32) Mt 9,27-31 – 28/02/2024
1. Il testo
27E, allontanandosi di la Gesù lo seguivano due ciechi che gridavano e dicevano: «Abbi pietà di noi, figlio di Davide». 28Giunto nella casa, portarono davanti a lui i ciechi, e dice loro Gesù: «Credete che posso fare questo?». Gli dicono: «Sì Signore». 29 Allora toccò i loro occhi dicendo: «Secondo la vostra fede sia accaduto a voi». 30E furono aperti i loro occhi. E li rimproverò Gesù dicendo: «Guardate che nessuno [lo] sappia». 31Quelli, però, usciti lo divulgarono in tutta quella terra.
2. Il messaggio
La sequela
Dopo aver allontanato la folla ed essersi allontanato egli stesso dalla casa del capo della sinagoga Gesù è seguito da due ciechi. Cosa piuttosto singolare per la condizione di costoro. essi seguono Gesù e per farlo attirano la sua attenzione gridando. la loro richiesta è «misericordia», quella stessa misericordia che Gesù aveva predicato nelle beatitudini (5,7). Egli è appellato come «figlio di Davide». si tratta della prima volta che questo accade, laddove fino a questo momento è solo Giuseppe che viene chiamato così dall’angelo al fine di «non avere paura di accogliere Maria come tua donna» (1,20). Gesù si iscrive in questa discendenza. Ma il significato qui sembra essere un riconoscimento messianico: dalla casa di Davide sarebbe nato il messia.
L’atto di fede
Gesù però non li guarisce per strada. Rientra in casa – verosimilmente la casa di Pietro – e i due ciechi vengono condotti lì. si tratta di una situazione di maggiore intimità. Gesù chiede loro se credono che egli sia in grado di «fare questo». Ma di cosa si tratta?
La fede è necessaria perché Gesù intervenga come era accaduto per il lebbroso – «Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (8,2) – e per il capo della sinagoga – «Mia figlia è finita adesso, ma venuto, imponi la tua mano su di lei e vivrà» (9,18). Ma a differenza di questi due casi ove la richiesta è esplicita qui di cosa si tratta? cosa chiedono? Alla domanda di Gesù essi rispondono sì.
La fede e la richiesta
La risposta di Gesù è emblematica: «Secondo la vostra fede sia accaduto a voi». espressione simile a quella rivolta al centurione – «Va’, come hai creduto [così] sia accaduto a te» (8,13) – che gli chiedeva implicitamente riguardo alla sofferenza: «Signore, il mio servo giace in casa paralitico, soffrendo spaventosamente».
Diversa la condizione dell’emorroissa che credeva: «se solo toccherò il suo mantello sarò salvata» (9,21). E alla quale Gesù dice: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvato» (9,22).
È evidente dunque che la fede in Gesù non è sempre uguale. La fede si connota dal tipo di richiesta che viene fatta. e i due ciechi chiedono la sola guarigione. Questa la loro idea di misericordia.
Il rimprovero
Già al lebbroso – che gli chiedeva «Signore, se vuoi, puoi purificarmi» – Gesù aveva risposto dopo la purificazione: «vedi di [non] dire niente a nessuno, ma conduci te stesso davanti al sacerdote e presenta l’offerta che Mosè ha comandato, a testimonianza per loro» (8,4). In quel caso, però, in Matteo manca la parte presente in Mc e Lc della disobbedienza. Nella versione di Marco (1,45) la frase di Gesù era preceduta dallo stesso verbo di rimprovero (ἐμβριμάομαι) e seguita dallo stesso verbo di diffusione (διαφημίζω) che Matteo inserisce in questo episodio. I due episodi sembrano dunque essere “parenti”. In Matteo la cosa ha un significato evidentemente negativo anche per la particolarità del verbo διαφημίζω che è lo stesso usato per descrivere la diffusione da parte dei capi dei giudei della falsa notizia del trafugamento del corpo del risorto da parte dei suoi discepoli (28,15).
Rimane il comando di Gesù legato ad una comprensione parziale della sua azione e dunque della sua missione.
La disobbedienza e l’interruzione della sequela
L’epilogo ben spiega la situazione. I due ciechi disobbediscono al comando di Gesù, uscendo e divulgando il fatto. Ma soprattutto interrompendo quella sequela che essi avevano incominciato da ciechi. E mostrando che la loro cecità rimane. Nella disubbidienza e nella scelta di non seguire Gesù pur avendone adesso tutte le possibilità. adesso essi sono autonomi, o almeno pensano di esserlo. e per questo sono forse più ciechi di prima.
Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge (Sal 119,18)
Il Salmo 119 nella sua terza sezione (Ghimel – 17-24) racconta di un uomo che si rivolge al Signore perché gli apra gli occhi. Ma questo è funzionale a vedere le meraviglie della Legge del Signore. E svela che la vera gioia del cuore sono proprio i suoi ordini e suoi consiglieri i suoi precetti (119,24). Ma questo avviene perché egli si sente «straniero» sulla terra (119,19). e non si cura della calunnia dei potenti, come anche di vergogna e disprezzo (119,22).
Domande – 32) Mt 9,27-31
- [La mia fede] «Secondo la vostra fede sia accaduto a voi». La fede ha molti livelli e la misericordia di Dio li accoglie tutti. ma l’ottenimento del beneficio dipende dalla fede-richiesta. A che punto penso sia la mia fede? Quali le mie richieste al Signore? Quanto penso di dover essere aiutato nella fede? quanta disponibilità ho nel lasciarmi condurre?
