31) Mt 9,18-26 – 21/02/24
1. Il testo
18Dette egli queste cose a loro, ecco uno dei capi, venuto, si prostrò a lui dicendo: «Mia figlia è finita adesso, ma venuto, imponi la tua mano su di lei e vivrà». 19E, sollevatosi, Gesù lo seguì e [con] i suoi discepoli. 20Ed ecco una donna che aveva emorragia da dodici anni, avvicinatasi da dietro, toccò l’estremità del suo mantello. 21Diceva infatti in se stessa: «Se solo toccherò il suo mantello sarò salvata».22Gesù voltatosi e vistala disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvato». E fu salvata la donna da quell’ora. 23E giunto Gesù nella casa del capo e visto i flautisti e la folla in tumulto, diceva: «Ritiratevi, non infatti è morta la bambina ma dorme». E lo deridevano. 25Quando la folla fu cacciata entrato, prese la sua mano e fu sollevata la bambina. 26E uscì quella fama in tutta quella terra.
2. Il messaggio
La certezza più forte della morte
La discussione sul contatto con i peccatori e sul digiuno è interrotta da una notizia triste ma significativa. Il capo – «della sinagoga» aggiungono Marco e Luca (che ne riportano anche il nome di «Giairo») – si reca da Gesù per richiederne un’azione straordinaria. Non si tratta di una guarigione, ma di una risurrezione. A differenza di Marco e Luca, Matteo sottolinea che la figlia del capo non è in fin di vita, ma è morta proprio in quel momento. Manca, dunque, nella versione matteana la richiesta di fede che Gesù muove a costui durante la via al sopraggiungere della notizia della morte della figlia. Alla dinamica di una fede che va mantenuta, qui c‘è la sottolineatura di una fede grande in partenza. Quest’uomo è consapevole di quello che sta chiedendo a Gesù. Egli è convinto che questi, venuto e impostele le mani, possa ricondurla in vita dalla morte! L’azione di «prostrarsi» rinforza questo atteggiamento.
Senza dire nulla Gesù si alza e lo «segue» insieme con i suoi discepoli. Azione singolare attribuita a Gesù e molto significativa.
La certezza «dentro di sé»
Mentre si stanno recando un’altra richiesta avviene, ma questa volta in un dialogo interiore. Una donna emorragica da dodici anni si avvicina a Gesù, lo tocca da dietro con la certezza di poter essere «salvata» al solo tocco della sua veste.
Si tratta di una descrizione molto singolare. Questa donna agisce senza interpellare Gesù. Lo fa da dietro, toccando solo il suo mantello e dialogando «in se stessa» sulla certezza della «salvezza» che ne sarebbe derivata dal suo gesto. Da osservare che in Matteo non c’è menzione – come in Marco e Luca – del fatto che la donna venga sanata dal suo flusso di sangue. Ella è «solo» salvata. L’essenziale è venir salvati da una condizione di impurità che non permetteva di accostarsi alla vita di preghiera e al contatto con le persone. Ancora una volta è il contatto con Gesù che permette di tornare in contatto con Dio – salvezza – e con i fratelli (guarigione, nel caso degli altri sinottici). Matteo sottolinea la dimensione della salvezza.
Sembrerebbe qui che non sia necessario neanche un dialogo con Gesù, neanche “chiedergli il permesso”. E tantomeno avvisarlo. Finanche evitando di incrociare il suo sguardo.
Lo sguardo di Gesù
Non è tuttavia possibile raggiungere la salvezza in “autonomia”. La fede ha bisogno dell’incontro. E così Gesù – che avverte questo contatto – si volta e la guarda. Ne riconosce la fede. E mediante quella fede ella incontra lo sguardo di Cristo le viene donata la salvezza. Un dono che viene suggellato mediante la parola di Gesù. Il solo gesto della donna qui non basta. Anche qui l’evangelista Matteo semplifica il racconto della donna che – nella versione degli altri due sinottici – si accorge di essere sanata e dall’insistenza di Gesù che chiede chi lo abbia toccato, si getta si suoi piedi, ottenendo infine la salvezza oltre alla guarigione. La semplificazione cammina verso
Gli ostacoli alla certezza
Dopo questa vicenda Gesù arriva a casa del capo. Di fronte al dolore egli offre una parola di speranza e un comando. Essi si devono ritirare, perché la bambina dorme solo. La parola di Gesù indica che ci sono persone – più specificate rispetto ai sinottici – che sono per “mestiere.”: si tratta dei flautisti Il loro servigio può cessare, non occorre più.
Tuttavia la Sua parola non è accolta. E così Gesù può entrare solo quando gli impedimenti alla sua azione si sono allontanati.
