64) Lc 12,41-53 – 19/10/2021

  1. Il testo

41Disse Pietro: «Signore verso di noi questa parabola dici o anche verso tutti?». 42E disse Gesù: «Chi è dunque il fedele amministratore che [è] sapiente, che il Signore porrà a capo sulla sua servitù per dare nel momento [opportuno] il nutrimento? 43Beato quel servo, che il suo padrone, venendo, troverà mentre fa così. 44Veramente dico a voi che su tutti i suoi beni lo porrà a capo. 45Se invece quel servo dicesse nel suo cuore: “Il mio signore tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, mangiare e bere e ubriacarsi. Giungerà il signore di quel servo in un giorno che non pensa e in un’ora che non conosce, e lo dividerà e porrà la sua parte con gli infedeli.
47Quel servo che, conoscendo la volontà del suo signore, e non avrà preparato o fatto secondo la sua volontà riceverà molte percosse. 48Colui che, non conoscendole, avrà fatto cose degne di colpi, [ne] riceverà poche. A chiunque è stato dato molto, molto sarà richiesto a lui, e a chi è stato donato di più, molto di più sarà chiesto a lui.
49Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e come voglio che già fosse acceso. 50Un battesimo ho da essere battezzato, e come sono serrato fin quando non sia compiuto. 51Pensate che pace sono venuto a donare sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52Vi saranno infatti da ora in una casa cinque [persone] divise, tre contro due e due contro tre. 53Saranno divisi padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro la sua sposa e sposa contro suocera».

  • Il messaggio

 41Disse Pietro: «Signore verso di noi questa parabola dici o anche verso tutti?». Il discorso di Gesù ha sempre a che fare con il v. 22 del capitolo 12 («Poi disse ai discepoli: “Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete”»), e tutto il discorso si innesca a partire da Luca 12, 32-21.Nel mentre, Pietro pone la domanda a Gesù, il cui significato e motivazione potrebbero dipendere dal fatto che il discorso di Gesù è abbastanza esigente e riguarda, addirittura, la relativizzazione degli elementi della vita: mangiare, bere, vestirsi, in funzione di un primato del Regno.

La domanda di Pietro sembra quasi voler esprimere la preoccupazione di una esigenza che vale solo per i discepoli. È la domanda che potremmo porci anche noi, quando, avvicinandoci alla vita cristiana, scopriamo che è impegnativa e allora ci chiediamo se non fosse meglio quando eravamo lontani, oppure se riguarda solo noi o tutti, a prescindere.

42E disse Gesù: «Chi è dunque il fedele amministratore che [è] sapiente, che il Signore porrà a capo sulla sua servitù per dare nel momento [opportuno] il nutrimento? Il fedele amministratore è a servizio, quindi è pur sempre un servo ma ha un connotato di importanza molto alto (nel v. 44, è il servo che è a capo di tutti i beni).L’amministratore è colui il quale è messo a capo, ha la Sapienza, e deve nutrire gli altri. Se Gesù lo fa partecipe di tutti i beni che ha, questi non sono per l’amministratore ma per gli altri.

In tal senso, egli è più responsabile degli altri di questa distribuzione, in quanto gli sono affidati.44Veramente dico a voi che su tutti i suoi beni lo porrà a capo. Si tratta, perciò, di un livello più alto. Addirittura vi è anche la previsione di un superamento. Una prospettiva di crescita da questo punto vista.

                45Se invece quel servo dicesse nel suo cuore: “Il mio signore tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, mangiare e bere e ubriacarsi. Giungerà il signore di quel servo in un giorno che non pensa e in un’ora che non conosce, e lo dividerà e porrà la sua parte con gli infedeli. La parabola è sempre la stessa, ma con termini diversi e riguarda sia Pietro che i discepoli.Gesù sta rispondendo spiegando che a loro ha dato di più e se quindi non fanno quello che devono, coloro che stanno sotto non ricevono nulla.L’esercizio della fede di Pietro è funzionale anche per la fede degli altri[1]; non potrebbe farlo se non mantenesse fede al compito ricevuto.

Inoltre, la parabola viene estesa perché aggiunge l’eventualità negativa, che prima non c’era. Ci sono termini che riguardano il tempo. Il servo malvagio che percuote si oppone al compito di servire, mentre l’atto di mangiare, bere e ubriacarsi si oppone all’esercizio dei beni che il Signore ha dato in funzione dei fratelli, disponendo solo per sé stesso di qualcosa che proprio non è. Quest’ultima è una prospettiva che guarda al sé, alla fatica all’impegno, chi fa questo viene diviso.             

