78) Luca 17, 11-19 – 09/03/2022
- Il testo
11E avvenne nell’andare a Gerusalemme che egli attraversava in mezzo Samaria e Galilea. 12E giunto in un villaggio vennero incontro a lui dieci uomini lebbrosi, i quali stavano distante, e quelli alzarono la voce dicendo: «Gesù, capo, abbi pietà di noi». 14E visti[li] disse loro: «Andando, mostratevi ai sacerdoti», e avvenne nell’andare che furono purificati.
15Uno di loro, vedendo che era stato guarito, si voltò con gran voce lodando Dio, 16e si gettò sul volto ai piedi di lui ringraziandolo. Ed egli era samaritano. 17Rispondendo Gesù disse: «Non sono stati purificati dieci? Gli altri nove dove [sono]? 18Non è stato trovato chi si voltasse indietro a dare gloria a Dio se non questo straniero?». 19E disse a lui: «Alzatoti, va’, la tua fede ti ha salvato».
- Il messaggio
11E avvenne nell’andare a Gerusalemme che egli attraversava in mezzo Samaria e Galilea. Nella prima parte del brano Gesù cammina in una terra infruttuosa dal punto di vista della fede, si dirige verso Gerusalemme attraversando la Galilea e la Samaria che sono due terre particolari: la Galilea, detta anche “Galilea delle genti” (con riferimento ai gentili, vale a dire i popoli che non appartengono al popolo d’Israele, quindi i pagani che non hanno la fede), una terra di confine al nord della Palestina florida da un punto di vista commerciale, ma anche periferica dove la fede scema a causa della promiscuità. La Samaria si incontra scendendo verso Sud: i samaritani sono degli eretici e scismatici, coloro che hanno stabilito che non è sul monte Sion che Dio appare ma sul monte Garizim e, pur avendo le stesse scritture, vi è una vera e propria separazione dal popolo di Israele. Gesù passa in mezzo a queste terre, quindi tra gli eretici e quelli considerati meno fedeli.
12E giunto in un villaggio vennero incontro a lui dieci uomini lebbrosi, i quali stavano distante, e quelli alzarono la voce dicendo: «Gesù, capo, abbi pietà di noi». 14E visti[li] disse loro: «Andando, mostratevi ai sacerdoti», e avvenne nell’andare che furono purificati. Mentre sta camminando, giunto in un villaggio, gli vengono incontro dieci lebbrosi. I lebbrosi non possono entrare nelle città perché contagiosi, sono relegati a dei luoghi deserti e non si possono avvicinare neanche alle persone, questo spiega il motivo per cui sono a distanza e devono necessariamente urlare, perché l’unico modo per arrivare a Gesù è colmare la distanza ed alzare la voce.
Il termine utilizzato, «capo» (epìstate) ricorre ad esempio nell’episodio della pesca miracolosa in cui Pietro dice a Gesù (Lc 5, 11): «Capo, allontanati da me perché sono un peccatore». Esso è indicazione del riconoscimento di un’autorità particolare di Gesù. L’esclamazione «abbi pietà di noi» è un’affermazione ambigua. Cosa stanno chiedendo? i lebbrosi non possono entrare in città e quindi nelle sinagoghe, nel tempio, non possono andare a pregare, tutto ciò che la vita sociale e religiosa consente viene loro negata. Si tratta di persone escluse non solo dalla vita sociale ma anche dalla vita di preghiera pubblica. Viene chiesto a Gesù un certo tipo di aiuto. Quale?
14E visti[li] disse loro: «Andando, mostratevi ai sacerdoti», e avvenne nell’andare che furono purificati.
Non è la prima volta che incontriamo una guarigione a distanza (come nel caso della guarigione del servo del centurione, Lc 7, 1-10). Gesù non tocca il lebbroso – come in altri casi – ma gli dà un comando. Possiamo chiederci: che cosa significa mostrarsi ai sacerdoti? Il sacerdote in Israele ha anche una funzione sociale che deve attestare la guarigione dell’ammalato, è colui che lo riammette all’interno della vita sociale e religiosa; Gesù sta implicitamente dicendo di mostrarsi ai sacerdoti perché certamente i lebbrosi guariranno. Essi si muovono. Viene, quindi, rappresentata una fede incipiente, un primo passo della fede perché questi si fidano di Gesù e della Sua Parola. Nell’andare si sono fidati sulla parola detta da Gesù, che camminando verso il sacerdote sarebbe successo qualcosa. Infatti sono purificati nell’andare, non prima. La purificazione indica non soltanto la guarigione ma anche la riammissione alla società.
15Uno di loro, vedendo che era stato guarito, si voltò con gran voce lodando Dio, 16e si gettò sul volto ai piedi di lui ringraziandolo. Ed egli era samaritano. Uno di loro si ferma, si accorge che è stato guarito e si volta, si gira (epistrephein) e con grande voce loda Dio. La grande voce che hanno usato questi lebbrosi per chiedere a Gesù misericordia viene utilizzata per ringraziare. L’uomo si prostra ai piedi di Gesù, si tratta del secondo passo della fede. Il primo passo della fede è la richiesta che viene fatta secondo uno scopo personale, nello specifico essere purificati, tornare a vivere nella società. Quest’uomo (e questo appartiene alla fede) si sente in dovere di tornare a ringraziare Gesù, è solo apparentemente che sta disobbedendo alla parola che gli è stata data. Adesso può avvicinarsi e per lui è più importante avvicinarsi a Gesù che andare dal sacerdote per attestare la purificazione. Questi due obiettivi sono diametralmente opposti, ciò spiega che la fede consiste non soltanto nella certezza che il Signore ci fa una grazia, la fede è una relazione, un rapporto.
