52) Lc 10, 38-42 – 28/04/2021
- Il testo
38Nell’andare essi egli entrò in un villaggio. Una donna di nome Marta lo accolse. 39E a lei era una sorella chiamata Maria, e [la quale] seduta presso i piedi del Signore ascoltava la sua parola. 40Marta era distolta per il molto servizio. Voltatasi disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dì dunque a lei affinché mi aiuti». 41Rispondendo disse a lei il Signore: «Marta, Marta, ti preoccupi e ti turbi per molte cose, 42 una però è necessaria. Maria infatti la parte migliore ha scelto, la quale non sarà tolta a lei»
- Il messaggio
Gli atteggiamenti di Marta e Maria sembrano paralleli, non sembrano incrociarsi.
38Nell’andare essi egli entrò in un villaggio. Una donna di nome Marta lo accolse. L’entrare nel villaggio sembra legato ad una iniziativa individuale di Gesù. Viene accolto lui solo, non da tutta la casa ma da Marta. Il primo atteggiamento di Marta è estremamente positivo, il verbo hypodéchomai indica un accogliere sotto di sé, un ricevere Gesù.
40Marta era distolta per il molto servizio. Gesù è certo invitato, ma Marta è distolta per il molto servizio, per la diakonìa, perché fa molte cose per Gesù. E’ come se si interrompesse una forma di accoglienza, Marta non è più con Gesù ma sta facendo altro. Questo essere in qualche modo lontana da Gesù produce in lei un atteggiamento di progressivo allontanamento. Essa è rivolta ad altro. Ed infatti per parlare con Gesù ella deve voltarsi: Voltatasi disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dì dunque a lei affinché mi aiuti». Si accorge di essere sola nel fare i servizi, si volta, dunque incontra Gesù, si pone in dialogo con Lui, si rivolge a Lui. Il problema è che anche in questo caso, emblematicamente Marta non sta ascoltando. Ella comanda arrivando a dire a Gesù – con un imperativo – quello che deve fare. Questo progressivo svelarsi dell’atteggiamento di Marta è esattamente all’opposto di quello che fa Maria. Marta arriva ad esprimere un giudizio su sua sorella: Marta pretende che Maria faccia le stesse cose che fa lei e l’aiuti, tanto che questa presunta non obbedienza di Maria viene considerata come un tradimento («mi ha lasciata sola»); in realtà però, Maria non sta ascoltando Marta, ma sta ascoltando Gesù (per scelta); Marta pretende di scegliere il da farsi anche per l’altro, pretende addirittura di suggerire a Gesù quello che deve dire alla sorella. Tutto questo atteggiamento rivela un essere distolti, sconnessi dal rapporto con Gesù. Chissà se il verbo hypodéchomai non stia simbolicamente ad alludere ad un’accoglienza che pone al di sotto di sé, a differenza dell’immagine di Maria che invece si sotto-pone ai piedi di Gesù.
41Rispondendo disse a lei il Signore: «Marta, Marta, ti preoccupi e ti turbi per molte cose Gesù, rispondendole, svela il suo modo di comportarsi. «Preoccuparsi» e «turbarsi» sembrerebbero esprimere una crescita nell’animosità, ci rimanda anche alla parabola del seminatore in cui le preoccupazioni soffocano la Parola (il verbo utilizzato è il medesimo, merimnào). Il termine preoccupazione esprime letteralmente un’occupazione che viene posta prima delle altre; il problema non verte sul fare o non fare i servizi, ma sul che cosa sia più importante; è una questione di ordine. Esprime inoltre anche il senso del servizio cristiano, che non può che sgorgare dall’ascolto. Questa dinamica rivela che tutte le volte che siamo tentati di mettere in conflitto i nostri servizi con la centralità di Gesù e il primato dell’ascolto stiamo mentendo a noi stessi. Gesù non ci chiede di eliminare il nostro impegno, vuole che lo ordiniamo, cioè che riconosciamo le priorità. Quando invece mettiamo alcune occupazioni prima di dove dovrebbero andare e le facciamo diventare – appunto – pre-occupazioni, ci scompensiamo, ed è naturale che a ciò segua un turbamento, un’agitazione, una confusione innanzitutto interiore e poi esteriore. Diveniamo disordinati, perdiamo tempo, facciamo cose inutili.
42 Una però è necessaria. Maria infatti la parte migliore ha scelto, la quale non sarà tolta a lei». Gesù dice una parola molto forte, «necessaria»; parla di qualcosa della quale non si può fare a meno, senza la quale non si vive. Per noi l’ascolto è necessario? E’ un elemento senza il quale la nostra vita non va avanti? Maria ha scelto la parte migliore e la sua esistenza non sarà squilibrata. Marta dunque emerge come una persona avvolta sulle sue priorità, e le sue priorità diventano superiori a quelle di Gesù, per cui Marta non accoglie veramente Gesù, a livello interiore. Accogliere Gesù interiormente Gesù vuol dire fargli spazio. Quando lo accogliamo, Gesù desidera che Lo ascoltiamo, non Gli interessa che Gli prepariamo magari un pranzo fantastico, Gesù è contento se Lo ascoltiamo davvero, non se facciamo qualcosa che a noi pare essere la cosa che Gli fa piacere.
Possiamo rileggere il brano guardando a Maria, che è un po’ l’anti-Marta; non perché non voglia mettersi al servizio, ma perché ha la capacità di sintonizzarsi su Gesù capendo ciò che Lui vuole. Ha infatti un atteggiamento di adorazione, sta ai suoi piedi, mettendo in pratica la vera accoglienza, seduta in subordinazione a Gesù ad ascoltare la Sua Parola. Gesù è venuto per questo, per essere ascoltato. L’atteggiamento di Maria coglie il necessario, la parte migliore, che Gesù non le toglierà mai, perché è ciò di cui c’è bisogno per la salvezza, ma anche ciò che Gesù vuole.
- Le risonanze personali
vv. 38-42 Il fatto che Gesù entri in un villaggio mi rimanda all’avanzare del Regno. Anche l’accoglienza di Marta rimanda ad un atteggiamento positivo. I “problemi” iniziano al v. 40: «Era distolta per il molto servizio». Qualunque sia la nostra missione, non dobbiamo fare in modo che questo ci distolga dal centro. La tentazione poi produce in Marta due brutti atteggiamenti, uno è quello di giudicare l’altro, l’altro riguarda il dire a Gesù quello che deve fare. Gesù invece ci riporta al centro.
- Alcune domande per riflettere
- Che idea di accoglienza ho? Come faccio ad accogliere Gesù?
- Cosa significa per me servizio? Che tipo di pretesa (verso me e verso il prossimo) porta con sé questo servizio?
- Ho un atteggiamento di ascolto? Si tratta di un atteggiamento che mi mette in discussione?
- Scelgo nella mia vita l’ascolto come primato? Quali sono le azioni concrete di questa scelta?
- L’ascolto è necessario per la mia vita? Se non lo è… cosa è necessario?