45) Mt 12,22-32 – 02/10/24
Cecità e mutismo
Stride la guarigione di Gesù del demonio cieco e muto. Non tanto per la guarigione in se stessa – egli ne sta compiendo tante – ma per la sua relazione con l’ostinazione dei farisei. Che questa volta di fronte a questo gesto chiarissimo si oppongono non solo a Gesù, ma alla folla che si interroga sulla sua identità: «che egli non sia il Figlio di Davide?».
Alla domanda della folla segue la risposta sillogistica dei farisei. Egli non può essere ciò che pensate potrebbe essere. L’espressione di Matteo è più sottile di quella di Marco e Luca. Per lui gli scribi fanno un ragionamento che arriva a conclusione «Costui non scaccia i demoni se non nel principe dei demoni, Beelzebul». Non potrebbe farlo se non in quel nome. Egli non può essere il messia.
Divisione e cecità
Gesù conosce i loro pensieri e si rivolge a loro entrando nel dialogo. E spiega con un ragionamento logico. Il primo principio è implicito: se qualcuno potesse scacciare se stesso, implicherebbe la divisione di sé. Segue il passaggio consequenziale: la divisione di sé comporta la sua rovina (desertificazione/crollo). L’applicazione a Satana è: se questo fosse vero di Satana il suo regno non potrebbe reggersi.
Il secondo passaggio riguarda Gesù. Una volta evidenziato che il regno di Satana non è diviso c’è da chiedersi Gesù in chi scacci demoni. Gesù come i loro figli, perché il principio rimane: Satana non si può scacciare da solo. Saranno essi che li giudicheranno. perché queste parole si rivolgono anche contro di essi. Se dunque Gesù scaccia i demoni per mezzo dello Spirito di Dio allora il Suo Regno è arrivato. Li ha preceduti. È già presente. ed essi sono ciechi.
Una nuova spiegazione conferma la loro cecità che non intende che solo uno più forte di satana può scacciarlo. Dio è più forte di Satana. Il che dice di Dio. e dice di Gesù.
La scelta del Signore
La conclusione di Gesù mostra le conseguenze di tutto questo per la vita dell’uomo. Rifiutare l’azione di Dio significa essergli contrario. E significa disperdere ciò che si è conquistato, perché ciò che non è sotto il dominio di Dio lo è sotto quello del suo nemico. La condizione dell’uomo è quella di essere servitore dell’Uno o dell’altro.
Questo svela la pretesa di questi farisei di essere essi stessi giudici della presenza di Dio, in una posizione che non appartiene ad alcun uomo. E che lo preclude dalla salvezza, perché ne rifiuta l’azione che libera dal nemico. Di fatto confondendo tra Dio e il diavolo. E non per un inganno del secondo, ma per la presunzione di voler giudicare.
Sal 72,2.3: «Per poco non inciampavano i miei piedi, […] perché ho invidiato i prepotenti»
Il Salmo 72 è una preghiera del giusto che è tentato di invidiare i prepotenti – «vedendo la prosperità dei malvagi» – nella tentazione che Dio non si curi di ciò che fa l’uomo. La tentazione però svanisce quando egli entra nel tempio e comprende. Non ci viene detto cosa, ma solo che comprende. Perché è entrato nel tempio. Così, contro la tentazione che nega che Dio è più forte di Satana la preghiera e la visita ai luoghi santi libera il cuore. E gli rende una visione più serena delle forze in gioco.
Domande – Mt 12,22-32
- [La mia fede] «Chi non è con me è contro di me». Gesù mostra che rifiutare l’azione di Dio significa essergli contro. E dunque disperdere nella propria vita ciò che si è sforzato di conquistare. Perché ogni conquista che non è in Dio non è conquista. E ogni cosa che non è affidata a Dio è del suo nemico. Quali sono le conquiste della mia vita? Le riconosco come dono di Dio o come frutto della mia abilità?
- [Gli altri] «Costui non scaccia i demoni se non nel principe dei demoni, Beelzebul». La conclusione dei farisei sull’azione di Gesù sembra ricalcare un ragionamento umano che verte su questioni che riguardano Dio. E così essi sbagliano completamente il bersaglio rischiando seriamente per la loro salvezza. Quanto sono consapevole che le arbitrarietà sulla fede possono essere pericolose? Quanto mi affido a quanto la Chiesa insegna e quanto faccio da me? Quale il confine nella mia vita di fede?
- [La prassi] «Se non prima lega il forte?». La parola del vangelo ci insegna che Gesù è più forte del nemico. E che le azioni di bene e di male non hanno la stessa efficacia: le azioni di bene vincono sempre. Quanto sono affascinato dall’apparenza che il male sia vincitore? quanto penso che questo sia un inganno? Un’illusione scenica? Quanto il vangelo mi radica nella certezza che l’azione di bene produce il suo frutto anche al di la delle apparenze?
- [Salmo 8,3] «Per poco non inciampavano i miei piedi, […] perché ho invidiato i prepotenti». Il Salmo 72 è una preghiera del giusto che è tentato di invidiare i prepotenti, nella tentazione che Dio non si curi di ciò che fa l’uomo. La tentazione però svanisce quando egli entra nel tempio e comprende. Non ci viene detto cosa, ma solo che comprende. Quanto affido alla preghiera i miei dubbi? Quanto mi lascio trascinare da essi? Quanto Dio è presente nel mio combattimento interiore?