76) Lc 16, 14-31 – 16/02/2022
- Il testo
14Ascoltavano queste cose i farisei che erano amanti del denaro e lo deridevano. 15 E disse loro: «Voi siete coloro che si fanno giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori. Poiché ciò che è esaltato tra gli uomini, [è] abominio davanti a Dio.16La legge e i profeti fino a Giovanni. Da allora il Regno di Dio è annunciato e ognuno fa violenza verso di esso. 17 È più facile che il cielo e la terra passino che un solo segno della legge cada. 18Chiunque scioglie la sua donna e sposa un’altra commette adulterio, e colei che è sciolta dall’uomo e [ne] sposa [un altro] commette adulterio.
19C’era un uomo ricco, e vestiva di porpora e bisso, che faceva festa ogni giorno splendidamente. 20Un povero di nome Lazzaro era gettato – piagato – verso il suo portone e desiderava sfamarsi da ciò che cadeva dalla tavola del ricco, ma anche i cani venivano a leccare le sue piaghe.
22Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’inferno, sollevati i suoi occhi, stando nei tormenti, vede Abramo da lontano e Lazzaro nei suoi seni. 24Ed egli gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro affinché immerga la punta del suo dito nell’acqua e rinfreschi la mia lingua, poiché sono afflitto con questa fiamma”. 25Disse Abramo: “Figlio ricordati che ha ricevuto i beni tuoi nella tua vita e Lazzaro parimenti i mali. Ora qui [lui] è consolato e tu afflitto. 26 E in tutto questo tra noi e voi un grande abisso è stabilito, cosicché quelli che vogliono passare fino a voi non possono, né da voi verso di noi attraversano”. 27Disse: “Ti prego dunque, padre, affinché mandi lui a casa di mio padre, 28ho infatti cinque fratelli, così che testimoni a loro, che non anche loro vengano in questo luogo di tormento”. 29Dice Abramo: “Hanno Mosè e i profeti: ascoltino loro”. 30Egli disse: “No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti giungesse a loro si convertirebbero”. 31Disse a lui: “Se non ascoltano Mosé e i profeti, neanche se uno risorgesse dai morti saranno persuasi”».
- Il messaggio
Gesù ha appena spiegato la parabola dell’amministratore disonesto per esprimere un dato oggettivo, cioè che il denaro rende schiavi del demonio ed è iniquo. Il denaro è visto in maniera strumentale e non può mai sostituire la relazione, quando il denaro diventa più importante delle persone c’è uno squilibrio interiore. Detto questo Egli viene deriso dai Farisei.
14Ascoltavano queste cose i farisei che erano amanti del denaro e lo deridevano. Deridere una persona implica il non prendere sul serio quello che dice, non considerarlo vero, schernire ciò che viene detto (magari anche per difesa).
«Voi siete coloro che si fanno giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori. Poiché ciò che è esaltato tra gli uomini, [è] abominio davanti a Dio. Farsi giusti è un’espressione tecnica, significa volersi rendere dinanzi a Dio senza peccato. I Farisei si fregiano di rispettare la legge, ma a loro Gesù risponde non facendo leva sul merito ma sul fatto che il loro atteggiamento sia un abominio (l’abominio è una grande violazione della legge di Dio, un’azione che bestemmia Dio volontariamente. Innalzarsi è di per sé stesso un abominio, colui che davanti agli uomini si mostra santo è abominevole davanti a Dio.
16La legge e i profeti fino a Giovanni. Da allora il Regno di Dio è annunciato e ognuno fa violenza verso di esso. Gesù sta parlando del fatto che Egli è venuto a portare una realtà nuova, una realtà che supera la Legge e i Profeti, è la realtà del Regno (cfr. capp. 12-14) ma ognuno fa violenza al Regno, o meglio ognuno fa violenza per entrarvi. Ciò significa che molti forzano la mano, manomettono le condizioni per entrare, il Regno però consiste in una relazione alla quale ognuno deve adeguarsi, non la si può fare a modo proprio. E’ Dio che imposta la relazione, non possiamo farlo noi.
17 È più facile che il cielo e la terra passino che un solo segno della legge cada. Gesù porta una realtà nuova però non ha abolito la Legge e i Profeti, porta una comprensione superiore. Da questo punto di vista si comprende la frase di Gesù sul divorzio. Non è Gesù a violare la legge ma sono i farisei stessi con la permissione del divorzio: 18Chiunque scioglie la sua donna e sposa un’altra commette adulterio, e colei che è sciolta dall’uomo e [ne] sposa [un altro] commette adulterio. La realtà che Gesù porta è più profonda della legge che i Farisei credono di rispettare. Egli afferma l’impossibilità di entrare nel Regno facendogli violenza, ci dice che bisogna adeguarsi alla “porta stretta” e non forzare la mano, bisogna adeguare il proprio cuore al Vangelo e non modificare il Vangelo sulla base dei propri desideri.
Procede poi con la parabola: 19C’era un uomo ricco, e vestiva di porpora e bisso, che faceva festa ogni giorno splendidamente. 20Un povero di nome Lazzaro era gettato – piagato – verso il suo portone e desiderava sfamarsi da ciò che cadeva dalla tavola del ricco, ma anche i cani venivano a leccare le sue piaghe. E’ un uomo ricco, iperbolicamente ricco tanto da far festa ogni giorno splendidamente (il far festa ci rimanda alla parabola del Padre misericordioso che fa festa quando il figlio torna) ma non si accorge del povero Lazzaro che è rivolto verso il portone sperando che gli vengano portate le briciole che vengono scopate via dal banchetto e buttate fuori. Lazzaro è piagato, non ha la forza di alzarsi, desidera sfamarsi (come il figlio che vuole sfamarsi delle ghiande dei porci), i cani addirittura si nutrono delle sue piaghe sanguinanti: non riceve nulla eppure nella sua totale indigenza riesce ad offrirsi in qualche modo ai cani.
22Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’inferno, sollevati i suoi occhi, stando nei tormenti, vede Abramo da lontano e Lazzaro nei suoi seni. L’essere portato nel seno di Abramo ci fa leggere la sua storia secondo il fatto che in Abramo sono benedette tutte le genti, Abramo è l’uomo a cui Dio fa una promessa di salvezza, tutti possono riconoscersi in questa promessa. Il ricco viene semplicemente sepolto e portato agli inferi. L’inferno è il luogo della cristallizzazione della nostra volontà, dopo la nostra morte quello che conta è la volontà che abbiamo espresso in punto di morte, ciò che abbiamo desiderato in termini di relazione con Dio e con il prossimo. Il ricco continua a pensare solo a se stesso. 24Ed egli gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro affinché immerga la punta del suo dito nell’acqua e rinfreschi la mia lingua, poiché sono afflitto con questa fiamma”. Il ricco comanda Abramo perché è nella sofferenza.
25Disse Abramo: “Figlio ricordati che ha ricevuto i beni tuoi nella tua vita e Lazzaro parimenti i mali. Ora qui [lui] è consolato e tu afflitto. Potremmo chiederci se sia un male ricevere dei beni (anche alla luce del brano precedenza), sappiamo che non è là il problema ma che dipende da come li utilizziamo.
26 E in tutto questo tra noi e voi un grande abisso è stabilito, cosicché quelli che vogliono passare fino a voi non possono, né da voi verso di noi attraversano”. Possiamo chiederci se l’abisso è ora o se durante tutta la loro vita ci sia stato l’abisso. In effetti tra il ricco che banchetta in maniera luminosa e Lazzaro che giace in terra abbandonato c’è già un grande burrone, l’abisso è costruito già da prima e l’inferno è l’espressione di quello che si è costruito in vita. Questo abisso impedisce di passare da una parte all’altra, è una separazione assolutamente definitiva.
27Disse: “Ti prego dunque, padre, affinché mandi lui a casa di mio padre, 28ho infatti cinque fratelli, così che testimoni a loro, che non anche loro vengano in questo luogo di tormento”. 29Dice Abramo: “Hanno Mosé e i profeti: ascoltino loro”. Il ricco continua a chiedere di poter cambiare la situazione. Possiamo chiederci se ciò sia segno di conversione: la risposta sembrerebbe negativa perché il ricco continua a pensare a sé, non ha una trasformazione, non comincia a pensare agli altri ma a ciò che gli appartiene: i suoi. A ciò Abramo risponde facendo riferimenti ai Profeti e alla Legge (cfr. v. 16): il ricco, così come i Farisei, non ascolta veramente la Legge, perché non le dà peso. La fede è proprio il peso che no i diamo alla Parola di Dio mettendola in pratica nella nostra vita. Non esiste una fede non praticante, la fede ha a che fare con una dimensione di attuazione e infatti la fede è indicata dalla testimonianza, cioè da quanto la nostra vita sia espressione di ciò in cui noi crediamo.
30Egli disse: “No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti giungesse a loro si convertirebbero”. 31Disse a lui: “Se non ascoltano Mosé e i profeti, neanche se uno risorgesse dai morti saranno persuasi”». Il riferimento al tornare dai morti ci fa pensare a Gesù: la risposta di Abramo in tal senso è illuminante, dice che se non si ha fede nella Legge e nei Profeti non si ha fede nemmeno in Gesù (cfr. Gv 5, 31-47: «Se credeste a Mosè, credereste anche a me»). Gesù sta radicalmente mettendo in discussione la fede dei Farisei nella loro prassi. Gesù smonta il motivo del loro vanto e sottolinea che il messaggio di Gesù risorto è sempre in continuità con quello della Legge e dei profeti, e no né possibile incontrare Gesù se non si ha una disponibilità all’ascolto. Il problema centrale è che i Farisei non credono nemmeno nel Dio di Abramo perché il loro modo di fare lo sconfessa.
- Alcune domande per riflettere
- Gesù è deriso da coloro che non accettano di distaccarsi dai propri desideri/attaccamenti. Mi capita durante l’ascolto del vangelo di sentirmi distante dalle parole di Gesù? Le intendo come utopia irrealizzabile per la mia vita? Quale sentimento suscita in me questa distanza e che relazione ha con la derisione?
- La morte svela l’esistenza di un grande abisso tra l’anonimo ricco e il povero Lazzaro. Abisso che in realtà già c’era in vita. Ci sono delle persone con le quali ho una relazione che somiglia a questo abisso? Cosa penso ne sarà dopo morte di questa distanza? Cosa posso fare per rendere questa terra più “celeste”?
- La parola del Risorto va accolta come quella di Mosé e dei profeti: necessita di fede. Certezza che si tratta di parola celeste e non solamente terrestre. Come considero la parola di Gesù? Che valore le dò? Riesce a cambiarmi la vita? Quanto assomiglio nell’ascolto della Parola all’uomo ricco?