- [Gli altri] «E li rimproverò Gesù dicendo: Guardate che nessuno [lo] sappia». La richiesta del silenzio da parte di Gesù ha ragioni che rimangono sconosciute ai ciechi guariti. Quanto mi sento guarito da Gesù? Quanto penso adesso di capire ciò che egli mi dice? Quanto questo mi rende “autonomo” rispetto alla sua parola?
- [La prassi] «Quelli, però, usciti lo divulgarono in tutta quella terra». La disobbedienza dei due ciechi guariti svela una sequela imperfetta. Una sequela che si interrompe quando sembra che non ci sia più bisogno di Gesù. E che invece perde l’occasione di seguirlo quando sono spariti gli ostacoli che la impedivano. Quanto è importante per me seguire Gesù? Quali sono attualmente gli impedimenti a farlo? Quali sono le guarigioni che potrebbero migliorare la mia sequela?
- [Salmo 4] «Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge» (Sal 119,18). Il Salmo 119 nella sua terza sezione (Ghimel) racconta di un uomo che prega perché il Signore gli apra gli occhi al fine di vedere le meraviglie della sua legge. Che è la più grande gioia. Quanto mi sento provvisorio su questa terra? Quanto mi identifico negli affari terreni? Quanto sento che la mia pienezza è altrove? Dove si posa il mio sguardo durante la giornata?
4. Risonanze
27E, allontanandosi di la Gesù lo seguivano due ciechi che gridavano e dicevano: «Abbi pietà di noi, figlio di Davide».
- Gesù non fa in tempo ad allontanarsi dalla casa della bambina che ha risorto, dove c’era un gran tumulto della folla e dove è stato anche deriso da questi e, ancor prima, l’episodio della guarigione dell’emorroissa, che subito due lo seguono. Gesù è continuamente richiesto, inseguito, quasi vessato senza tregua e questo mi fa provare una profonda compassione nei suoi confronti che comunque non si sottrae, forse per la stessa o decisamente maggiore compassione che lui prova nei nostri confronti, che lo spinge a prendersi carico di cosi tanta sofferenza, dei peccati, che rimette, della disperazione umana, prima ancora di salire sulla croce. L’aspetto singolare, è che questa volta a seguirlo sono due ciechi e mi sono, chiaramente, chiesta come fanno due ciechi a seguire Gesù ? C’è evidentemente un problema logistico che impedirebbe a qualcuno nella loro condizione di seguire chiunque. Gridavano perché? Si grida quando si è in una situazione di estrema necessità: se sono lontano da qualcuno e devo comunicargli qualcosa di molto importante, vitale, ma anche l’urgenza potrebbe essere proprio l’occasione unica e irripetibile di quel momento, o ora o mai più. “Abbi pietà di noi figlio di Davide”: non c’è una richiesta di guarigione ma di pietà. Ho provato a pensare in che condizione implorerei la pietà , sicuramente in una situazione estrema dove il rischio di morire è molto alto. Chiedo pietà a qualcuno per essere risparmiata, salvata, e non lo chiedo ad uno qualunque ma a qualcuno che ho di fronte e so che ha potere di vita o di morte su di me in quel momento, considerato che perdere la vita, nella concezione umana, corrisponde a qualcosa che si perde per sempre.
- Gesù è seguito, Gesù segue, Gesù è toccato, Gesù tocca, si assiste ad una reciprocità di relazione nella fede, in cui per esistere ci deve essere questo movimento dell’andare verso. Tuttavia il “gridare” dei ciechi, mi rimanda uno stato di disperazione che vivono, un po’ come quell’uomo indemoniato che abbiamo incontrato, tormentati dalla loro condizione. Questo tormento si risolve quando Gesù pone loro una domanda che li interroga sulla loro fedeltà e dopo aver ricevuto una risposta che ne dia merito i loro occhi si aprono e vedono il Volto di Gesù. Ma un attimo dopo questa “apertura”, Gesù rimprovera. Perché? Lui si palesa nell’intimo di una casa, tanto che ascolta il loro grido fuori e in casa entra in contatto con loro e apre i loro occhi, ma subito chiede di non divulgare. La ragione di questo atteggiamento di Gesù, ho pensato che non sia per segretezza perché quanto successo è accaduto sotto gli occhi di alcuni presenti, ma credo che volesse attendere la prontezza dei tempi.
v. 30E furono aperti i loro occhi. E li rimproverò Gesù dicendo: «Guardate che nessuno [lo] sappia.
- Sebbene la meditazione del brano possa lasciare evincere che la perseveranza nella preghiera, l’umiltà nella richiesta di pietà invocata per la libertà dell’isolamento dell’oscurità, il credere sperando contro ogni speranza, incontrino l’infinita Misericordia di Gesù fino al contatto diretto con Lui, il rimprovero di Gesù scuote l’anima. E allora mi sono chiesta: perché cerco Gesù, qual è per me la Sua identità? Qual é il Kerigma? La risposta l’ho trovata davanti al Crocifisso, dove Gesù ha aperto le braccia, con le mani inchiodate alla croce, per salvarmi. Mi sono tornate alla mente le parole del centurione sotto la croce, mentre Gesù emette lo Spirito sull’umanitá salvandola: «Veramente Costui era il Figlio di Dio».