40) Mt 11,16-24 – 05/06/24
L’apatia di questa generazione
Dopo aver parlato di Giovanni Battista come il più grande dei profeti e del Regno instaurato dopo la sua predicazione, Gesù passa a parlare della generazione presente. Una generazione che evidentemente ha ricevuto tanto, ma che sembra non aver risposto adeguatamente. Gesù la paragona a una situazione di apatia. Di fronte al suono del canto essi non si sono lasciati coinvolgere né da melodie tristi né giocose. Sono stati incapaci di sintonizzarsi con il suono prodotto.
Una generazione giudicante
Fuori metafora si tratta della predicazione del Battista, rigida e intransigente, accompagnata da una condotta di vita estremamente ascetica. Giudicata da costoro come demoniaca. All’opposto della predicazione di Gesù, segnata dal principio di misericordia, che lo ha condotto vicino a pubblicani e peccatori, mangiando e bevendo con loro. Giudicata però come lassista.
Ma il vero giudizio è quello della sapienza che è stata «giustificata» dalle sue opere. Si tratta della sapienza divina che evidentemente ha diversi modi di agire – intransigenti come misericordiosi – e la cui giustizia è riconosciuta tale dalle sue opere. Non da coloro ai quali erano state indirizzate.
Peggio che i pagani
Questo produce conseguenze terribili. Che sono frutto di un vero e proprio rifiuto. I miracoli sono segni straordinari (fuori dall’ordine naturale) della potenza di Dio che agisce nel mondo. Non solo per beneficare l’uomo, ma soprattutto per accreditare il suo inviato e la sua predicazione. Accogliere questi miracoli deve portare alla conversione. Cioè alla conformazione di vita rispetto alla parola da riconoscere come proveniente da Dio.
Quando questo non avviene le conseguenze sono terribili: Tiro e Sidone, due città pagane, avranno giudizio meno duro di Corazin e Betsaida. Il principio del giudizio non è infatti assoluto, ma relativo a quanto si è ricevuto. Da questo punto di vista il «guai» di Gesù rimane esclamazione di compiangimento, non di punizione. Che è piuttosto osservata all’orizzonte.
Peggio che i più incalliti peccatori
Ed è per questo che Cafarnao è in una situazione particolare. È la città dove Gesù ha posto la sua abitazione (casa di Pietro) e dove ha abitato di più. Questo è certamente fonte di grazie. Ma di grazie rifiutate. La sua condizione è paragonata e considerata peggiore di quella di Sodoma e Gomorra, città annientate dall’ira divina per la loro lontananza dai comandamenti divini. E soprattutto per la loro compattezza nel peccato. In questo caso sembra che il peccato possa essere quello di superbia. Cioè di considerarsi superiore – fino al cielo – rispetto agli altri. Privilegiati di Dio. Eppure essa è peggiore dei più incalliti peccatori.
[Salmo 103,11] «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono».
Questo Salmo emerge dal parallelo con Is 55,9, dove il profeta parlando per Dio chiede che «l’empio abbandoni la sua via» (55,7), mostrando che «quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (55,9). Solo la Sapienza di Dio riesce a scovare la sua presenza nella storia. Nessun giudizio umano potrebbe. Richiamando questo passo il Salmo 103 lo coniuga per la misericordia, che rimane l’orizzonte all’interno del quale ogni parola e azione di Dio va collocata, anche quella più rimproverante. Perché mura alla salvezza. Così il Sal 103,11 afferma che «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono». Egli conosce l’umana debolezza e non pretende nulla più delle possibilità. Ma che l’uomo lo tema. Cioè si sforzi di vivere alla sua presenza.
Domande – Mt 11,16-24
- [La mia fede] «A chi paragonerò questa generazione?». La parola di Dio non solo rivela, insegna e sprona, ma anche dice di noi stessi. Alla luce di questa parola come capisco la mia generazione, l’ambiente in cui vivo, e la risposta della mia vita?
- [Gli altri] «La sapienza è stata giudicata giusta dalle sue opere». Sia la predicazione del Battista, rigida e intransigente, che quella- accogliente e misericordiosa – di Gesù provengono dalla sapienza divina. Il che mostra che per riconoscere la presenza di Dio è necessario uscire dai propri gusti/preferenze/giudizi. Quali sono le idee che ho di Dio? Sono certo che esse non mi precludano – come paraocchi – di vedere la sua presenza che agisce nella storia e nella mia vita?
- [La prassi] «Guai a te Corazin, guai a te Betzaida». Le parole di Gesù mostrano il principio secondo il quale «a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più (Lc 12, 48)». E che di fronte a questo saltano i modi di vedere più comuni: i privilegiati indifferenti sono considerati peggiori dei pagani e dei peccatori più incalliti. Quali sono i miei criteri di giudizio del peccato? Quanto il peccato è un’azione semplicemente immorale e quanto è un’azione che offende Dio?
- [Salmo 103,11] «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono». Il Salmo proclama la fiducia nella misricordia di Dio e la necessità di vivere alla sua presenza. Quanto la mia giornata riflette la presenza di Dio? Quanto penso che Dio si interessi di me e delle mie vicende? Quanto sono tentato di pensare che egli è troppo in alto per occuparsi di noi? Quanto sono consapevole che questo pensiero coincide con una tentazione? E che nega di fatto l’amore di Cristo che si è incarnato ed è morto per noi?