Una volta entrato Gesù compie un’azione simile a quella compiuta con la suocera di Simone. La prende per mano e la risolleva. Non c’è malattia e neanche morte che tenga: Gesù è la risurrezione e la vita!
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele (Sal 4,4)
Si tratta di una parola che trova consonanza nel Salmo 4: «sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele» (4,4). Si tratta di un componimento molto breve che traduce il grido di aiuto di un uomo che riconosce che il Signore lo ha «liberato dalle angosce» (4,2). Una preghiera che si rivolge anche ad altri, invitati ad allontanarsi da ciò che è vano e prendere coscienza che «il Signore mi ascolta quando lo invoco» (4,4). E che testimonia davanti molti – che si chiedono «chi ci farà vedere il bene?» (4,7) – che il Signore ha riempito la sua vita di gioia e che questa gioia ha a che fare con il risplendere «su di noi la luce del tuo volto» (4,7). proprio come il volto di Gesù che splende sulla donna emorroissa, salvandola.
3. Domande – 31) Mt 9,18-25
- [La mia fede] «Mia figlia è finita adesso, ma […] imponi la tua mano su di lei e vivrà». Le parole del capo della sinagoga mostrano una fede senza precedenti: a Gesù viene riconosciuta la possibilità di far tornare una persona dalla morte. Quale limite riconosco nella mia relazione con Gesù? Cosa pensa che non possa fare? cosa penso che egli non voglia fare? Come viene condizionata la mia preghiera (e la mia fede) da questi pensieri?
- [Gli altri] «Quando la folla fu cacciata». Non sempre la presenza degli altri aiuta l’azione di fede. Perché Gesù agisca c’è bisogno che chi non crede alla sua parola e chi lo deride esca dalla casa. Solo allora egli può «entrare» per «agire». Quali sono i nostri atteggiamenti interiori che non permettono a Gesù di «entrare»? quali sono i luoghi dove le mie convinzioni diventano indifferenza e derisione nei suoi confronti? Quali sono le compagnie che sostengono la mia distanza interiore dalle parole di Gesù?
- [La prassi] «Se solo toccherò il suo mantello sarò salvata». La donna emorragica è certa di poter esser salvata solo toccando Gesù. Ma il suo dialogo interiore deve incontrare lo sguardo di Gesù perché questo si verifichi. perché la salvezza è l’incontro con lo sguardo di Cristo. Quanto la mia fede cerca il volto di Cristo nel suo desiderio? Quanto la preghiera è relazione con Lui? Quanto la mia preghiera si accontenta di restare alle spalle di Gesù? e perché?
- [Salmo 4] «Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele» (Sal 4,4). Il Salmo 4 è l’invocazione di un uomo che riconosce che il Signore lo ha aiutato e che sua gioia è il Volto di Dio che risplende nella sua vita. Quanto la nostra vita è capace di dire – anche solo con lo sguardo – che il Signore l’ha resa gioiosa? che è una vita piena? che è una vita che ringrazia per i doni ricevuti? Quanto il nostro volto è cupo e scontento? Cosa manca?
4. Risonanze
v.18 Detto egli queste cose a loro, ecco uno dei capi, venuto, si prostrò a lui dicendo : Mia figlia è finita adesso, ma venuto, imponi la tua mano su di lei e vivrà “
- In questi versi vi è una profezia che mi ricorda un altro brano Matteo, 8, 5-13 il miracolo chiesto dal centurione che implorava Gesù di guarire il suo servo, il quale per la sua indegnità non poteva accoglierlo nella sua casa “ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. In quella occasione Gesù dice al centurione “Và come hai creduto così sia accaduto a te, e fu guarito il suo servo in quell’ora.“. Qui è il capo che raggiunge Gesù implorando il suo intervento anticipando che sua figlia è morta ma “con l’imposizione delle sue mani lei vivrà”. Mi sono chiesta come il capo, il centurione e, per quanto narrato subito dopo, la emorroissa, sono perfettamente consapevoli di tale verità di fede: dalle mani di Gesù, dalla sua parola, e dal semplice tocco del suo mantello, vi è guarigione, vita e liberazione. La fede in lui è una verità che accolta e testimoniata viene veicolata dallo Spirito Santo, questo ho percepito nel brano che al nostro credere in Lui si aggiunge l’aiuto dello Spirito Santo che ci unisce a Gesù per volontà di Dio. La parola “venuto” come ripetuta due volte, evoca in me l’invocazione dello Spirito Santo, ed il Figlia che Gesù utilizza anche in questo brano, quel coraggio che Gesù aveva detto anche al paralitico, mi fa pensare alla relazione che instauriamo con il Padre Figlio e Spirito Santo, per questo diventiamo figli , con Gesù che esprime e incarna il tutto.
