47) Lc 9, 51-62 -10/03/2021
- Il testo
51Avvenne nel compiersi i giorni della sua assunzione [che] egli rese il volto deciso nell’incamminarsi a Gerusalemme. 52E mandò messaggeri davanti al suo volto. E incamminatisi, entrarono in un villaggio di Samaritani per preparare per lui. 53E non lo accolsero, poiché il suo volto era incamminato a Gerusalemme. 54Avendo visto, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?». 55Voltatosi li ammonì. 56E si incamminarono verso un altro villaggio. 57E mentre camminavano per la strada uno disse verso di lui: «Ti seguirò per dovunque dovessi partire». 58E disse lui Gesù: «Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo fanno nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove poggiare il capo». 59Disse verso un altro: «Seguimi». Quello rispose: «[Signore] concedimi di partire prima per seppellire mio padre». 60Gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu, partito, annunzia il Regno di Dio». 61Disse anche un altro: «Ti seguirò, Signore, [ma] prima concedimi di distaccarmi da quelli della mia casa». 62Disse [verso di lui] Gesù: «Nessuno che mette mano all’aratro e guarda dietro è ben disposto per il Regno di Dio».
- Il messaggio
51Avvenne nel compiersi i giorni della sua assunzione [che] egli rese il volto deciso nell’incamminarsi a Gerusalemme. Nel brano troviamo alcuni verbi particolari la cui traduzione è funzionale a capire in che direzione esso si muove. Ci sono infatti quattro forme diverse dello stesso verbo: camminare (poréuomai).Si tratta di un momento in cui Gesù cammina e non si ferma.Possiamo chiederci da dove arrivi questo cammino deciso di Gesù, che fino a questo momento non è stata la caratteristica della sua Missione.Nei brani precedenti, infatti, lo abbiamo visto andare nei villaggi, nelle città, si è fermato nelle case delle persone anche per mangiare, ora non è più così.
Per comprenderlo dobbiamo porre attenzione al sostantivo analepsis, assunzione[1]. Esso esprime la meta di Gesù, che è quella di andare in alto, di essere “ricevuto in alto”. Gesù capisce che questa è la sua missione, ma prima di vivere l’assunzione Gesù deve passare per la Croce e per la morte.
Gesù vive tutto questo con grande determinazione: rende il suo volto deciso, si potrebbe anche tradurre “rende il suo volto duro”, ovvero nel volto di Gesù si legge la determinazione che mira a Gerusalemme.
52E mandò messaggeri davanti al suo volto. E incamminatisi, entrarono in un villaggio di Samaritani per preparare per lui. Tanto grande è la determinazione che Gesù comincia a mandare delle persone che gli preparano la strada, ovvero le cose da fare, per esempio dove dormire, dove trovare da mangiare, velocizza il cammino. Mentre sono in cammino, Gesù e i discepoli entrano in un villaggio di Samaritani che non li accolgono perché non sono in buoni rapporti con i Giudei, soprattutto sono in profondo disaccordo con il Tempio di Gerusalemme, tanto che si sono costruiti un loro tempio su un altro monte[2].I Samaritani non accolgono Gesù perché è diretto al Tempio di Gerusalemme, che è anche il luogo del loro conflitto con il mondo Giudaico.
54Avendo visto, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?». 55Voltatosi li ammonì.56E si incamminarono verso un altro villaggio. Di fronte a questa non accoglienza, la reazione di Giovanni e Giacomo sembra essere la stessa del v. 49 del brano precedente. Qui sembra che l’Autorità che loro hanno ricevuto da Gesù sia un’Autorità che è contro qualcuno, punitiva nei confronti di qualcuno. E Gesù, ancora una volta, li ammonisce perché non hanno capito che l’Autorità ricevuta è funzionale all’esercizio dell’avanzamento del Regno. Tutto questo viene detto mentre camminano, Gesù non si ferma neanche per discutere.
