37) Mt 10,24-31
1. Il testo
24Non è un discepolo sopra il maestro, né un servo sopra il suo signore. 25è sufficiente al discepolo di diventare come il suo maestro e il servo come il suo signore. Se hanno chiamato il padrone di casa Belzebul, quanto più gli abitanti della casa. 26Non temeteli dunque. Niente infatti c’è di nascosto che non sarà svelato e di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che dico nelle tenebre ditelo nella luce, e ciò che dunque nelle orecchie ascoltate annunciatelo sui tetti.
28E non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete piuttosto chi può e l’anima e il corpo uccidere nella Geenna. 29Forse che due passeri non si vendono per una moneta? e uno di loro non cade sulla terra senza il padre vostro. 30Anche i capelli del vostro capo sono contati. 31Non dunque temeteli. Voi differite da molti passeri.
2. Il messaggio
Il modello
Il discorso apostolico va completandosi con un recupero del modello, che è il maestro. Tale recupero ha un senso preciso, presente anche nella versione lucana. E cioè la possibilità che lo stile del maestro e i contenuti della predicazione proposta incontrino lo sfavore degli ascoltatori. È in fondo il tema del brano precedente che mette in evidenza come la «consegna»sia la condizione più favorevole per potare testimonianza.
Queste parole di Gesù però aggiungono qualcosa. Nella possibilità che di fronte allo sfavore/consegna ricevuto questo possa essere compreso come fallimento. Pertanto il modello resta il maestro e la sua vicenda. Nessuno può pensare di portare la parola di Gesù sperando in uno svolgimento – ben diverso da quello che sarà il risultato – diverso da quello accaduto a Gesù. La frase successiva è chiara: «Se hanno chiamato il padrone di casa Belzebul, quanto più gli abitanti della casa». la contestazione sarà inevitabile. rispetto ad essa bisogna guardare Gesù.
Non essere intimiditi
Di fronte a questa situazione c’è la possibilità che il discepolo tema. Il fatto stesso della contestazione – che sembra in qualche modo endemico all’annuncio – come anche di coloro che la portano avanti. primo esempio sono coloro he hanno chiamato Gesù come capo dei demoni. Capovolgendo le sue intenzioni e la natura de suo messaggio.
Un messaggio vincente
Ma il messaggio è vincente anche se non accolto. è questo quello che Gesù sembra dire. Tutto sarà palese e chiaro a tutti. Per questo motivo l’ostilità al messaggio del vangelo non deve subire intimidazioni. Perché la sua verità si paleserà davanti a tutti.
Questo comporta che il messaggio – che pure è annunciato in modo riservato – deve essere annunciato a tutti. La riservatezza con la quale Gesù annuncia il messaggio non è un segno di debolezza dello stesso. Non serve per non essere contestati. il messaggio e forte e si manifesterà. Il modo col quale va annunciato però deve rispettare lo stile di Gesù, lo stile delle relazioni, lo stile del clima nel quale parlare del regno.
La lotta e la cura
Il timore di essere ucciso è l’ultimo livello di intimidazione. Che potrebbe inficiare la testimonianza. e dunque la sequela stessa. Questa sequela ha a che fare con una vera e propria lotta che emerge e rispetto alla quale l’uomo è teatro. La lotta tra Dio e il peccato. La parola di Gesù ne è in mezzo e contraddistingue il punto di riconoscimento della scelta. Una scelta scelta che nell’uomo è posta tra due morti: quella del corpo e quella dell’anima. Esse sono messe in contrapposizione.
Ora questa contrapposizione non avviene per dovere. Al fine di superare questo intendimento Gesù prosegue la sua spiegazione dicendo di fatto che Dio è al di sopra di ogni cosa che accade – non la subisce passivamente – e si prende cura di tutto. Fin dei passeri che sono per gli uomini di pochissimo valore. tanto più i questi ultimi.
Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? (Sal 8,5 e 144,3)
Sono due i Salmi che vengono alla mente ascoltando questa parola. entrambi hanno a che fare con la cura che Dio ha per l’uomo. Entrambi hanno con sé la medesima frase: che cosa è l’uomo perché di lui ti ricordi/curi, il figlio dell’uomo perché te ne curi/dia pensiero? La risposta è che simile, ma diversificata: il Sal 8 risponde raccontando che l’uomo è «poco meno di un Dio» e lodandolo perché lo ha messo a capo della creazione tutta. Il Sal 144 – più complesso – racconta della sua fugacità «L’uomo è come un soffio» e del suo essere combattuto, ma allo stesso tempo difeso da Dio. la vittoria che egli dona al suo consacrato diverrà motivo di «un canto nuovo» e di rinnovate benedizioni celesti per tutto il popolo che è beato per il fatto di avere il Signore come Dio.
3. Domande
- [La mia fede] «è sufficiente al discepolo di diventare come il suo maestro». Gesù spiega che ogni discepolo deve aspirare a diventare come il suo maestro, che è anche il suo modello. È possibile considerare qualcuno maestro che non sia anche proprio modello? Riconosco nella mia vita la tentazione che si affaccia e mi fa portare il vangelo a modo mio e non nel modo che Gesù chiede? qual’è il modo di Gesù e quale il mio?