- Alla lettura e meditazione del brano noto che vi sono due persone che si rivolgono a Gesù. La prima, il capo, che riferisce a Gesù che sua figlia è “finita”, perché non dice è morta? Questa traduzione mi fa intendere che qualcosa è finito e a questa fine non segue un inizio, per tanto la richiesta dell’uomo mi sembra che vada oltre quella corporale della figlia, intendendo una salvezza eterna. Poi proseguendo, s’incontra l’emorroissa, che nel suo cuore esprime una preghiera, “se solo riuscissi a toccare il mantello sarei salvata” , la donna non spera di essere guarita ma salvata, e la risposta di Gesù sembra confermare questa salvezza eterna perché riporterà che la salverà da quell’ora. Questo mi sembra un brano calato nella vita eterna e sento che Gesù mi interpella ad avere una fede simile a quella di questi personaggi per poter essere salvata in quell’ora. Pertanto, sento di formulare una preghiera rivolta a Gesù partendo da quella dell’emorroissa “se solo riuscissi ad incontrarti Signore, sarei salvata da quell’ora”, con la consapevolezza che Gesù è l’unico incontro, nel qui ed ora della nostra vita, che può salvare ciascuno dalla fine eterna.
v.19 E, sollevatosi, Gesù lo seguì e con i suoi discepoli.
- Il raggiungere Gesù per sollevarci e affrancarci, è una iniziativa personale che vede in questa prospettiva Gesù con i discepoli seguire il Capo (la volontà di ciascuno nel prostrarsi e credere in Lui) , questo consente a Gesù di entrare nella nostra casa o dimora. In questa situazione dove si descrive il seguire di Gesù con i suoi discepoli il “capo” per recarsi a casa sua, quel “capo” che si è prostrato dinanzi a Lui profetizzando il potere e l’autorità di Gesù nel resuscitare la figlia, mi richiama la forza dello Spirito Santo che guida il nostro cammino e che ci unisce a Lui, il veder in qualche modo invertire la sequela ha attirato la mia attenzione sullo Spirito guida.
- Il sollevarsi di Gesù e “fu sollevata” del v. 25, mi fa rimanda alla Resurrezione.
vv. 20 -21 Ed ecco una donna che aveva emorragia da dodici anni, avvicinatosi da dietro, toccò l’estremità del suo mantello. Diceva infatti in se stessa : “Se solo toccherò il suo mantello sarò salvata ”
- La donna, l’emorroissa, quel porsi dietro di lui toccando il mantello, richiama un senso di protezione, mi spinge a sentire la protezione di Gesù che si gira verso di me, nel momento in cui decido di seguirlo e avere un contatto con Lui, questa verità dona conforto. La voce interiore che spinge la donna a toccare il mantello e che dal semplice contatto sarà salvata, penso che anche in questa circostanza la voce dello Spirito che è che dentro di noi e che ascoltiamo, ci aiuta nella fede con la certezza di una risposta di Gesù, è una via che è stata detta, che esprime la relazione profonda e intima di fede con Gesù veicolata dallo Spirito Santo.
v. 22Gesù voltatosi e vistala disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvato». E fu salvata la donna da quell’ora.
- La grande fede di questa donna l’ha salvata….io credo che la preghiera da sola non basta, a volte preghiamo per abitudine, senza sentire veramente nel cuore quello che stiamo dicendo, perché sono preghiere che una volta imparate diventano una poesia detta a memoria…. Io credo che la preghiera con fede è altro!!
- Il voltarsi e il vedere di Gesù rende possibile la salvezza che avviene, infatti “da quell’ora“ : la relazione con Gesù è sempre un’aspetto fondamentale affinchè la salvezza si compia. Mi ricorda anche la risposta che Gesù da al lebbroso in Matteo cap. 8, 3 “Lo voglio, sii guarito“ una conferma necessaria da parte di Gesù in questa relazione , il quale è l’unico che può rendere possibile e tangibile la salvezza.
v.23: «Ritiratevi, non infatti è morta la bambina ma dorme».
- Mi colpisce il modo in cui Gesù considera la morte ribaltandola ad un sonno. Allo stesso modo, ognuno di noi può trovarsi in un sonno profondo, con un cuore che dorme così tanto da potersi considerare morti, oppure “finiti” così come dice il papà della bambina. Solo il contatto con Gesù può sollevare il nostro cuore dormiente facendoci resuscitare.