79) Lc 17, 20-37 – 16/03/2022
- Il testo
20Interrogato dai Farisei quando venisse il Regno di Dio, rispose loro e disse: «Non viene il Regno di Dio con osservazione, 21né diranno: “eccolo qui o lì”. Ecco infatti il Regno di Dio [è] dentro di voi».
22Disse verso i discepoli: «Verranno giorni che desidererete vedere uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, e non lo vedrete. 23E vi diranno: “eccolo lì, o eccolo qui”. Non partite e né seguite[li]. 24Come il lampo, lampeggiando, brilla da ciò che è sotto il cielo a ciò che è sotto il cielo, così sarà del Figlio dell’uomo [nel suo giorno]. 25 [Ma] prima bisogna che egli soffra molte cose e sia ripudiato da questa generazione.
26E come avvenne nei giorni di Noé, così sarà anche nei giorni del figlio dell’uomo. 27Mangiavano, bevevano, si ammogliavano, si maritavano, fino al giorno in cui Noé entrò nell’arca e venne il cataclisma e morirono tutti. 28Parimenti come avvenne nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano. 29Ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e uccise tutti. 30Secondo queste cose sarà nel giorno [in cui] Figlio dell’uomo si svelerà. 31In quel giorno chi sarà sulla terrazza e le sue cose in casa, non scenda a prenderle. E chi nel campo similmente non si volti [per tornare] indietro. 32Ricordatevi della donna di Lot. 33Chi cercherà di conservare la propria vita la ucciderà, chi invece la ucciderà resterà in vita. 34Vi dico, in quella notte due saranno in un letto: uno sarà preso e l’altro lasciato. 35Due saranno a macinare nello stesso [luogo]: una sarà presa e l’altra lasciata». 36.
37E rispondendo dicono a lui: «Dove Signore?». Disse loro: «Dove il corpo, lì anche gli avvoltoi si raduneranno».
- Il messaggio
Bisogna distinguere nel brano due dialoghi diversi. 20Interrogato dai Farisei quando venisse il Regno di Dio: «Non viene il Regno di Dio con osservazione, 21né diranno: “eccolo qui o lì”. Ecco infatti il Regno di Dio [è] dentro di voi». L’espressione «con osservazione» è da intendere nell’accezione secondo cui il Regno non ha bisogno di essere osservato, non può essere indicato con il dito, è dentro di noi. Il presente indicativo usato dice un’azione che è contemporanea a chi sta parlando, ciò significa che il Regno è già presente dentro di noi e non fuori. Volerlo cercare fuori significa l’impossibilità di trovarlo. La risposta al “quando” è dunque chiara: il Regno è già venuto, è già presente. E’ una risposta molto forte che afferisce al rapporto con Dio che Gesù vuole instaurare all’interno di ogni uomo a partire da un dialogo intimo. Ritroviamo dunque un riferimento alla dimensione di intimità (le case, i banchetti) già emersa nel Vangelo di Luca.
La seconda parte del brano è una risposta ad un’altra domanda. 22Disse verso i discepoli: «Verranno giorni che desidererete vedere uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, e non lo vedrete. Gesù si sta riferendo ai giorni della presenza di Gesù; non vedere questi giorni comporterà un inganno su quello che è il giorno del Figlio dell’uomo: con questa parola si riferisce alla venuta di Gesù dopo la passione.
23E vi diranno: “eccolo lì, o eccolo qui”. Non partite e né seguite[li]. 24Come il lampo, lampeggiando, brilla da ciò che è sotto il cielo a ciò che è sotto il cielo, così sarà del Figlio dell’uomo [nel suo giorno]. 25 [Ma] prima bisogna che egli soffra molte cose e sia ripudiato da questa generazione. Gesù sta parlando di un momento di ritorno dopo essere stato assente, desiderato, cercato. Invita a non seguire chi lo indicherà e fa tre paragoni.
Il primo è con il lampo: Gesù sarà presente ovunque, come il lampo attraversa tutto il cielo. Il riferimento è alla sua morte e risurrezione.
Il secondo ha a che fare con l’esperienza di Noé. 26E come avvenne nei giorni di Noé, così sarà anche nei giorni del figlio dell’uomo. 27Mangiavano, bevevano, si ammogliavano, si maritavano, fino al giorno in cui Noé entrò nell’arca e venne il cataclisma e morirono tutti. Il tono è catastrofico. Il giorno del Figlio dell’uomo è paragonato al giorno di Noè (in cui la malvagità aveva preso possesso di tutta la terra, il Signore decise di sterminarla ma Noè si salvò), giorno in cui c’è salvezza o perdizione. Il paragone fa riferimento ad azioni che sono consuete nella vita di un uomo, ma che avvengono senza uno sguardo rivolto al cielo. In questo caso dunque gli uomini non si accorgono del cataclisma perché troppo rivolti alle proprie faccende.
Il terzo si riferisce all’esperienza di Lot. 28Parimenti come avvenne nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano. 29Ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e uccise tutti. 30Secondo queste cose sarà nel giorno [in cui] Figlio dell’uomo si svelerà. Anche qui si fa riferimento ad azioni consuete della vita di tutti i giorni e il piantare e costruire fanno riferimento ad una progettualità nel futuro. Il giorno del Signore viene e bisogna essere svegli perché non ci si potrebbe accorgere che Egli arriva, perché troppo occupati in azioni consuete ma orizzontali. Ciò che Lui chiede è di tenere la testa alta, non occuparsi solo delle cose comuni del vivere naturale perché così si rischia la perdizione.
