati sono: oro, segno di regalità, incenso, di divinità, mirra, di umanità. Ci fa pensare alla messa che è un momento di scambio in cui Gesù si offre ed anche noi dobbiamo portare qualcosa.

12E, avvertiti in sogno, di non tornare indietro da Erode, per altra strada ritornarono alla loro regione. Il brano è coronato dal sogno, che abbiamo già visto con Giuseppe. La comunicazione con l’al di là avviene attraverso questo canale, perchè L’esperienza di Dio non si fa con gli occhi, il sogno è una modalità per esprimere un’esperienza che non ha pari. Solo chi accetta di mettersi in cammino riconosce chi è il Cristo, altrimenti non lo si conosce.

  • Le risonanze personali

vv. 1-11 La nascita di Gesù è un avvenimento che risuona come un eco: i primi a saperlo sono i Magi che attraverso la loro conoscenza astrale vengono attirati da una stella che viene dall’oriente; giunti a Gerusalemme annunciano la nascita di un Re. Questo annuncio provoca uno stupore per Erode e un ricercare da parte degli scribi.

La reazione di Erode e degli scribi, mette a luce un’impossibilità di un altro Re all’infuori dei loro canoni di regalità; costituisce inoltre un’inconsapevolezza che genera furbizia da parte di Erode, infatti chiederà ai magi di trovare Gesù per poi annunciarlo così poi anche lui può trovarlo; e dall’altra parte abbiamo gli scribi che cercano ma non sanno dove trovarlo, navigano nel buio.

Gli unici che sanno cosa fare sono i magi che si mettono in cammino seguendo la stella. Trovano Gesù i magi gioiscono di una gioia molto grande, una gioia mai provata prima e dal quel momento Gesù nasce di nuovo, ma nei loro cuori.  

Il cammino dei magi ha permesso di riconoscere Gesù come Re e di vivere un’esperienza di cambiamento nella loro interiorità.

Il brano ci vuole mettere in cammino, e Gesù nasce nel nostro cuore ogni volta che noi lo cerchiamo e lo troviamo, ma quello che ci fa crescere è la strada che lui ci fa percorrere.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Le Scritture annunciano la presenza di Dio, ma nascondono il tempo di questo appuntamento. È questo il motivo per il quale nel vangelo spesso è richiamato sia il tempo propizio dell’incontro (il kairós), sia la necessità della vigilanza per cogliere questa possibilità. Quanto avverto questo messaggio di urgenza dell’incontro ascoltando la Parola? Quanta attenzione/orientamento/energia c’è nella mia vita rispetto a questo incontro?
  • [Gli altri] I Magi fanno l’esperienza di essere annunciatori. La stella li conduce prima a Gerusalemme e poi a Betlemme. essi non hanno bisogno delle informazioni di Erode, ma sono condotti lì per essere annunciatori. Quanto considero che la presenza di fratelli e sorelle che mi annunciano Gesù sia un dono di Dio? Quanto penso che la loro testimonianza rimanda a una luce più grande? quanto riesco a vedere in essi – lontani o vicini che siano – la luce di Cristo? Cosa la offusca? Riesco a confrontarmi con essi su questo?
  • [La prassi] Erode non riesce a incontrare il bambino. La sua motivazione non è sufficiente per incontrare Dio. Così, tutte le volte che intendiamo incontrare Dio per un nostro fine e non per l’incontro in sé, di fatto manchiamo all’appuntamento. Quanto vogliamo incontrare Dio? Per quale motivo vogliamo incontrarlo? Riscontriamo in noi un desiderio interiore di conoscerLo?
  • [La mia offerta] Una volta giunti davanti al messia i Magi sono presi da una gioia grandissima. La loro azione è un desiderio di donare. Quanta gioia-trepidazione mi produce la possibilità di incontrare Gesù. Se lo incontrassi cosa gli offrirei?