38) Mt 10,32-42

1. Il testo

32Chi dunque concorderà con me davanti agli uomini, anche io concorderò con lui davanti al padre mio che è nei cieli. 33Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anche io lo rinnegherò davanti al padre mio che è nei cieli. 34Non crediate che sia venuto a gettare pace sulla terra. Non sono venuto a gettare pace ma spada. 35Sono venuto a separare uomo da suo padre e figlia da sua madre e nuora da sua suocera, e i nemici dell’uomo [saranno] gli abitanti della sua casa. 37Chi ama padre o madre sopra me non è degno di me, e chi ama figlio o figlia sopra me non è degno di me. 38E chi non prende la sua croce e segue dietro me non è degno di me. 39Chi ha trovato la sua vita la perderà e chi avrà perso la sua vita a causa mia la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie chi mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta nel nome di profeta riceverà la ricompensa di profeta, e chi accoglie un giusto nel nome di giusto riceverà la ricompensa di giusto. 42E chi dovesse dissetare uno di questi più piccoli con un solo bicchiere fresco in nome di discepolo, in verità dico a voi, non perderà la sua ricompensa.

2. Il messaggio

Confessare

      La conclusione del discorso apostolico è estremamente concreta. Esso è iniziato con una esigenza (10,1-10) – quella delle molte folle/pochi operai – è proseguito  con le istruzioni della predicazione (10, 11-15), con la profezia delle persecuzioni (10,16-23) e la necessità di non temerli (10,24-31). Adesso si completa con azioni che nel rapporto con gli altri mettono in gioco il rapporto con Gesù.

      La prima di esse è confessare. Si tratta di un verbo che letteralmente significa concordare, ma che viene usato in ambito liturgico per esprimere il proprio credo. Gesù mostra che le difficoltà inevitabilmente mettono in luce il rapporto con lui. Essere d’accordo con lui in un contesto in cui questo comporta persecuzione comporta il riconoscimento da parte sua davanti al padre. Ma seguire il rinnegamento del mondo significa di fatto scegliere di rinnegare il rapporto con Lui.

La prova della spada

      La parola di Cristo in tal senso crea separazione. La prova del rapporto con Lui è la prova della spada. Innanzitutto di una parola che è «viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto» (Eb 4,12-13). Per seguirla è necessario rinnegare se stessi.

      Ma non solo. La prova della spada non riguarda solo la propria interiorità, ma anche le relazioni. Quelle che per mezzo di questa spada vengono distanziate. E dunque chiede l’accettazione della separazione anche da coloro che non accettandola si trovano ad essere – o scoprirsi? – più distanti tra loro. Una separazione che in realtà è molto più radicale di quanto si possa pensare, perché riguarda anche l’attaccamento verso la propria vita stessa. Questo attaccamento impedisce di rendere la croce e seguire Gesù.

La separazione

      La parola usata da Gesù «separare» va meglio spiegata in relazione all’azione del nemico che sembrerebbe la stessa. In realtà le parole in greco sono diverse. L’operazione del diavolo è quella di mettere in mezzo, di frapporsi, creare una distanza tra due realtà: diabàllo. L’operazione di Gesù è quella di separare, cioè dividere in due: dikàzo. Essa fa riferimento alla manifestazione di una verità più profonda: l’amore  che viene solo da Dio. La separazione prima e fondamentale dell’uomo è quella che si compie da Dio e poi ha come conseguenza le relazioni tra uomini, finanche quelle più intime. L’azione di Gesù manifesta la trasparenza di questa verità.

L’accoglienza

      All’opposto della separazione c’è l’accoglienza. Un’accoglienza che ha come orizzonte sempre Gesù. In altre parole, come confessare Gesù significa talvolta accettare la separazione dalle relazioni più care, così significa anche accogliere chi viene nel suo nome. La persona di Gesù diventa l’orizzonte in cui vanno comprese tutte le azioni di accoglienza: dall’apostolo e profeta fino ai più piccoli. Accogliere costoro significa accogliere lui.

Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada scampami dagli empi (Sal 17,13)

Si tratta di un Salmo che è invocazione di aiuto al Signore da parte di un innocente insidiato da iniqui. In questa sua espressione egli invoca il Signore perché con la sua «spada» affronta e abbatta il nemico che come leoncello si apposta in agguato. L’immagine figurata permette di comprendere la difesa del Signore proprio mediante la spada, cioè la sua parola. Una parola che divide, ma che allo stesso tempo protegge. Così ciò che a primo ascolto potrebbe sembrare un sacrificio che Gesù chiede ai suoi discepoli di compiere per Lui diventa – con occhi diversi – una difesa dello stesso di fronte a tutto ciò che è inautentico e perituro.