Detto questo gesù procede a spiegare meglio i connotati di questo giorno. 31In quel giorno chi sarà sulla terrazza e le sue cose in casa, non scenda a prenderle. E chi nel campo similmente non si volti [per tornare] indietro. 32Ricordatevi della donna di Lot. 33Chi cercherà di conservare la propria vita la ucciderà, chi invece la ucciderà resterà in vita. Si tratta del giorno in cui il Signore si svela (dal greco apò-kalypto, da cui apocalisse), in cui una realtà si svela dopo essere stata nascosta, in cui si scopre la Sua presenza. Il tono utilizzato non intende infondere terrore, fa piuttosto riferimento ad un attaccamento che impedisce di vivere un incontro. La tentazione che possiamo vivere è di voler prima prendere le nostre cose e poi andare incontro a Lui. Gesù poi enuncia un importante principio, sul non conservare, prendersi qualcosa che è proprio: se si fa così ci si perde, si manca all’incontro con la salvezza.
34Vi dico, in quella notte due saranno in un letto: uno sarà preso e l’altro lasciato. 35Due saranno a macinare nello stesso [luogo]: una sarà presa e l’altra lasciata». Gesù parla ora di notte, con riferimento ad un momento in cui tutto è buio, confuso, concitato. Parla anche di una comunità, di persone che stanno insieme. Non basta vivere la fede, pregare, ci sono momenti in cui si svela quello che è il vero rapporto con il Figlio dell’uomo: se siamo abituati ad un rapporto diretto con Gesù in cui Lui è al primo posto, allora sceglieremo l’incontro con Lui piuttosto che i nostri attaccamenti; se invece siamo abituati a vivere la nostra vita orizzontalmente, non accoglieremo mai la sua proposta. Tutto ciò ci fa pensare ad un allenamento: non sarà possibile vivere in pienezza il giorno del Figlio dell’uomo se non ci siamo allenati nella nostra vita a vivere la presenza attuale del Regno.
37E rispondendo dicono a lui: «Dove Signore?». Disse loro: «Dove il corpo, lì anche gli avvoltoi si raduneranno». Il riferimento al dove è all’incontro.
- Le risonanze personali
vv. 20-37 Nel brano distinguo il discorso fatto ai Farisei, che pretendono di vedere con l’osservazione ma non vedono perché non hanno fede, e il discorso ai discepoli che magari hanno una maggiore propensione all’interiorità ma devono ancora fare un passo successivo. Il passo successivo mi richiama alla mente le esigenze del Regno, il non tornare indietro, la scelta che ha a che fare con la croce.
vv. 20-37 In questo brano Gesù ci invita a capire che il Regno di Dio e dentro ognuno di noi e se non lo riconosciamo è perché siamo noi distratti e tormentati. Gesù ci invita alla conversione oggi, Gesù ci invita a confessarci oggi, a non rimandare la fede perché quando egli arriverà a giudicarci e a salvarci non avremo più tempo per decidere. Chi sapeva è peggio di chi non sapeva!
vv. 20-37 Il Regno di Dio è dentro di noi. E’ presente anche in me ed è adesso perché è l’adesso che vivo. Ci sono però delle cose che minano questa condizione privilegiata donataci da Dio perchè suoi figli.
Le ansie, le preoccupazioni, le paure racchiudono il Regno di Dio fermandone la sua espressione esteriore segno sublime di testimonianza di vita cristiana. Questo è un peccato contro Dio stesso! Le preoccupazioni, inoltre, soffocano la felicità proiettandola in qualcosa da raggiungere, allontanando così il Regno di Dio e minando, per giunta, la strada stessa che porta – con la grazia imprescindibile di Dio – al raggiungimento delle proprie aspirazioni e gioie. Tale azione è diabolica: separa la felicità interiore, frutto del vivere ora il Regno di Dio, dalla sua proiezione esteriore che si esprime nella serenità dell’ affrontare le sfide e i sacrifici quotidiani che così diventano macigni quasi insopportabili! Le conseguenze poi sono devastanti: portano tristezza.
Trasforma, oh Signore, le preoccupazioni, i dispiaceri e le paure in Atti di Fede nei tuoi confronti per vivere felicemente ogni giorno nella tua grazia. Allontana da me la tristezza che si genera quando tutto ciò prende piede. Solo così potrò mettere fuori il Regno di Dio che è dentro di me ed essere vero tuo testimone.
- Alcune domande per riflettere
- Gesù insegna che il Regno di Dio è già presente «dentro» di noi. Ne ho fatto mai esperienza? Ho provato a cercarlo? Oppure tendo a spostarlo in un indefinito futuro? O anche in un luogo, in una condizione di felicità esteriore?
- Il giorno del Signore è paragonato a Gesù – con gli esempi di Noé e Lot – a eventi che hanno tratti drammatici. Ha a che fare con salvezza/perdizione che appaiono distinte da una linea sottilissima di demarcazione. Questa linea la viviamo già ogni giorno. Quanto il mio pensiero quotidiano è immerso in una quotidianità routinaria che esclude Dio? Quanto nella giornata il mio pensiero sale a Dio e alla sua presenza?
- Per superare la prova – notturna – del giorno del Signore bisogna essere preparati: staccati dalle cose terrene che certamente intralcerebbero l’incontro, facendolo mancare. Quanto vivo nel presente l’esercizio del distacco dalle realtà terrene? Penso la compagnia – la «stessa casa» – di persone che esercitano la fede possa salvare anche me senza il mio impegno? Quale il mio impegno personale?