32) Lc 7,18-27 – 25/10/2020
1. Il testo
18E annunziarono a Giovanni i suoi discepoli tutte queste cose. E chiamati a sé due dei suoi discepoli, Giovanni li mandò verso il Signore dicendo: «Tu sei quello che viene o attendiamo un altro?». 20Giunti presso di lui [que]gli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci manda a dirti: “Tu sei colui che viene o attendiamo un altro?”». 21In quell’ora curò molti da infermità e malattie e da spiriti malvagi, e a molti ciechi diede di vedere. 22E rispondendo disse loro: «Tornati, annunziate a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi vedono nuovamente, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati. 23E beato è chiunque che non sarà scandalizzato di me». 24Ripartiti gli inviati di Giovanni, [Gesù] cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: «Cosa siete andati a contemplare nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito in abiti delicati? Ecco quelli che hanno vestiario onorevole e lussuoso stanno nelle palazzi dei re. 26Ma che siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più di un profeta. 27Costui è [colui] del quale è scritto: “Ecco mando un mio messaggero davanti al tuo volto, il quale preparerà la tua strada davanti a te”».
2. Il messaggio
Nel vangelo di Luca, Giovanni Battista annuncia il Messia ma a differenza del vangelo di Giovanni, non sa chi sia. Infatti, non lo identifica indicandolo concretamente («ecco l’agnello di Dio»), ma dicendo che qualcuno verrà dopo di lui. Nel racconto lucano del battesimo di Gesù (Lc 3, 15-22) Giovanni Battista scompare, non vede lo Spirito scendere. Giovanni annunzia il Messia ma non riferisce che sia Gesù. Al contrario, il movimento interno di Giovanni Battista nel vangelo di Giovanni è quello di riconoscimento della sua missione. In Luca dunque si parla della funzione del Messia ma non c’è l’identificazione della persona che incarna la missione.
Il brano può essere sintetizzato come il “vangelo dello sguardo”, Gesù insegna come guardare la realtà. E’ questo l’insegnamento trasversale di due grandi momenti che interessano questo brano: vv. 18- 23 e vv. 24 -27.
18E annunziarono a Giovanni i suoi discepoli tutte queste cose Il primo momento fa riferimento alla parola di Gesù che esce da lui intorno a tutta la Giudea: «un grande profeta è sorto tra noi», è una parola su Gesù. In seguito, arriva Giovanni Battista per mezzo dei discepoli, si allerta a questa notizia e manda a dire: «Tu sei quello che viene o attendiamo un altro?». 20Giunti presso di lui [que]gli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci manda a dirti: “Tu sei colui che viene o attendiamo un altro?”». I discepoli riportano a Gesù la stessa parola, senza aggiungere o togliere nulla, proprio per sottolineare l’invio diretto del messaggio.
In quel momento in quell’ora Gesù risponde: 21In quell’ora curò molti da infermità e malattie e da spiriti malvagi, e a molti ciechi diede di vedere. 22E rispondendo disse loro: «Tornati, annunziate a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi vedono nuovamente, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati. 23E beato è chiunque che non sarà scandalizzato di me». Questa risposta è il punto centrale della nostra lectio divina: la parola di Gesù serve per spiegare la realtà che è davanti agli occhi. Gesù dice loro di riferire a Giovanni ciò che hanno visto e udito. E’ come se stesse chiedendo loro “riuscite a vedere la presenza di Dio nella realtà?”. Per questo motivo il brano può essere definito come il vangelo dello sguardo.
In tal senso questo comunica che la Parola non è slegata dalla realtà, la Parola di Dio e l’azione di Cristo sono la stessa cosa, l’ascolto della Parola è un allenamento a riconoscere l’azione di Dio nella realtà. Tra il primo e il secondo annunzio che devono fare i discepoli c’è una differenza: i discepoli devono riportare ciò che loro hanno udito e visto aumentando la qualità della loro testimonianza che non è più per sentito dire ma è diventata oculare. Per poter fare testimonianza oculare dobbiamo guardare con gli occhi di Dio e per poterlo fare abbiamo bisogno della sua Parola (in tal senso «i ciechi vedono nuovamente, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati).
