95) Lc 21, 20-28 – 12/10/2022

  1. Il testo

«20Quando, però, vedrete Gerusalemme circondata da accampamenti, allora saprete che è vicina la sua desolazione. 21Allora quelli che sono in Giudea fuggano verso i monti e quelli che sono in mezzo ad essa si allontanino [nelle campagne] e quelli nelle campagne non entrino in essa, 22poiché giorni di vendetta saranno quelli, [giorni] del compiersi tutto quanto è scritto. 23Guai a quelle che hanno [bambini] nel ventre e allattano in quei giorni. Sarà infatti grande necessità sulla terra e ira per questo popolo. 24E cadranno nella bocca della spada e saranno catturate tutte le nazioni, e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, fino a quando non si compiano i tempi dei gentili. 25 E ci saranno segni nel sole e [nella] luna e [negli] astri, e sulla terra angoscia di popoli nell’incertezza per il fragore del mare e degli sconvolgimenti, mentre gli uomini esaleranno l’anima dalla paura e l’attesa di ciò che deve avvenire sulla terra. Le potenze dei cieli, infatti, saranno sconvolte. 27E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con potenza e gloria molta. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il capo, poiché è vicina la liberazione vostra».

  • Il messaggio

L’ultima parte del discorso di Gesù prende le mosse dall’annuncio della distruzione del Tempio per poi passare ad una seconda fase, in cui è detto esplicitamente che non è giunta la fine, e che negli sconvolgimenti i cristiani sono condotti davanti alle sinagoghe, ai re e governatori. L’essere perseguitati diviene condizione per poter testimoniare.  20Quando, però, vedrete Gerusalemme circondata da accampamenti, allora saprete che è vicina la sua desolazione. La desolazione coincide con la distruzione.

21Allora quelli che sono in Giudea fuggano verso i monti e quelli che sono in mezzo ad essa si allontanino [nelle campagne] e quelli nelle campagne non entrino in essa, 22poiché giorni di vendetta saranno quelli, [giorni] del compiersi tutto quanto è scritto. E’ ripetuta la parola “allora”, siamo dinanzi ad un compimento. Quanto sta per accadere ha a che fare con Gerusalemme, che si trova in Giudea, in una regione montuosa. La vendetta di cui si legge è una sorta di resa dei conti, conseguenza del mancato riconoscimento della visita del Principe della Pace (cfr. Lc 19, 41-44).

23Guai a quelle che hanno [bambini] nel ventre e allattano in quei giorni. Anche in questo caso, il termine “guai” non evoca una maledizione, ma un lamento, un dispiacere, è come se fosse un compianto, un lamento funebre per coloro che sono in quella condizione che rallenta l’agilità e, dunque, la fuga.

Tuttavia, non si tratta di una situazione che è incentrata solo su Gerusalemme, il discorso si allarga. Sarà infatti grande necessità sulla terra e ira per questo popolo, quale conseguenza del peccato, e riguarderà tutta la terra. È una situazione cosmica che riguarda tutti: 24E cadranno nella bocca della spada e saranno catturate tutte le nazioni, e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, fino a quando non si compiano i tempi dei gentili. Secondo il popolo di Israele, i gentili sono tutti coloro che non sono di Israele, e non hanno la fede nel Dio di Israele, sono i pagani. Si parla di una situazione nella quale il Regno, tutti i Regni della Terra saranno soggiogati da dominazioni che non hanno a che fare con il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Nella Prima lettera ai Tessalonicesi, Paolo parla del cosiddetto Anticristo come colui che siede al posto di Dio, che prende il posto di dominazione su tutto il mondo, come se fosse Dio: in questi versetti viene descritto invece un dominio incontrastato, non c’è alcun combattimento, ma un dominio al quale non si può sfuggire. In questa situazione non c’è più posto per la testimonianza.

                Tutto ciò produce un altro effetto, anche se non sappiamo se ci sia un nesso consequenziale tra i due: 25 E ci saranno segni nel sole e [nella] luna e [negli] astri e sulla terra angoscia di popoli nell’incertezza per il fragore del mare e degli sconvolgimenti, mentre gli uomini esaleranno l’anima dalla paura e l’attesa di ciò che deve avvenire sulla terra. Le potenze dei cieli, infatti, saranno sconvolte. L’incertezza di cui si legge sta a significare il crollo di tutte le sicurezze. L’uomo perde tutti gli orizzonti di certezza che prima aveva.

La profezia dunque riguarda il Tempio, che è il luogo dove abita Dio; riguarda un tempo di rivoluzioni in cui si potrà ancora testimoniare, cui seguirà un tempo in cui non si potrà più testimoniare. Perchè sarà tutto sconvolto sulla terra e nei cieli; questo totale sconvolgimento porterà angoscia di popoli per la totale perdita di punti di riferimento, per il fragore del mare e degli sconvolgimenti; le cose saranno talmente sconvolte che l’uomo si aspetterà qualcosa di talmente terrificante che morirà per la paura.

Quello che accade sulla terra, questo sconvolgimento è una conseguenza di quello che accade nel cielo. Non è certo se ci sia un collegamento tra il governo da parte dei gentili, intesi come coloro che pretendono di governare tutto il mondo senza Dio (e questo produce uno sconvolgimento cosmico), e la ribellione delle potenze della natura a questo modo di governare dell’uomo che decide di essere egli stesso il Dio della creazione. Il legame tra la prima parte e la seconda parte non è esplicito, ma è tuttavia possibile cogliere una consequenzialità.

Viene introdotta un’ultima immagine con la ripetizione del termine “allora”: allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi con potenza e gloria molta. Quando tutto sarà sconvolto, e sembrerà all’uomo di non poter far più niente se non morire nella disperazione e terrore, si vedrà il Figlio dell’Uomo. Il riferimento è alla venuta del Figlio dell’Uomo: se prima c’era un invito alla gloria, ora si invita ad alzare il capo perché questa situazione terribile, di sconvolgimento cosmico, sarà una liberazione: 28Quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il capo, poiché è vicina la liberazione vostra». Una tale visione apocalittica ha a che fare con i cosiddetti “ultimi tempi” sembra che non ci sia alcuna possibilità di opporsi al male persistente. C’è un momento nel quale il male sembra non avere limiti nella possibilità di governare, di avere il dominio (quasi che Dio si sia dimenticato). Questa non è l’ultima parola. La fine della storia è una fine drammatica.  Manca un vero combattimento, ma nello sconvolgimento totale arriva Colui che mette ordine, dominando ogni nazione.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] I tratti apocalittici del discorso di Gesù sulla fine predicono il governo del mondo da parte di coloro che non vivono secondo Dio. Si tratta di un pericolo dal quale si può solo fuggire, senza mai perdere la speranza della vittoria finale di Dio. Quanto perdo facilmente la speranza di fronte agli eventi – pur non apocalittici – della vita? Quanto sono capace di guardare ogni cosa in Dio?
  • [Gli altri] La grande incertezza induce la paura e la fuga. Elementi che tendono a pensare a se stessi e alla propria salvezza. Quanto riesco nelle vicende della vita a pensare al soccorso dei fratelli e sorelle in difficoltà? Quanto le mie esigenze mi chiudono all’altro?

[La prassi] La venuta del Figlio dell’uomo mette fine alla instabilità delle vicende terrene, interrompendo un momento di grande desolazione. Quanto desidero la presenza del Signore come “liberante” e quanto invece mi appare “limitante” la mia libertà?