57) Lc 11, 29-36 – 03/06/2021
- Il testo
29Raccogliendosi le folle cominciò a dire: «Questa generazione è malvagia: cerca un segno, e segno non le sarà data se non il segno di Giona. 30Come infatti Giona divenne segno ai Niniviti, così sarà anche il Figlio dell’uomo a questa generazione. 31La regina del sud sarà sollevata nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li giudicherà, poiché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, ed ecco più di Salomone [c’è] qui. 32Uomini niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la giudicheranno, poiché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona [c‘è] qui. 33Nessuno, presa una lucerna, la mette in [un luogo] nascosto, [né sotto il moggio], ma sul lucerniere, affinché coloro che entrano vedano la luce. 34La luce del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice anche tutto il tuo corpo è luminoso. Quando è malvagio, anche il tuo corpo è tenebroso. 35Guarda dunque che la luce che è in te non sia tenebra. 36Se dunque il tuo corpo tutto [è] luminoso, non avendo alcuna parte tenebrosa, sarai tutto luminoso come quando la lucerna ti illumina col bagliore.
- Il messaggio
29Raccogliendosi le folle cominciò a dire: «Questa generazione è malvagia: cerca un segno, e segno non le sarà data se non il segno di Giona. Le folle si raccolgono per sentire Gesù ma sembra che Lui voglia redarguirle. Il termine «malvagio» si riferisce alla cattiveria legata alla generazione che chiede un segno. Gesù utilizza questa espressione forte perchè chiedere un segno significa uscire dalla relazione con Dio. La relazione infatti chiede fiducia, mentre se cerchiamo un segno cerchiamo una prova rispetto a colui al quale lo chiediamo. Pertanto, la richiesta del segno è espressione di una malvagità e Gesù lo spiega facendo due esempi.
30Come infatti Giona divenne segno ai Niniviti, così sarà anche il Figlio dell’uomo a questa generazione. Il primo esempio fa riferimento a Giona; egli stesso è stato segno ai Niniviti perché è un profeta che predica la necessità della conversione pena la distruzione.
31La regina del sud sarà sollevata nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li giudicherà, poiché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone, ed ecco più di Salomone [c’è] qui. Il secondo esempio è in riferimento alla regina del Sud (una regina pagana d’Etiopia), che venendo a sapere della straordinaria sapienza di Salomone vende i suoi beni e lascia la sua terra per andare a trovarlo ad ascoltarlo riconoscendo in Salomone un uomo saggio pur non essendo della propria religione. L’atto di venire dai confini della terra è un riconoscimento, un’ammissione della sapienza di Salomone; Gesù continua il suo discorso dicendo che nonostante egli sia più di Salomone, le folle non lo riconoscono.
32Uomini niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la giudicheranno, poiché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona [c‘è] qui. I niniviti, che appartengono ad un altro Stato rispetto a quello d’Israele, riconoscono che Giona è un profeta mandato da Dio e si convertono.I due casi, quello della regina di Saba e dei Niniviti, sono così evidenti che saranno loro a valutare la situazione. Non accogliere la parola di Gesù significa non riconoscere la sua sapienza, non riconoscere il proprio bisogno di conversione. Nei due esempi, emerge una qualità della parola di Dio: l’aggettivo «sapiente» esprime la Verità che è Dio ed esprime anche la verità dell’uomo che deve convertirsi.
Quando la Parola di Dio ci tocca, noi tendiamo a relativizzarla oppure ancora tendiamo a dirci che in fondo siamo buoni e non necessitiamo di convertirci; quando facciamo queste due operazioni, non accogliamo la Parola.
Nella seconda parte del brano Gesù parla della luce che è dentro: 3Nessuno, presa una lucerna, la mette in [un luogo] nascosto, [né sotto il moggio], ma sul lucerniere, affinché coloro che entrano vedano la luce. La luce è vista come un elemento che ci permette di guardare la realtà, se non c’è non capiamo nulla.
34La luce del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice anche tutto il tuo corpo è luminoso. Lo strumento per vedere la luce è l’occhio, che ci serve per vedere ed orientare le nostre azioni, se non vediamo non possiamo fare, la qualità dell’occhio è la semplicità, opposta alla malvagità. Il termine utilizzato da Gesù è lo stesso utilizzato al v. 29 in riferimento alla generazione, definita cieca e malvagia.
Se l’occhio è semplice, fa il suo dovere, guarda semplicemente ciò che c’è , risponde alla qualità della trasparenza. Quando un occhio non funziona, deforma, modifica il reale, ci mette il proprio nell’osservare alla realtà. Nella Bibbia l’aggettivo «semplice» non si oppone a «complesso», ma si oppone a «doppio». Malvagio, cioè proprio di un cuore doppio, è applicare la propria visione sulla realtà, dunque luce e oscurità sono una condizione del vedere. Il problema siamo noi e se dentro di noi siamo scuri, malvagi, doppi percepiremo una realtà deformata. Proiettiamo cioè fuori di noi la malvagità che abbiamo dentro (come coloro che pensano che Gesù scacci i demoni in nome di Beelzebul).
Quando è malvagio, anche il tuo corpo è tenebroso. 35Guarda dunque che la luce che è in te non sia tenebra. 36Se dunque il tuo corpo tutto [è] luminoso, non avendo alcuna parte tenebrosa, sarai tutto luminoso come quando la lucerna ti illumina col bagliore”. La soluzione è la conversione, l’ammettere di essere peccatore e farsi guidare da un altro. Ognuno di noi è in cammino per conoscere la verità di noi stessi, del nostro peccato, della nostra malvagità ed ognuno di noi deve poter dire: «Signore, ha ragione la tua Parola», per poter fondare la nostra vita sulla parola di Dio non mettendoci a discriminare. In fondo, siamo tutti peccatori e tutti rischiamo di peccare sempre, ma ciò che cresce in un uomo di fede è l’affidamento a Gesù, che fa diventare più luminosi e fa comprendere meglio; mettersi alla scuola della Parola di Dio purifica l’occhio. Sono gli avanzamenti di Cristo che producono il cambiamento. Ciò che la Parola ci fa vedere in trasparenza è tutto ciò che Gesù ci toglie della nostra oscurità.
- Alcune domande per riflettere
- Anche noi siamo generazione contemporanea a Gesù: cerchiamo un segno oppure ci poniamo di fronte alla sua persona/parola credendo che sia la Verità? Sorgono dubbi nel nostro cuore? Ci capita di chiedere un segno?
- I due esempi che fa Gesù riguardano due qualità della sua parola: essa è sapiente perché ci indica la verità che è Dio e perché indica la verità di noi stessi, chiedendoci conversione. Riesco a riconoscere queste due qualità? Soprattutto riesco ad accettare la Parola quando mi mostra le mie incongruenze e mi chiede di muovermi?
- La più grande fatica personale è forse riconoscere la propria oscurità: ovvero l’incapacità di vedere chiaramente. La conversione parte dalla faticosissima accettazione di mettere in discussione la propria visione della realtà. Quanto sono disposto veramente a farlo? Quante e quali sono le mie resistenze a ciò?