6. Mt 3,13-4,11 – 26/04/2023
1. Il testo
13Allora venne Gesù dalla Galilea al Giordano verso Giovanni per essere battezzato da lui. 14Giovanni glie lo impediva dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni verso di me?». 15Rispondendo Gesù disse verso di lui: «Lascia adesso, così infatti è necessario per noi compiere ogni giustizia». Allora lo lasciò. 16Battezzato Gesù, subito fu uscito dall’acqua, ed ecco furono aperti i cieli e vide [lo] Spirito di Dio scendere come colomba e venire su di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Costui è il mio figlio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto».
2. Il messaggio
13Allora venne Gesù dalla Galilea al Giordano verso Giovanni per essere battezzato da lui. Abbiamo appena finito di ascoltare la predicazione di Giovanni Battista, che spiega come il Regno di Dio sia vicino. Convertirsi significa farsi battezzare riconoscendo i propri peccati e provare a fare qualche proposito, facendo frutti degni di conversione. Tutti vanno a battezzarsi, anche chi non è pentito, e Giovanni li chiama razza di vipere.
Mentre accade tutto questo, arriva Gesù dalla Galilea verso Giovanni per essere battezzato.
Il battesimo di Giovanni, tuttavia, è per la conversione per il perdono dei peccati. Non si capisce per quale motivo Gesù debba fare un battesimo per la conversione per il perdono dei peccati. Gesù è colui del quale Giovanni sta parlando. Giovanni desidera il battesimo in Spirito Santo e Fuoco, che avverrà in tempi diversi con la Pentecoste e con il Giudizio, in cui si brucerà quello che è inutile e raccoglierà nel grano quello che è il frutto.
14Giovanni glie lo impediva dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni verso di me?». Gesù arriva, ma sembra non voler fare nessuno dei due battesimi che Giovanni chiede: nè quello in Spirito nè quello in Fuoco. Talvolta possiamo anche aver chiaro il percorso che Dio vuole fare, i tempi però non sono i nostri.
Lo stesso Giovanni Battista diventa, per la Parola che egli stesso ha ricevuto, un oppositore. Questa decisione di Gesù di andare da lui esprime chiaramente una sorpresa. E’ il movimento che Gesù fa è chiaramente l’opposto.
Gesù gli risponde: 15Rispondendo Gesù disse verso di lui: «Lascia adesso, così infatti è necessario per noi compiere ogni giustizia». La necessità è relativa non solo a noi, ma anche a Gesù. Giovanni Battista è mosso da una reale giustizia: se si è peccatore, ci si deve convertire e ci si fa battezzare. Esiste tuttavia anche un altro tipo di Giustizia che Gesù viene in qualche modo a proporre. La giustizia di Gesù ha a che fare con la solidarietà: non fare l’elemosina alle persone ma essere in solido , essere insieme, condividere la stessa sorte.
Gesù, per essere autenticamente in comunione con tutti si fa battezzare come tutti, non certo peccando, ma accogliendo il peso della condizione dell’uomo che è il peso dell’uomo peccatore. La differenza è sostanziale: Giovanni il Battista, rivolgendosi al peccatore, gli dice di convertirsi e di pagare per i propri peccati con frutti degni di conversione; Gesù invece porta insieme al peccatore la conseguenza del peccato di quest’ultimo. Egli viene a prendere il carico dei peccati, senza offendere certamente Dio. Gesù non accetta i peccati, ma accetta di stare con le persone che hanno commesso il peccato, e di portare con loro le conseguenze del loro peccato. Per fare questo si battezza entrando nell’acqua con loro.
Dopo questo Gesù riceve la rivelazione della figliolanza. Appena viene battezzato e compie quest’atto di profonda solidarietà, totale, si aprono i cieli: 16Battezzato Gesù, subito fu uscito dall’acqua, ed ecco furono aperti i cieli e vide [lo] Spirito di Dio scendere come colomba e venire su di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Costui è il mio figlio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto». Sembra proprio che il dono dello Spirito scende su Gesù perchè Egli si fa carico dei peccati e comincia la Sua missione a partire da questo. Si tratta di un’ostensione: Gesù vede scendere lo Spirito, ma la voce è per gli altri. Nello stesso episodio tramandato da Giovanni (Gv 1, 32-37 link) si parla di vedere scendere lo Spirito. Dio è contento di quello che ha fatto e lo dice dopo il battesimo di Gesù, dopo che si è assunto nella solidarietà il peccato dell’altro. Questo è uno dei tre eventi che va sotto il nome di Epifania: le nozze di Cana, l’adorazione dei Magi e il battesimo al Giordano: sono tutti relativi alla manifestazione di Dio.
Dopo il battesimo quindi c’è un disvelamento. Da qui nasce anche il concetto di obbedienza: quello che Gesù ha fatto è in piena comunione con quanto il Padre Gli chiede. Questo lo comprendiamo solo dopo l’Epifania, solo dopo la manifestazione. Analogamente, qualche volta potremmo pensare che la manifestazione di Gesù alla nostra vita si realizzi pienamente quando noi ci prostriamo davanti al Santissimo Sacramento, qui invece sembra che la più piena manifestazione di Gesù avvenga nel momento in cui l’uomo si fa carico dei problemi e peccati degli altri. E’ un ragionamento che esce fuori dai nostri schemi: se si fa fino in fondo la volontà di Dio, Dio si manifesta. La manifestazione serve come comunicazione agli altri. E questa è una piena manifestazione di Gesù che è Figlio di Dio.
3.Alcune domande per riflettere
- [La mia fede] La «giustizia» di Gesù – quella che Dio vuole – non è «ognuno per sé e Dio per tutti», ovvero «chi sbaglia paga». È piuttosto solidarietà nella difficoltà e finanche nelle conseguenze degli errori/peccati del fratello/sorella. Che modello di giustizia ho? come vivo il mio errore/peccato/offesa verso Dio e gli altri? e come vivo quello degli altri verso di me?
- [Gli altri] La missione di Gesù comincia con l’accettazione della solidarietà con i fratelli peccatori. Quando egli accetta questo riceve il dono dello Spirito. Che idea ho della «perfezione» della vita cristiana? si tratta di una «perfezione» di chi sta semplicemente lontano dai problemi e dal peccato? oppure di chi si «sporca le mani» con le difficoltà e si carica anche le fatiche/conseguenze degli errori dei fratelli?
- [La prassi] Il racconto si chiude con una epifania: Dio rivela il Figlio amato nel momento in cui questi compie un atto di amore verso i fratelli. Come penso di conoscere Dio? ho mai pensato che la mia conoscenza di Lui passa in maniera privilegiata per l’amore verso i fratelli? c’è stata un’occasione in cui ho fatto esperienza di questo?
- [La mia offerta] In che modo mi offro ai fratelli? in quali azioni concrete provo ad aiutarli a portare i loro pesi? conosco cosa li angoscia e li affatica?