36) Lc 8, 9-18 –  25/11/2020

1. Il testo

9Gli chiedevano i suoi discepoli che cosa fosse quella parabola. 10Egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio, agli altri [è dato] in parabole, affinché vedendo non vedano e udendo non intendano. 11Questa è la parabola: «Il seme è la parola di Dio. 12Quelli sulla strada sono coloro che ascoltano, poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, affinché non credendo siano salvati. 13Quelli sulla pietra [sono] coloro che quando ascoltano con gioia accolgono la parola, e costoro non hanno radice, credono per un tempo e in tempo di tentazione si distaccano. 14Quello caduto nelle spine, costoro sono quelli che avendo ascoltato, e camminando sottoposti alle preoccupazioni e alla ricchezza e ai piaceri della vita soffocano e non giungono a maturazione. 15Quello [caduto] nella terra buona, costoro sono quelli che ascoltano la parola con cuore bello e buono, la trattengono e portano frutto con sottomissione.

Nessuno, presa una lampada, la nasconde con un vaso o la pone sotto un letto, ma [la] pone sul lucerniere, affinché quelli che entrano vedano la luce. 17Non infatti c’è cosa nascosta che non diventi manifesta, né cosa segreta che non sarà conosciuta e [che] sarà venuta a manifestazione. 18Guardate dunque come ascoltate. [A] Chi infatti ha, a lui sarà dato. E [a] chi non ha, anche ciò che ritiene di avere sarà tolto da lui».

2. Il messaggio

                Il brano va letto chiaramente in continuità con il precedente. E’ diviso in tre parti, la prima ai vv. 9-10; la seconda ai vv. 11-15; la terza ai vv. 16-18.

Gesù parla di una scelta: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio, agli altri [è dato] in parabole affinché vedendo non vedano e udendo non intendano.». Il verbo “conoscere” è molto importante, si sta parlando di un ascolto della Parola volontariamente connotato da una incomprensione. D’altro canto, nella spiegazione della parabola non compare il verbo “conoscere”; anche nel caso in cui si parla del seme buono, il seme che porta frutto non è il seme che capisce, ma il seme che ascolta, trattiene. Ci si deve dunque liberare delle pre-comprensioni, delle idee nostre sulla Parola, secondo le quali bisogna necessariamente “capire” per portare frutto.     

La spiegazione a partire dal v. 11 parla di vari tipi di persone. 12Quelli sulla strada sono coloro che ascoltano, poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, affinché non credendo [non] siano salvati. Si rimanda a una forma di ostilità, di disprezzo nei confronti della Parola che causa il fatto che essa non venga presa dentro di sé, rimane a livello superficiale. Il luogo in cui la Parola viene o non viene accolta è il cuore dell’uomo. Il diavolo è colui che ruba dai nostri cuori la Parola, non vuole che nel nostro cuore si fermi la Parola di Dio. Le parole non credendo non siano salvati ci ricordano che la fede è la condizione per essere salvati. Senza Parola, non c’è fede, non ci possiamo salvare, non ci possiamo aggrappare a null’altro. Se manchiamo di fiducia nei confronti di Gesù, in cosa abbiamo fiducia? Se abbiamo riposto fiducia non in Dio, ma in altro, cosa può salvarci?

13Quelli sulla pietra [sono] coloro che quando ascoltano con gioia accolgono la parola, e costoro non hanno radice, credono per un tempo e in tempo di tentazione si distaccano. In questo caso si parla di un terreno con pietre, il problema è che dopo l’ascolto non ci sono radici. La Parola, nella tentazione, viene allontanata perché porta ad affrontare dei problemi: questo atteggiamento è descritto come una mancanza di radice. La radice è ciò che ci permette di continuare ad accogliere la Parola nonostante la tentazione. La tentazione, come nel caso della strada, ha uno scopo: rubare la Parola dal nostro cuore. La mancanza di radici è dunque mancanza di fede, mancanza di fiducia nel fatto che la Parola è Verità. Quando siamo nella tentazione dobbiamo fidarci della Parola, anche se c’è un momento di prova. Questo significa essere saldi: affidarsi nonostante la tentazione.   