L’ultima frase del discorso di Gesù: 23E beato è chiunque che non sarà scandalizzato di me, ciinvita a continuare a fidarci di Lui, soprattutto nei momenti di fatica e nei momenti di messa in dubbio della Sua venuta, ovvero del fatto che Gesù è “colui che viene”. Una tale perifrasi, al presente indicativo, significa che Gesù è presente in questo momento. Volendo attualizzare ulteriormente il brano, potremmo dire che lo scandalo risiede nell’atto di non vedere la venuta di Gesù, ovvero di constatare il Suo non agire nella nostra storia. Questo porterebbe a chiederci se Gesù sia “in pausa” o se sia il Signore della storia. La capacità di non scandalizzarsi richiama la possibilità di riuscire a vedere ed udire Gesù nella storia.
Nella seconda parte del brano si intravede lo stesso messaggio: 24Ripartiti gli inviati di Giovanni, [Gesù] cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: «Cosa siete andati a contemplare nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito in abiti delicati? Ecco quelli che hanno vestiario onorevole e lussuoso stanno nelle palazzi dei re. 26Ma che siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più di un profeta. 27Costui è [colui] del quale è scritto: “Ecco mando un mio messaggero davanti al tuo volto, il quale preparerà la tua strada davanti a te”». Il verbo che ricorre spesso è idein, “vedere”. La domanda è sempre la stessa : «qual è il vostro sguardo sulla storia?», posta però su Giovanni Battista. Giovanni non è solo un profeta ma qualcosa di più, e Gesù può dirlo perché ha la capacità di guardare la realtà con gli occhi di Dio. Ritroviamo dunque la stessa dinamica di prima, si guarda la realtà della storia alla luce della Parola di Dio.
In conclusione, i temi presenti nel brano sono diversi, il primo è quello dell’annuncio, in cui si riporta qualcosa che da essere solo “sentito dire” diventa annuncio riportato da testimoni oculari. Il secondo tema riguarda la ricerca di Dio: Giovanni Battista è in ricerca di Dio e per chi si pone con questo atteggiamento Dio risponde «in quell’ora», in un dato momento. Il terzo tema riguarda l’azione di Dio, che è sempre presente, per guardarla c’è bisogno di un metodo che Gesù insegna attraverso la Parola. Se ci poniamo in ascolto della Parola con l’obiettivo di ricercare Gesù, allora Essa ci rivelerà la presenza di Gesù, le sue azioni nella nostra storia e in quella dei nostri fratelli. Il quarto tema riguarda il contenuto di questi due momenti del brano che parlano dell’identità di Gesù e di Giovanni Battista. Gesù è colui che viene, ovvero è presente e nella Sua azione di venire agisce, il primo momento esprime dunque il riconoscimento di Gesù e la richiesta di fiducia in Lui. Il Battista invece è colui che è mandato a dire se è Gesù colui che viene: egli è l’unico che pone una domanda chiave nella visione della realtà, ha un intuito (non un dubbio) rispetto alla persona di Gesù. Il fatto di porre la domanda è segno che Giovanni ha già compreso, perché comincia a pensare che Gesù è colui che viene.
Sulla base di quanto letto, la prospettiva concreta della nostra lectio divina è guardare la presenza di Gesù nella nostra vita. Se nella lectio se si appiattisce su una mera meditazione avulsa dalla vita, diventa sterile, accademica, arida. Il metodo consiste in un ascolto proficuo della Parola che parte dalla ricerca di Dio. Se siamo in ricerca, infatti, la Parola ci parla in maniera profondamente diversa. Sant’ Agostino riferisce che è Cristo – il Maestro interiore – che ci spiega la Parola per poterla comprendere. L’identità di Gesù è quella di Colui che viene adesso, nella nostra vita, il Messia non è venuto solo nel passato, la fede della sua presenza è adesso nella nostra storia.