Emerge l’idea di un corpo che viene smembrato e di uno dei membri gettato nella Geenna. L’importanza della divisione in parti, che avviene anche nell’ultimo versetto, richiama lo stesso concetto espresso poi da Paolo, secondo cui la testa è una ma il corpo è attaccato alla testa. Tutto forma un corpo solo, e l’amministratore lavora in funzione non di sé, che è una parte, ma in funzione di tutto l’organismo. Gesù ci invita a riconoscerci reciprocamente collegati.

47Quel servo che, conoscendo la volontà del suo signore, e non avrà preparato o fatto secondo la sua volontà riceverà molte percosse. Questa terza parte è l’estensione della parabola.L’atto del preparare appartiene ad una dimensione interiore,il fare appartiene ad una dimensione esteriore.La discriminante è la conoscenza della volontà del Signore e la disponibilità a farla.Chi conosce la volontà del Signore ha un dono maggiore, ma anche molto di più gli sarà chiesto. Denota un andamento esponenziale, quasi che i doni che il Signore dà debbano fruttificare.

49Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e come voglio che già fosse acceso. 50Un battesimo ho da essere battezzato, e come sono serrato fin quando non sia compiuto. Gesù spiega che il vero problema è: accettare o non accettare la volontà di Dio.Il servo che aspetta il padrone è colui che fa la volontà del Signore.Il servo che fa quello che gli pare è colui che decide di non fare la volontà del Signore.C’è una responsabilità differenziata che produce da un lato il premio (mettere a capo dei beni), dall’altro  la punizione (ricevere molte più percosse).

Il Fuoco ha a che fare con il battesimo di Gesù e con la divisione. Il Fuoco è il desiderio di compiere la volontà di Dio, il desiderio di attendere il ritorno del Signore, lo stesso fuoco che ha a che fare con il battesimo di Gesù e che è il suo martirio. Gesù si dice angosciato fino a quando non si compia.

51Pensate che pace sono venuto a donare sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. Il fuoco può essere accettato o non accettato e diventa per Gesù la discriminante della coesione, ed è un criterio sociale presente in tutte le forme della società, e corrisponde ad accettare o meno la volontà di Dio.

  52Vi saranno infatti da ora in una casa cinque [persone] divise, tre contro due e due contro tre. 53Saranno divisi padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro la sua sposa e sposa contro suocera». All’interno dei luoghi sociali, a partire dalla Famiglia, l’accettare o no la volontà di Dio crea divisione, inteso come creare delle parti, creare disunità (il verbo greco diamerizomai è diverso dal verbo diaballo, da cui la parola diavolo che significa gettare nel mezzo, separare). Il criterio di unità o disunità risiede nella sua Parola che, quando non accolta, divide le persone.

  • Le risonanze personali

vv. 41-53: In questo brano mi sono soffermato molto al punto della DIVISIONE, infatti quello che ci chiede Gesù è proprio questo, la disintinzione di ognuno di noi, sapere chi siamo e cosa vogliamo diventare.

Nella vita arriviamo a un punto in cui dobbiamo fare delle scelte, e nella mia esperienza personale ho fatto molte distinzioni che dall’altra parte non sono state  condivise (genitori e amici), nel mio piccolo ho sempre scelto la diversità, ovvero di non seguire la massa, ma di cercare sempre strade innovative, questa strada l’ho trovata e sono fiero, spero sempre di raggiungere altri traguardi, volere è potere come si suol dire, ma con la fede e volontà si può ottenere tutto, l’importante è crederci sempre.

  • Alcune domande per riflettere
  • Offrire nutrimento ai compagni si può fare solo da svegli. Questo significa che posso osservare il mio stare sveglio da quanto nutrimento offro ai miei fratelli e sorelle. Quanto nutrimento penso di offrire ai miei compagni di cammino?
    • La conoscenza della volontà del Signore mi pone in una condizione di responsabilità maggiore rispetto alle mie disposizioni interne/doveri esterni. Alla luce di questo come considero il mio percorso di lectio? Un vantaggio? uno svantaggio? Sono pentito di averlo cominciato? lo rifarei? E perché?
      • Gesù dice di essere venuto a portare sulla terra il fuoco dello zelo nel compiere la volontà di Dio. Quanto sono disposto ad accettare incomprensioni e divisioni per accogliere questo fuoco? Meglio un fuocherello pacificante?

[1] Cfr. Luca 22, 32: «Pietro tu cadrai ma una volta ricostituito conferma i tuoi fratelli».