57E mentre camminavano per la strada uno disse verso di lui: «Ti seguirò per dovunque dovessi partire». 58E disse lui Gesù: «Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo fanno nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove poggiare il capo». 59Disse verso un altro: «Seguimi». Quello rispose: «[Signore] concedimi di partire prima per seppellire mio padre». 60Gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu, partito, annunzia il Regno di Dio». 61Disse anche un altro: «Ti seguirò, Signore, [ma] prima concedimi di distaccarmi da quelli della mia casa». Mentre Gesù è ancora in cammino vengono presentati tre casi di vocazione, due che si auto-dichiarano («ti seguirò»), uno in cui avviene una richiesta da parte di Gesù («seguimi»):emerge la presenza del verbo tipico della sequela (akolouthéo), è il verbo del discepolo e connota la discepolanza in tutti e tre i casi.
Un altro verbo che compare in tutti e tre i casi è quello che indica il “partire”, apérchomai, che in greco esprime un cammino che si allontana dal punto in cui si è. Partire significa: allontanarsi, è costruito con il prefisso apòche esprime sempre un distacco, una separazione, un “andar via da”, non è semplicemente lo stesso verbo dell’inizio del brano che è un generico camminare verso una direzione precisa che è Gerusalemme. Quindi, nel discorso e nel contesto in cui si trova Gesù in cammino verso Gerusalemme, partire significa seguire Gesù e per farlo bisogna accettare di allontanarsi dal posto in cui si è, da casa. Si tratta di un allontanarsi fisico, perché Gesù è in cammino.
Nel primo caso di vocazione spontanea, Gesù avverte che sebbene ogni essere vivente abbia un suo rifugio, nido, «il figlio dell’uomo non ha dove poggiare il capo», ed è come se Gesù ci chiedesse se siamo disposti a non avere una dimora, una casa, a non mettere radici[3].
Nel secondo caso di vocazione del brano è Gesù che dice «Seguimi» e l’interlocutore chiede di concedergli prima di partire per seppellire suo padre. Le parole di Gesù non sono un invito a venir meno al quarto comandamento («Onora il padre e la madre»), nè al dovere di seppellire i morti. È, però, importante guardare al movimento del verbo “partire” nel testo: esso non va nella direzione di Gesù ma nella direzione opposta, partire dal luogo dove è Gesù per andare a casa, che comporta una direzione di marcia non conforme a quella di Gesù. Egli risponde in maniera dura. Gesù non è avverso a chi è morto fisicamente e deve essere seppellito, ma a coloro che ancora vivi vivono da morti. Chi nella propria vita cammina in una direzione che non è quella dell’annuncio del Regno, vive da morto, facendo magari anche cose che sono lodevoli ma vive da morto, perché la prospettiva o direzione di marcia è sbagliata. L’invito rimane quello di partire da casa per annunciare il regno.
Il terzo caso di vocazione è quello emblematico, l’apoteosi, la spiegazione di tutto quello che sta accadendo. Un’altra persona si propone, ma con una condizione «concedimi di distaccarmi da quelli di casa». Emerge in questo caso la difficoltà del distacco, è una persona che deve ancora distaccarsi. 62Disse [verso di lui] Gesù: «Nessuno che mette mano all’aratro e guarda dietro è ben disposto per il Regno di Dio». La risposta di Gesù comporta una disposizione, un essere ben disposti, ben rivolti per il Regno di Dio.Bisogna stare nella direzione di Gesù e guardare verso la direzione di Gesù.
È bene comprendere che distacco non significa eliminazione. Esso si oppone, invece, ad attaccamento e questo esprime una mancanza di libertà. Talvolta, a causa di un legame che è non sano, noi siamo incapaci di scelte libere. Gesù non si vuole prendere gli affetti, è lui infatti che ci dona il padre e la madre e ci ha chiesto di onorarli, non vuole che disprezziamo e neanche che ci allontaniamo e ce ne dimentichiamo, ma non vuole che la nostra relazione con gli affetti – o i beni – sia di attaccamento, di dipendenza, che non ci permette di essere liberi e quindi di essere felici..
