39) Lc 8, 40-48 – 13/12/2020
1. Il testo
40Nel tornare Gesù, la folla lo accolse. Erano infatti tutti ad aspettare lui. 41Ed ecco venne un uomo il cui nome era Giairo e costui [era] capo della sinagoga, e caduto ai piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa, 42poiché aveva una figlia unigenita, dodicenne di età, ed ella stava morendo. Nel condurlo, le folle lo soffocavano. 43E una donna che era con un flusso di sangue da dodici anni – la quale [avendo perso con i medici tutta la sua vita] non era stata potuta curare da nessuno, 44avvicinatasi da dietro, toccò la frangia del suo mantello e immediatamente cessò il suo flusso di sangue. 45E disse Gesù: «Chi [è] colui che mi ha toccato?». Negando tutti, Pietro disse: «Capo, le folle ti circondano e ti schiacciano». 46Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto una forza uscita da me». 47Avendo visto la donna che non era rimasta nascosta, tremante venne e, gettatasi davanti a lui, annunziò davanti a tutto il popolo il motivo per il quale lo aveva toccato e come era stata guarita immediatamente. 48Quegli le disse: «donna la tua fede ti ha salvato. Vai in pace».
2. Il messaggio
40Nel tornare Gesù, la folla lo accolse. Erano infatti tutti ad aspettare lui. 41Ed ecco venne un uomo il cui nome era Giairo e costui [era] capo della sinagoga, e caduto ai piedi di Gesù lo pregava di entrare nella sua casa, Dopo la traversata, Gesù va verso la regione dei Geraseni – la Decapoli, zona pagana, avvengono la grande tempesta e l’esorcismo, in seguito Egli ritorna e la gente lo attende.
Per capire in che modo la gente lo attende, ricordiamo che Gesù aveva appena resuscitato il figlio della vedova, leggiamo i versetti successivi: lo attendono in maniera asfissiante (cfr. i vv. 42: «le folle lo soffocavano», v. 45 «ti circondano e ti schiacciano»). Si tratta di folle che cercano in qualsiasi modo di venire a stretto contatto con Gesù. E’ un tratto molto importante perché è anche l’espressione della fede dell’emorroissa: avere fede e toccare Gesù sono due cose che vanno insieme.
Mentre accade questo, un uomo che è a capo della Sinagoga di nome Giairo, si getta ai piedi di Gesù (è un gesto di venerazione) e lo prega. Quest’uomo non chiede a Gesù di venire a guarire la figlia, ma di entrare nella sua casa. Questo ricorda molto l’episodio del centurione (Lc 7, 1-10): «Io non sono degno che tu entri…ma dì’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito», ma anche quello immediatamente precedente della tempesta sedata nelle conclusioni raggiunte, secondo le quali se Gesù è sulla barca, questa non affonda. Per Giairo sarebbe sufficiente che Gesù entri nella propria casa, non che lui intervenga per guarire la figlia, perché basterebbe la sola presenza di Gesù nella casa a cambiare la situazione.
In questi paralleli possiamo sicuramente intravedere forme differenti di fede che si manifestano nei confronti di Gesù e può essere importante metterle a confronto anche per capire dove noi ci possiamo collocare: la nostra fede è come quella del centurione? O come quella del capo della sinagoga? O della donna? Emergono vari gradi di fede.
Il motivo per cui l’uomo prega Gesù di entrare nella sua casa ci viene spiegato dall’evangelista: lo pregava di entrare nella sua casa, 42poiché aveva una figlia unigenita, dodicenne di età, ed ella stava morendo. Mentre Gesù è condotto da quest’uomo, le folle si stringono attorno a Gesù e lo soffocano. In tutta questa situazione una donna- che ci viene descritta nella sua storia- si avvicina da dietro e sfiora la frangia del suo mantello.
Da questa descrizione emerge una cosa evidente: da un lato c’è una pressione molto fisica, quasi violenta, oppressiva nei confronti di Gesù di gente che gli sta attorno e vuole entrare in qualche modo in contatto con lui, dall’altra parte c’è una donna che riesce a malapena a toccare una frangia, un lembo, l’estremità del mantello di Gesù e succede qualcosa. C’è una contrapposizione tra la violenza delle folle e la delicatezza del gesto della donna.