Domande – 10,32-42

  1. [La mia fede] «Chi dunque concorderà con me davanti agli uomini». La fede non si può risolvere con il rapporto personale con Gesù, ma coinvolge – proprio come l’amore – anche il rapporto con gli altri. Nel senso che essa va professata pubblicamente allo stesso modo come è vissuta nell’intimo o nel luogo di culto. Esiste una differenza tra la fede che porto dentro il cuore e quella che professo? Qual’è la causa che determina questa differenza? Quale delle due è quella autentica? Cosa la rende meno autentica: un fattore esterno o interno?
  2. [Gli altri] «Non sono venuto a gettare pace ma spada». Le parole di Gesù chiedono una scelta interiore che lo ponga al d sopra di ogni altra realtà a cui si è legati. La «separazione» non è la tentazione del diavolo che si frappone, ma la manifestazione della verità che ogni amore che non parte da Dio in realtà è finto. Quanto sono consapevole che l’amore che ho per un’altra persona va messo alla prova rispetto all’amore verso Dio? E che il rifiuto dell’amore verso Dio dice la carenza del mio amore verso l’altro? Credo che la divisione che Gesù viene a creare è la manifestazione di una divisione che portiamo dentro e che ha come origine la divisione della relazione con Dio?
  3. [La prassi] «Chi accoglie voi accoglie me». Le parole di Gesù ci chiedono accoglienza anche oltre i nostri orizzonti di sensibilità o i nostri criteri umani. L’accoglienza va compiuta perché anche nei più piccoli c’è lui. come si concretizza questa accoglienza nella quotidianità della mia vita? Chi sono per me questi più piccoli? Chi sono
  4. [Salmo 17,13] «Sorgi, Signore, con la tua spada scampami dagli empi». Il Salmo canta la richiesta di aiuto di un uomo che vede nella parola del Signore una difesa. Quanto la parola del vangelo è per me difesa e quanto mi appare come attacco alle mie certezze/sicurezze/attaccamenti? Quale delle due visioni mi si presenta più spesso? Come sono solito reagire di fronte ad esse? 

3. Risonanze

vv.32-33Chi dunque concorderà con me davanti agli uomini, anche io concorderò con lui davanti al padre mio che è nei cieli. Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anche io lo rinnegherò davanti al padre mio che è nei cieli.  

  • Ancora una volta Gesù ci mostra come le cose della terra e le cose del cielo sono collegate indissolubilmente. Gesù lascia a noi la scelta di concordare con lui o rinnegarlo ma avverte che lo stesso atteggiamento si riprodurrà nel cielo davanti a Dio Padre. Per me questo è un invito ad una profonda riflessione: prima di compiere una qualunque azione quotidianamente e prima di proferire una qualunque parola pensiamo bene a ciò che implica perché in ogni azione, che siamo chiamati a compiere, può “nascondersi” la presenza di Gesù e l’esito di quella azione può tradursi in una accoglienza o in un rifiuto della parola di Gesù e quindi di Gesù stesso,  come pure ogni parola che pronunciamo quotidianamente può essere occasione per accogliere o rinnegare Gesù.
     

v. 34Non crediate che sia venuto a gettare pace sulla terra. Non sono venuto a gettare pace ma spada.

  • La spada in questo brano sembra avere un valore costruttivo più che distruttivo. Perché divide ciò che è male da ciò che bene per fine più grande che è Dio. Quindi la spada, in questo caso sembra essere, simbolicamente, la parola di Dio che chiede all’uomo una ferma e grande scelta di seguirlo interamente con tutto se stesso, e che niente e nessuno deve anteporre a questa sequela.
  • La parola spada mi rievoca l’immagine di Pietro che nell’orto degli ulivi usa la spada per difendere Gesù e taglia l’orecchio ad uno di quelli che sono venuti a prendere Gesù. La spada taglia, la spada ferisce, la spada è un’arma usata per difendersi.  Mi domando che accezione abbia la spada in questo contesto.  

vv.37-38 Chi ama padre o madre sopra me non è degno di me, e chi ama figlio o figlia sopra me non è degno di me. E chi non prende la sua croce e segue dietro me non è degno di me.  

  • Questo brano, è stato fondamentale nel personale cammino di lectio divina, diverse volte abbiamo incontrato questa parola e diverse volte abbiamo ascoltato il frate ripetere queste parole con il concetto di “centralità” di Gesù nella nostra vita, e che Gesù non ne è un ingrediente ma è il tutto.
    Questa parola tanto forte, tanto diretta e tanto chiara è dura da accettare nella sua applicazione,  è una strada percorribile altrimenti Gesù non lo avrebbe proposto per cui si può fare, ma qualche difficoltà può presentarsi e comportare momenti di scoraggiamento ma a ben guardare  è sempre lo stesso Gesù che con la sua parola conforta e sprona a camminare in questa direzione “chi non prende la sua croce e segue dietro me non è degno di me”, non è facile ma questa difficoltà va abbracciata e portata.
    Per essere degni, meritevoli di lui dobbiamo imitarlo, lui stesso ha dato un ordine alle relazioni ponendo al primo posto Dio. Lui stesso ha messo da parte se stesso e si è caricato della croce, e se decido di seguirlo perché io non dovrei amarlo prima di ogni altro affetto?
  • Per essere degni di Gesù bisogna saper prendere la propria croce e seguirlo cioè bisogna caricarsi del peso dei propri affanni e seguire Gesù imitandolo, forse,  ma anche per poter portare a lui quel peso. Gesù non ci da la risoluzione di tutti i problemi ma ci insegna come portarli dietro di Lui a Lui.