87) Lc 19, 28-40 – 25/05/2022

  1. Il testo

28E dette, queste cose, camminava davanti salendo verso Gerusalemme. 29E avvenne come si avvicinò a Betfage e Betania verso l’orto chiamato degli ulivi, che mandò due dei discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte, nell’entrare troverete un puledro legato, sul quale nessuno degli uomini mai si è seduto, e avendolo sciolto conducetelo [qui]. 31E se qualcuno vi domandasse: “Perché [lo] sciogliete?”, così dite: “Il suo signore ne ha bisogno”. 32Giunti gli inviati trovarono come aveva detto loro. 33Avendo essi sciolto il puledro, i signori di lui dissero verso loro: “Perché sciogliete il puledro?”. Quelli dissero: “Il suo signore ne ha bisogno”, 35 e lo condussero verso Gesù e, gettati i loro mantelli sul puledro, fecero salire Gesù. 36Camminando questi, stendevano i loro mantelli sulla strada.
37Avvicinandosi questi già alla discesa del Monte degli Ulivi la moltitudine dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che aveva visto dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Nel cielo pace e gloria negli altissimi». 39E alcuni dei farisei dalla folla dicevano verso di lui: «Maestro, ammonisci i tuoi discepoli». 40E rispondendo disse: «Vi dico, se costoro taceranno, le pietre grideranno».

  • Il messaggio

       28E dette, queste cose, camminava davanti salendo verso Gerusalemme. C’è una convinzione che si è creata attorno a Gesù per il fatto che Egli ha esplicitamente detto di andare a Gerusalemme: che il Regno di Dio debba manifestarsi da un momento all’altro. A riguardo Gesù ha raccontato la parabola delle mine.

       Dette queste cose Gesù cammina davanti salendo verso Gerusalemme e il suo camminare davanti è sia uno staccarsi che un fare strada. Le due cose vanno insieme perché Gesù accelera il cammino nel momento della risoluzione, e come sempre fa strada.

       29E avvenne come si avvicinò a Betfage e Betania verso l’orto chiamato degli ulivi, che mandò due dei discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte, nell’entrare troverete un puledro legato, sul quale nessuno degli uomini mai si è seduto, e avendolo sciolto conducetelo [qui]. 31E se qualcuno vi domandasse: “Perché [lo] sciogliete?”, così dite: “Il suo signore ne ha bisogno”. Detto questo Gesù si avvicina ai due paesi molto prossimi a Gerusalemme, paesi che venivano utilizzati dai pellegrini che salivano a Gerusalemme per soggiornare in occasione delle feste. L’orto degli ulivi è una collinetta che si trova al di sopra di Gerusalemme, dalla quale si vede Gerusalemme: Gesù è praticamente arrivato a ridosso delle porte di Gerusalemme.

      Egli prepara il suo ingresso a Gerusalemme mandando due dei suoi discepoli a prendere un puledro cioè un giovane cavallo, Matteo e Marco ci dicono che è un puledro di asina. La scrittura ci parla di un Puledro di Asina, sul quale nessuno è mai salito sopra, il puledro è l’animale sul quale il Messia deve fare l’ingresso a Gerusalemme. C’è una differenza tra puledro di cavallo e puledro di asino: nella simbologia di Israele e nella profezia i cavalli sono animali da guerra, gli asini sono animali da lavoro. Quindi il fatto che Gesù cavalchi un asino significa che è un Re di pace.               Gesù inoltre chiede a due dei suoi discepoli di andare e gli dice esattamente quello che devono dire.

       32Giunti gli inviati trovarono come aveva detto loro. 33Avendo essi sciolto il puledro, i signori di lui dissero verso loro: “Perché sciogliete il puledro?”. Quelli dissero: “Il suo signore ne ha bisogno”, 35 e lo condussero verso Gesù e, gettati i loro mantelli sul puledro, fecero salire Gesù. Gli inviati giungono e trovano esattamente come Gesù ha detto, sciolgono il puledro e Luca ci racconta che i padroni dell’asino chiedono spiegazioni. Emerge qui un conflitto. Ci possiamo chiedere chi sia il padrone dell’asino, chi sia il signore, letteralmente. I discepoli si trovano in conflitto, la parola di Gesù li pone in conflitto con i padroni dell’asino, c’è una discussione e costoro sono provati a mettere in pratica o meno la parola di Gesù, perché la parola di Gesù contesta il possesso dei padroni e riconosce un signore.