La donna viene descritta come una che ha flusso di sangue da dodici anni e che: [avendo perso con i medici tutta la sua vita] non era stata potuta curare da nessuno,. L’annotazione si trova solo nel vangelo di Luca e significa che la donna ha “perso” tutta la vita per curarsi con i medici ma nessuno ci è riuscito. Questo «perdere» e questa impossibilità di essere «curata» è in contrapposizione con l’azione di Gesù che invece la «guarisce» e la «salva».
44avvicinatasi da dietro, toccò la frangia del suo mantello e immediatamente cessò il suo flusso di sangue. Tecnicamente la donna guarisce, ma la guarigione non è ancora la salvezza.Non dimentichiamo inoltre che nella cultura di Israele una donna con il flusso di sangue non può avvicinarsi alle funzioni del tempio e religiose perché considerata impura e quindi non può pregare nei luoghi dove questa purità è richiesta.
Quando questo accade Gesù avverte che qualcuno lo ha toccato: 45E disse Gesù: «Chi [è] colui che mi ha toccato?» Gesù, nonostante tutti lo tocchino con insistenza, avverte il tocco della frangia del mantello. Possiamo chiederci cosa significhi toccare Gesù, cosa significhi venire a contatto con Gesù? Significa toccarlo fisicamente? Dal brano sembrerebbe di no, tanto è vero che quando Gesù chiede questo tutti negano.
L’unico che ha il coraggio di far notare l’evidenza dei fatti è Pietro: Negando tutti, Pietro disse: «Capo, le folle ti circondano e ti schiacciano». A lui Gesù risponde: 46Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato, io infatti ho conosciuto una forza uscita da me». E’ come se non fosse stato Gesù a guarire volontariamente la donna, ma come se la forza fosse uscita da lui per la Fede della donna. Gesù infatti si accorge di qualcosa perché ha sentito qualcosa che è accaduta dentro di lui: sembra quasi l’atto del pregare produce da sé stesso l’esaudimento, quasi fosse una cosa automatica.
47Avendo visto la donna che non era rimasta nascosta, A questo punto la donna riconosce che non è rimasta nascosta. Questo ricorda molto l’immagine di Adamo nel cap. 3 della Genesi: dopo il peccato, Adamo si nasconde ma Dio passeggia e gli chiede dov’è; Adamo, poiché ha paura, gli risponde.La donna trema, ha paura, si nasconde e questo è un modo diverso per raccontare come questa donna ha fatto veramente esperienza della potenza di Dio ed è rimasta spaventata.
Il sentimento della donna dopo la guarigione è di stupore, paura e riporta sempre al nostro sentimento nei confronti di Dio che è di timore, espressione del peccato. Luca lo ribadisce sempre: chiunque viene a contatto con Gesù ha questa dimensione di paura che poi è superata perché questa donna, con coraggio (il coraggio è altro aspetto della Fede) venne e, gettatasi davanti a lui, annunziò davanti a tutto il popolo il motivo per il quale lo aveva toccato e come era stata guarita immediatamente. La donna fa la sua confessione di Fede, annunzia a tutti il motivo per il quale lo ha toccato e che è stata guarita immediatamente.
48Quegli le disse: «donna la tua fede ti ha salvato. Vai in pace». La domanda è: di quale Fede si tratta? Ci sono due momenti: la donna tocca Gesù; la donna si prostra davanti a Gesù. In cosa Gesù riconosce la Fede di questa donna? Non è semplicemente perché che la donna ha toccato ed è stata guarita ma perché dà testimonianza di Dio con Gesù , davanti al popolo.
La fede non è, come potremmo avere la tentazione di considerarla, una realtà intimistica (che si esaurisce nell’intimo della nostra esperienza dell’anima) ma deve avere sempre una dimensione di testimonianza anche all’esterno, perché la Fede esprime una realtà che ha a che fare anche con gli altri, non si chiude tra noi e Gesù. Tutte le volte che rinchiudiamo la fede in un luogo la stiamo mutilando perché le stiamo togliendo la dimensione determinante.
3. Alcune domande per riflettere
- In che modo aspetti il Signore?
- Quanta fiducia metti nei rimedi umani e quanta nel Medico celeste?
- In che modo entri in contatto con Gesù?
- La tua fede si esercita interiormente/in chiesa o è anche testimoniata?