75) Lc 16,1-13 – 10/02/2022

  1. Il testo

1Diceva anche verso i discepoli: «C’era un uomo che era ricco il quale aveva un amministratore, e costui fu accusato a lui di dilapidare i suoi averi. 2E chiamatolo gli disse: “Cosa [è] questo che sento riguardo a te? Rendi ragione della tua amministrazione, non infatti è possibile che [tu] ancora amministri”. 3Disse in se stesso l’amministratore: “Che farò poiché il mio Signore rimuove l’amministrazione da me? Zappare, non ho forza; mendicare, mi vergogno. 4Conosco che cosa farò, affinché quando sarò allontanato dall’economia, mi accolgano nelle loro case. 5E chiamato uno ciascuno i debitori di quel signore disse al primo: “Quanto devi al mio signore? 6Quegli rispose: ”Cento barili d’olio”. Quello gli disse: “Prendi la tua lettera e sedutoti, subito scrivi cinquanta”. 7Dopo disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Quello disse: “Cento misure di grano”. Dice a lui: “Prendi la tua lettera e scrivi ottanta”. 8E lodò il Signore l’amministratore di iniquità poiché fece sapientemente. Poiché i figli di questo secolo sono più sapienti sopra i figli della luce verso la loro generazione.

9E io dico a voi: fatevi amici da mammona iniqua, affinché quando vi lascerà, vi accoglieranno nelle tende secolari. 10Colui che è fedele nel pochissimo anche nel molto è fedele. 11Se dunque nell’iniqua mammona non siete diventati fedeli, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete diventati fedeli nell’altrui, chi vi darà la vostra? 13Nessun domestico può essere schiavo di due signori. O infatti uno odierà e l’altro amerà, o si attaccherà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete esser schiavi di Dio e di mammona».

  • Il messaggio

Il brano presenta personaggi che in qualche modo rifiutano l’invito del Regno. Gesù racconta una parabola che riguarda l’amministratore (cfr. anche Lc 12, 39-48); è molto esplicita perché riguarda un amministratore che è chiamato a gestire il denaro di un ricco signore. L’amministratore sperpera il denaro; il verbo è lo stesso che abbiamo letto nella parabola del brano precedente (il figlio sperpera la sua parte di sostanza data dal padre). Il signore chiede a lui di rendere conto di quello che ha fatto, al che si pone il problema sul da farsi al momento di consegnare tutto. E’ un po’ il problema della nostra esistenza.

Sono molto importanti gli aggettivi usati, relativi alla sfera dell’iniquità. L’amministratore utilizza la ricchezza iniqua per farsi accogliere, perché non può portarla con sé. Il signore, di rimando, loda un tale atteggiamento qualificandolo come sapiente, prudente, scaltro, intelligente: l’amministratore compie un’azione che sfrutta al massimo ogni possibilità. Possiamo chiederci se il Signore lodi l’iniquità: per capirlo dobbiamo partire dalla fine del brano che ne illumina il significato. Mammona viene qualificato come un signore, tanto che nessun domestico può essere schiavo di due signori. L’amministratore aveva un solo signore, che non è l’uomo ricco ma Mammona, il denaro, ecco perché è infedele. L’amministratore, ha cominciato ad essere schiavo del denaro e quindi ha cambiato signore, il denaro è diventato il suo padrone. L’infedeltà consiste nell’aver dilapidato, nell’aver considerato proprio un denaro che non è proprio. Questo riguarda ogni tipo di beni, tutti quelli che noi abbiamo: noi pensiamo che essi siano nostri, ma in realtà non lo sono. Inoltre, il denaro di cui l’amministratore dispone è iniquo. Chi si arricchisce, chi accumula, partecipa di una iniquità più grande. 

                11Se dunque nell’iniqua mammona non siete diventati fedeli, chi vi affiderà quella vera? A cosa serve mammona se è iniqua, se non bisogna accumularla, se non bisogna considerarla un proprio possesso? E’ una prova che serve a provare la fedeltà. L’uso dei nostri beni, l’uso di ciò che abbiamo è già espressione di una fedeltà o infedeltà al Signore. Finché siamo sulla terra abbiamo bisogno di considerare i beni non come proprietà ma come funzione, perché l’uso determina la fedeltà.  Chi accetterà i beni non come proprio possesso si troverà come domestico di Dio, altrimenti si troverà come schiavo di Mammona.

                Il tal senso dunque l’amministratore è stato sapiente, perché ha cambiato l’uso del denaro, ha scoperto che il denaro può essere usato per aiutare gli altri e creare relazioni; le relazioni poi creano accoglienza, e l’accoglienza garantisce il futuro, la salvezza per l’amministratore. E’ vero che egli compie un abuso, ma nella metafora è anche vero che nessuna ricchezza appartiene fino in fondo a chi l’amministra perché le ricchezze di questo mondo, quando accumulate, richiamano ad un padrone che non è Dio.

Il brano, in conclusione, ci dice anch’esso che per accogliere il Regno bisogna fare attenzione che le realtà di questo mondo non prendano il sopravvento su di noi (Lc 12, 21: «Così [è] chi tesorizza per se stesso non si arricchisce presso Dio»; Lc 12, 32: «Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta»): Gesù non ci chiede di disprezzare quello che abbiamo, Lui sa bene che accogliere il Regno rimanendo attaccati alle cose della terra è un’utopia. Quando parla del Regno, Gesù parla al cuore dell’uomo, ai suoi desideri. Con la testa, noi possiamo pensare che la vera beatitudine è in Dio, ma il nostro cuore può dire altro; così, quando si presenta l’occasione della vera beatitudine, noi scegliamo “altro”, le cose che possediamo, le cose che abbiamo da fare, e la realtà che è Dio la mettiamo da parte con la scusa che poi arriverà. Gesù ci dice chiaramente che l’ardore per il Signore ci infiammerà il cuore, a patto che cominciamo a prendere le distanze dalle realtà di questo mondo, finanche dagli affetti più cari. Gesù non è venuto per toglierceli, ma il modo in cui noi ci leghiamo e ci relazioniamo alle realtà carnali spegne nel nostro cuore il desiderio del Regno, perché gli toglie il primato. Torna ancora l’attenzione che Gesù chiede agli attaccamenti, perché ogni attaccamento toglie il respiro al desiderio di Dio, come il seme che cade tra le spine. Proviamo a relativizzare i nostri legami in funzione del legame che Dio ci chiede, proviamo a fare un passo indietro rispetto ai nostri desideri e vedremo radicarsi nel nostro cuore la presenza del Regno di Dio e scopriremo sempre di più che la Sua Parola è veramente efficace.