17Rispondendo Gesù disse: «Non sono stati purificati dieci? Gli altri nove dove [sono]? 18Non è stato trovato chi si voltasse indietro a dare gloria a Dio se non questo straniero?». Gesù fa un’osservazione su quei due paesi che sono considerati poco fruttuosi (Samaria e Galilea) e riconosce che l’unico dei dieci che è tornato indietro è uno straniero, un eretico non appartenente alla fede d’Israele. Emerge un modo di vivere la fede che non ha riscontrato negli altri nove che provengono dal popolo d’Israele.
19E disse a lui: «Alzatoti, va’, la tua fede ti ha salvato» Come vede Gesù la salvezza? Di cosa si tratta? Spesso noi ne abbiamo un’idea come di qualcosa che avviene dopo la nostra morte, ma per Gesù non è questo bensì l’incontro con Dio. Quest’uomo è stato salvato perché la sua fede è arrivata a compimento, quella degli altri è rimasta a metà: hanno chiesto con fede, hanno ottenuto quello che hanno chiesto, hanno accolto la guarigione ed hanno proseguito la loro vita. Non si tratta di una fede completa. La fede completa prevede la richiesta, l’ottenimento della guarigione e nell’essere guarito il cambiamento del rapporto con Dio perché si instaura un avvicinamento, un contatto diretto con Dio. Il fatto che il lebbroso sia stato guarito è funzionale, meno importante di questo rapporto. La fede si completa non soltanto perché preghiamo ed otteniamo qualcosa, ma perché quello che noi otteniamo diventa uno strumento per avvicinarci a Dio.
E’ come se venisse qualcuno a casa nostra e ci facesse un regalo graditissimo, e noi prendessimo il regalo considerandolo l’elemento più prezioso e andassimo in un’altra stanza lasciando l’ospite solo. In realtà l’elemento più prezioso non è il regalo ricevuto ma la scoperta che l’ospite ci ha fatto quel regalo perché il rapporto che desidera con noi è un buon rapporto, ci vuole bene. La grande preziosità è scoprire che quel regalo esprime il bene che ci vuole l’ospite. La grazia ricevuta dai nove non li ha fatti crescere nel rapporto con il Signore. La chiave di volta che fa completare il percorso di fede è la riconoscenza, rendere gloria a Dio, ringraziare (in greco eucharistein, che è il verbo dell’Eucarestia, il ringraziamento).
Il ringraziamento diventa la cartina di tornasole del fatto che il rapporto è con la persona e tutto è in fuzione di esso. Dio viene considerato una persona che sta parlando con noi, altrimenti sarebbe un essere impersonale, una sorta di macchina che dispensa grazie che ci servono, funzionale ai bisogni orizzontali, un po’ come il contadino che prega Dio affinché piova e il suo raccolto non venga rovinato dalla grandine. Tutto quello che chiediamo al Signore ci serve nella vita, ma ricordiamo che tutto quello che siamo serve per crescere nel rapporto con Dio e con gli altri, altrimenti ci riduciamo come quell’uomo che raccoglie tutti i suoi beni nei granai e poi alla fine della vita li deve lasciare (e noi sappiamo che lasceremo tutto nella vita, gli affetti, il denaro, le lauree…). L’unica cosa che resta è la qualità delle relazioni (cfr. Lc 16, 9: «E io vi dico: fatevi degli amici con le disoneste ricchezze; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne»).
- Le risonanze personali
vv. 11-19: Il brano mi fa venire in mente il percorso della conversione, il primo passo è fare esattamente quello che Gesù ci dice per sperimentare che la sua parola è efficace e compie in noi ciò che Dio vuole. Poi però è necessaria una vera e propria conversione, espressa dal “tornare indietro”. Per fare questo è necessaria la fede. Allora si potrà passare da un primo passo, che è la guarigione, alla salvezza vera e propria.
- Alcune domande per riflettere
- Uno dei passi per vivere più in profondità la fede che già si sta vivendo è accettare di convertire – modificare – la propria direzione di marcia. Accettare di fermare il cammino verso i propri interessi e volgerlo verso Dio. Che significa per me voltarmi indietro rispetto al cammino che conduce verso i miei interessi?
- Il samaritano urla per chiedere a Dio e urla per ringraziarlo. Quanto la mia preghiera di ringraziamento assomiglia a quella di richiesta? Esiste nella mia vita una preghiera di ringraziamento? Quanto è forte?
- La fede per essere completa deve condurre all’incontro con Dio. Non solo un Dio a cui chiedere grazie e favori, ma una Persona da incontrare. Questo incontro è liberazione, è salvezza, è relazione. La porta della relazione si apre con la riconoscenza. Quanto sono riconoscente a Dio per i benefici ricevuti? Li riconosco o li considero un diritto? Quale posto ha la riconoscenza nella mia vita di relazione con i fratelli?