       Gesù appare come il «padrone» dell’asino. Emerge così la sua signoria che è superiore a quella dei padroni legittimi dell’asino. E questo ha a che fare sicuramente con il suo essere Re. Egli inoltre offre ai suoi discepoli una parola che loro devono mettere in pratica e che viene contestata. I suoi discepoli sono messi alla prova, a tutti gli effetti.

       Fatto questo, conducono il puledro da Gesù e gli gettano un mantello sopra perché egli salga. Comincia la discesa di Gesù, dal monte degli Ulivi verso Gerusalemme, sembra una discesa trionfale perché costoro stendono i loro mantelli per far camminare Gesù in un segno di onore. La scena quindi è il compimento di una parola di signoria che però ha bisogno della fede dei messaggeri.

       37Avvicinandosi questi già alla discesa del Monte degli Ulivi la moltitudine dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che aveva visto dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Nel cielo pace e gloria negli altissimi». 39E alcuni dei farisei dalla folla dicevano verso di lui: «Maestro, ammonisci i tuoi discepoli». 40E rispondendo disse: «Vi dico, se costoro taceranno, le pietre grideranno». Avvicinandosi alla discesa del monte degli ulivi accadono due cose. La moltitudine dei discepoli di Gesù esulta e grida per ringraziare il Signore. Sembra quasi un ringraziamento cumulativo per tutto quello che hanno visto, per tutto quello a cui hanno assistito. E’ come se fosse un momento di restituzione, di grazia. Gesù è riconosciuto Re. Questa frase ricalca molto quello che accade a capitolo 2 (vv. 1-14), è quello che i cori degli angeli dicono nel momento della nascita di Gesù. Si parla di pace nel cielo: sembrerebbe quasi che questa figura messianica di Gesù possa portare la pace non soltanto sulla terra ma anche nei cieli cioè sembra quasi che la messianicità di Gesù abbia una dimensione che supera la terra.

       Un’altra parte di persone, alcuni dei farisei chiedono al Maestro di ammonire i suoi discepoli. Gesù, di rimando, dà ragione ai discepoli. Possiamo rileggere in quest’ottica il versetto 11 (avendo essi ascoltato queste cose disse una parabola perchè era vicino a Gerusalemme e ad essi sembrava che immediatamente dovesse manifestarsi dall’alto il Regno di Dio): i discepoli hanno la percezione che deve accadere qualcosa di veramente importante, e qui anche se in modo diverso accade qualcosa di veramente determinante, qualcosa di straordinario ma non nella maniera di cui si immagina. La croce è quell’espressione di altissima glorificazione di Dio e riappacificazione dell’uomo che però ha dei tratti di grande drammaticità, e lo si vede nell’avvicinamento di Gesù a Gerusalemme. Quello che sta accadendo ha veramente un sentore soprannaturale, tuttavia non è compreso che quello che sta per accadere che è la Passione.

       La dimensione del sentore soprannaturale può appartenere alla nostra vita, forse però la vicenda di Gesù ci deve far capire che anche le situazioni che hanno una grande drammaticità possono avere un sentore soprannaturale, anche se noi non siamo allenati a farlo.

       In conclusione, Gesù prepara il suo ingresso glorioso a Gerusalemme, il sentore di tutti è che siano realizzate le Scritture attraverso una parola profetica che comunque deve combattere con le situazioni umane. Si nota una dicotomia, c’è chi ci crede e chi percepisce la Gloria di Gesù, c’è chi si oppone. Gesù risponde dicendo che è talmente evidente quello che sta accadendo che paradossalmente se gli uomini tacessero anche le cose inanimate lo direbbero: si tratta di un’iperbole per far capire la grandissima evidenza di qualcosa. Alcuni però non lo capiscono.

  • Alcune domande per riflettere
  • La mia fede] I discepoli di Gesù si distinguono dai farisei per un’esultanza che ha la sua origine nel ringraziamento per i prodigi di Gesù. Mi sento nella mia fede più discepolo (nel voler ringraziare) o più fariseo (nel disappunto delle pretese di Gesù)?
  • [Gli altri] Gesù invia due discepoli per mettere in pratica la sua parola. Sapresti identificare la parola che Gesù ti chiede di annunciare al mondo? Sapresti identificare delle persone che “senti” come compagni di viaggio in questa missione?
  • [La prassi] Il successo dei discepoli dipende dall’esattezza con la quale applicano la parola che Gesù ha dato loro, in una situazione che la mette in discussione. Quanto nella mia vita riesco ad applicare la parola di Gesù? Quanto mi faccio con-vincere dalle parole del mondo? Quanto il conflitto tra queste due parole mi fa arretrare?