- [Gli altri] «Non temeteli dunque». Le parole di Gesù presagiscono una forma di “insuccesso” umano nel vivere/portare il vangelo. Quanto mi spaventa il fatto che il vangelo umanamente sia motivo di allontanamento per me? Che questo possa avvenire finanche all’interno dei legami familiari? quanto è consolante sapere che il vangelo è però anche forma di comunione con altre persone?
- [La prassi] «Temete piuttosto chi può e l’anima e il corpo uccidere nella Geenna». Le parole di Gesù sono il segno di riconoscimento di quanto l’uomo si ponga nel combattimento tra Dio e il peccato. Un combattimento che ha a che fare con la vita e la morte: tanto che è posto tra la morte fisica e la morte dell’anima. quanto sono consapevole che allontanarsi da Gesù significa scegliere la morte dell’anima? Che la scelta rispetto alle sue parole è vita o morte? Quanto tendo a relativizzare questa scelta che invece è ineludibile?
- [Salmo 8,5/144,3] «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi». Il Salmo canta la cura che Dio ha per l’uomo e lo loda per questo, riconoscendo quanto prezioso è ai suoi occhi e quanto Egli lo difenda. Quanto sento lo sguardo amorevole di Dio nella mia vita? quanto sento di essere prezioso ai suoi occhi? Ho mai accolto il pensiero che Dio non si curi di me? Come capisco questo pensiero alla luce delle parole delle parole di Gesù e dei Salmi 8/144?
4. Risonanze
v. 25è sufficiente al discepolo di diventare come il suo maestro e il servo come il suo signore. Se hanno chiamato il padrone di casa Belzebul, quanto più gli abitanti della casa.
- Meditando questa parola mi rendo conto che Gesù sottolinea tre aspetti che rispettivamente hanno a che fare con la relazione con lui, al come vivere nel mondo, e che sentimento nutrire. Del primo aspetto, riferisce che il maestro non è né sopra o sotto al servo o al discepolo ma sottolinea che quest’ultimo dev’essere come lui, questo implica che chi si mette alla sua sequela deve spingersi ad imitare il maestro nella vita, in modo da poter essere più prossimi a colui che si fa prossimo a noi.
- Non è poco per un discepolo diventare come il suo maestro e per un servo diventare come il suo signore. Riuscire ad allinearsi con il più alto riferimento della propria vita penso che sia un sfida davvero ambiziosa ma se il maestro è un maestro umile e il signore è un signore che serve il suo servo allora… nulla è quello che pensiamo secondo la nostra logica umana che è passione, carnalità, superamento del prossimo, eccellenza, primato, invidia, rivalità e tutto il tormento che da queste ne deriva.
v. 28E non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete piuttosto chi può e l’anima e il corpo uccidere nella Geenna.
- Il secondo aspetto, fa riferimento al concetto del timore, più volte ripetuto nel brano. Questo timore sembra essere il sinonimo dell’amore di Dio per noi, in quanto mette in allerta su quali possono essere le condizioni di pericolo in cui si può incorrere.
- La paura ha a che fare con una movimento interiore rispetto a qualcosa che spesso viene da fuori. La paura si genera dentro di noi, come reazione ad uno stimolo negativo che viene dall’esterno e si proietta nuovamente verso l’esterno. E’ curioso come la paura incida sia sul corpo che nell’anima. Nella nostra quotidianità può capitare di avere paura di affrontare dei rischi che possono avere ripercussioni sul nostro presente e sul nostro futuro, sulla nostra salute, sul nostro benessere, sulle persone che amiamo…non abbiamo l’abitudine a temere qualcosa che può avere ripercussioni sulla nostra o sull’anima delle persone che amiamo. Secondo la nostra percezione ristretta al campo visivo, siamo prima di tutto corpo e ci preoccupiamo primariamentedi questo: difendere e proteggere il nostro corpo come l’unico mezzo possibile per poter vivere …ingannandoci, evidentemente secondo le parole di Gesù. L’anima è qualcosa che spesso tendiamo a non considerare sufficientemente ed a sottovalutare, rispetto a un qualcosa che si fa notare, qual è il corpo. Gesù, però, ci rivela una cosa nuova e cioè di non avere paura di coloro che uccidono il corpo perché non possono uccidere l’anima. L’accento è posto su coloro, cioè ne possiamo incontrare più di uno nell’arco della nostra vita che può attentare al nostro corpo ma nessuno di loro può farci nulla di grave perché la nostra anima vivrebbe comunque. Ho l’impressione che con questa frase Gesù stravolge completamente tutta la nostra visione e che ci dica che è l’anima la parte vitale di noi, non il corpo, e di temere perciò Colui, che è uno solo ( non coloro che possono essere diversi) che ha il potere di uccidere anche l’anima oltre al corpo….che ha il potere di estinguerci per sempre.
v.31Non dunque temeteli. Voi differite da molti passeri.
- Infine, ultimo aspetto, è la fiducia : si può scegliere di vivere come il maestro stando attenti a chi vuole rubarci l’anima se riponiamo la fiducia in Lui, dove seguirLo significa differire dai molti passeri.