14Quello caduto nelle spine, costoro sono quelli che avendo ascoltato, e camminando sottoposti alle preoccupazioni e alla ricchezza e ai piaceri della vita soffocano e non giungono a maturazione. Si tratta di coloro che hanno ascoltato, ma hanno sottoposto il loro cuore a preoccupazioni, ricchezze, piaceri. Non è la Parola a soffocare, ma loro stessi. In questo caso è dunque il cuore ad essere soffocato, perché si sceglie di sottoporre la propria vita ad altro, e non si sceglie la Parola. Il verbo “sottoporre”, in effetti, ritorna spesso nella parabola. Se decidiamo che la nostra vita dipende dalle preoccupazioni, dalle ricchezze, dai piaceri, automaticamente soffochiamo la Parola. Sono le nostre scelte che soffocano la Parola. In effetti, in questo caso la Parola non compare, non è presente. Sembrerebbe quasi che non ci sia una scelta nei confronti della Parola, ma una conseguenza nel metterla in secondo piano.

15Quello [caduto] nella terra buona, costoro sono quelli che ascoltano la parola con cuore bello e buono, la trattengono e portano frutto con sottomissione. Ci viene descritto un atteggiamento di completezza. Si tratta di due operazioni che sono l’esatto opposto degli errori menzionati nel secondo e terzo caso. Il verbo “trattenere” è l’opposto di “distaccare”; la sottomissione (hypomeino) richiama l’essere sottoposti del v. 14. Il sottostare richiama alla pazienza, all’essere sottomessi non certo alle preoccupazioni ma alla Parola. La completezza si ha quando si affrontano le tentazioni, senza distaccarsi, e quando si sottomette la propria vita non alle preoccupazioni, ma alla Parola, che ha il primato.

Come possiamo notare, non si tratta di atteggiamenti di comprensione: per portare frutto non è necessario comprendere la Parola. Ecco perché si possono salvare anche coloro che ascoltano per parabole. La salvezza non appartiene alla comprensione.

La comprensione entra in gioco nel terzo momento: Nessuno, presa una lampada, la nasconde con un vaso o la pone sotto un letto, ma [la] pone sul lucerniere, affinché quelli che entrano vedano la luce. Gesù si sta rivolgendo ai discepoli, sta spiegando perché a loro è stato spiegato il mistero (e lo fa con un’altra parabola!). La luce ricevuta non è fatta per stare nascosta “sotto” (ritorna il concetto di sottomissione). Si parla della funzione dei discepoli: essi sono chiamati a manifestare la luce a coloro che entrano. Tutto dovrà essere manifestato.

                18Guardate dunque come ascoltate. [A] Chi infatti ha, a lui sarà dato. E [a] chi non ha, anche ciò che ritiene di avere sarà tolto da lui. Gesù si sta riferendo a coloro che hanno ricevuto la luce, a coloro che hanno da seminare il grano, a coloro che hanno fatto fruttificare la Parola (cfr. anche la parabola dei talenti, Mt. 25, 14-30). Parlando a chi non ha, si riferisce a coloro che non hanno fatto fruttificare, non hanno ascoltato ma hanno ritenuto di possedere la comprensione della Parola. La tentazione per i discepoli potrebbe essere di considerarsi salvi perché hanno capito la Parola. Di questo atteggiamento di supponenza Gesù mette in guardia. La Parola non si può afferrare, la Parola non ci appartiene. Ecco perché gli viene tolto ciò che “credono di possedere”.

Notiamo una dinamica tra coloro che hanno avuto in sorte di ascoltare senza capire, e che devono fidarsi ugualmente, e coloro che hanno avuto in sorte di capire per poter trasmettere ad altri. Essi si devono sottomettere. Possiamo chiederci: chi siamo? Anche a noi una parte della Parola è stata spiegata, ma una parte non la capiamo. Siamo sempre contemporaneamente persone in attesa di comprendere e persone che capiscono e trasmettono. L’essenziale è sempre ascoltare la Parola con gioia, trattenerla nel nostro cuore, sottometterci ad essa. Il Signore chiede a ciascuno, nella propria condizione, una sottomissione, una fiducia, un’accoglienza, che varia a seconda dei problemi della vita. Non ci esautora dalla fatica, ma ci esorta a dare il giusto peso alle preoccupazioni, a non dare troppo alle preoccupazioni ma fidarsi piuttosto della Parola. E’ il valore di fiducia nei confronti della Parola di Dio che deve crescere.     

3. Alcune domande per riflettere

  1. Mi ritengo tra coloro che hanno avuto la grazia della spiegazione del mistero o capisco in parabole?
  2. Ho mai fatto esperienza di una parola che mi viene rubata dal cuore?
  3. Quale tentazione mi ha fatto allontanare della parola?
  4. Quali elementi della mia vita mi soffocano?
  5. Ritengo di possedere la Parola o mi sento a servizio?