Non è impossibile vivere questa dimensione ed è una grande tentazione pensare che Gesù ci voglia togliere delle cose. Quando ci viene questo sospetto allora potremmo essere di fronte ad una tentazione, Gesù vuole darci tutto quello che non ci impedisca di essere felici. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che la prima realtà per essere felici è il Regno di Dio. Il nostro modello rimane Gesù, e il suo cammino.
Detto questo è vero che il distacco ha tante forme, da quella più radicale a quella della libertà relazionale, che viene chiesta a ciascuno di noi. Il modo con il quale Gesù vuole che noi viviamo le relazioni con le persone è il modo più bello che esiste. Se invece pensiamo che il modo più bello sia quello che noi riteniamo giusto è come se pensassimo di essere più bravi di Gesù.
- Le risonanze personali
vv. 51-62: In questo brano ricorre spesso il termine “volto” e il verbo “incamminare”. Gesù decide di accoglierla volontà del Padre. Questo agli occhi dell’altro può non essere accettato e capito.
Vv.54 i discepoli addirittura vorrebbero abusare dei loro “poteri” concessi da Gesù per punire chi non è con loro.
Nel camminare, Gesù chiama a sé discepoli, le reazioni sono tante e da ciascuna si coglie un aspetto della sequela di Gesù: abbandono totale a Dio , la priorità su tutto dell’annuncio del Regno, non bisogna mai guardarsi indietro.
vv. 51-62: La risoluzione di Gesù, il «volto deciso ad incamminarsi verso Gerusalemme», è dovuta al fatto che Gesù è figlio di Dio, fino in fondo, figlio libero, deciso ad incamminarsi per fare la volontà del Padre. Questo incamminarsi è possibile per noi solo se ci sentiamo davvero figli del Padre e se siamo completamente liberi nel cuore. Tutto il brano mostra gli atteggiamenti di persone che non sono libere nel cuore, e che per questo non riescono a seguire fino in fondo Gesù. A cosa è dovuta la mancanza di libertà? All’attaccamento nelle relazioni (vv. 60-61), all’attaccamento alle cose (v. 58), all’attaccamento al potere (v. 54).
- Alcune domande per riflettere
- In determinati periodi Gesù vive in maniera più intensa la sua missione e il distacco e chiede ai suoi di seguirlo con più decisione. Quanto le situazioni della vita mi frenano nella decisione di seguire Gesù?
- Il seguire Gesù qui richiede il camminare, andando oltre affronti e discussioni (Samaritani): quanto sono disposto a seguire Gesù passando sopra a ciò che non è essenziale?
- Camminare dietro a Gesù significa lasciarsi dietro la propria “casa”. Cos’è casa per me? Sono disposto a lasciarla per seguire Gesù?
- Camminare dietro a Gesù significa lasciarsi dietro ciò che è «morte» rispetto alla «sequela»: quanto sono disposto a considerare «morte» ciò che non è Cristo?
- Camminare dietro a Gesù significa riuscire a «distaccarsi» dagli affetti, laddove il distacco non è eliminazione, ma relativizzazione. Riesco a vivere il mio impegno in questa direzione?
[1] E’ lo stesso sostantivo che troviamo all’inizio del primo capitolo degli Atti con il quale Luca parla dell’assunzione di Gesù. Significa tecnicamente “accoglienza in alto”, Gesù è accolto nell’Alto, è assunto.
[2] Si pensi all’episodio della Samaritana in Giovanni 4, 21-24: 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
[3]E’ l’esperienza della prima Chiesa del I e II secolo che si definiva Chiesa Pellegrina sulla terra, cioè che non ha un luogo dove sostare. Il pellegrino cammina e arriva alla meta che non è su questa terra.