4) Lc 1,39-45 – 09/10/2019
1. Il testo
39Alzatasi allora Maria in quei giorni si recò con sollecitudine verso la montagna, verso una città di Giuda. 40Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. 41E avvenne, come Elisabetta udì il saluto di Maria, che il bambino esultò nel suo grembo, ed Elisabetta fu riempita di Spirito Santo. 42Ed esclamò Elisabetta con un gran grido e disse: «Benedetta tu tra donne e benedetto il frutto del tuo grembo. 43E donde per me questo, che sia giunta la madre del mio Signore a me? 44Ecco infatti come avvenne la voce del tuo saluto ai miei orecchi, ha esultato nella gioia il bambino nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto che avverrà il compimento a quanto è stato detto a lei da parte del Signore.
2. Il messaggio
Il brano segue il “sì” di Maria e ci aiuta molto a riflettere sul compimento nella nostra vita della Parola del Signore, ove per Parola bisogna intendere una promessa che si realizza a patto che ci sia la fede.
Maria risponde di “sì” alla promessa fatta dall’angelo che nascerà un figlio che chiamerà Gesù e che si realizzerà attraverso lo Spirito Santo; dopo questo annuncio gli viene detto anche che Elisabetta è incinta. Perché le viene data questa notizia? Maria prende questa rivelazione come una chiamata. Quando Dio ci dice qualcosa vuole che noi di questa Sua parola ne facciamo uso, lo applichiamo, così come fa Maria:39Alzatasi allora Maria in quei giorni si recò con sollecitudine verso la montagna, verso una città di Giuda. «Con sollecitudine» non va inteso come fretta nel fare una cosa ma come un’attenzione interiore a quello che viene detto.
40Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Maria saluta Elisabetta, di questo saluto non ci viene riferito nulla quindi lo possiamo intendere come un normale saluto; tuttavia attraverso questo passa qualcosa.
41E avvenne, come Elisabetta udì il saluto di Maria, che il bambino esultò nel suo grembo, ed Elisabetta fu riempita di Spirito Santo. A questo punto bisogna ricordare la promessa che Dio fa a Zaccaria, ovvero che il bambino sarà riempito di Spirito Santo sin dal grembo materno (Lc 1,15); ora si realizza questa promessa. Tendenzialmente siamo portati a pensare che le promesse di Dio si realizzino da sole, invece ancora una volta possiamo constatare che non funziona così e lo possiamo vedere in Zaccaria, Elisabetta e Maria: la promessa del Giovanni Battista si realizza con la visita di Maria ad Elisabetta.
42Ed esclamò Elisabetta con un gran grido e disse: «Benedetta tu tra donne e benedetto il frutto del tuo grembo. Il verbo “esclamare” (anaphoneo) è un verbo particolare che ricorre una sola volta nel Nuovo Testamento, in questo brano. Il motivo per cui Luca sceglie questo verbo non è molto chiaro. Andando però a ricercare il significato del verbo nel Vecchio Testamento in greco, si scopre che esso viene utilizzato solo quattro volte e tutte le volte si tratta di un grido di esultanza nei confronti di chi ruota attorno all’arca del Signore. Luca ci sta comunicando che Elisabetta si sta comportando nei confronti di Maria come i portatori dell’arca del Signore si comportano nei confronti dell’arca. Maria è l’arca dell’alleanza che porta la Parola del Signore. Come fa Maria ad arrivare a Giovanni Battista che è nel grembo? Il saluto non parte da Maria ma è animato dallo Spirito che abita in lei, compimento della promessa fatta a Maria dall’angelo: «Lo spirito scenderà su di te e ti coprirà come ombra».
Elisabetta svela a Maria che quella promessa che l’angelo le ha fatto si è realizzata, Maria riceve la notizia della conferma di quello che l’angelo le aveva detto. La conferma è da parte di un’altra persona perché forse noi riusciamo a scoprire la presenza del Signore nella nostra vita quando entriamo in relazione, è molto complicato da soli fare tutto questo, per questo la dimensione della fede vissuta insieme è necessaria per scoprire l’azione di Gesù, altrimenti non si riesce. E’ proprio come l’esperienza fatta in questi anni, in cui è sorta l’esigenza di approfondire le relazioni, perché vivere la nostra vita con altre persone che condividono la nostra fede ci permette di approfondire la nostra dimensione interna di fede. Altrimenti la fede rimane acerba, non porta frutto, non cresce.
Ci troviamo quindi di fronte a due compimenti, quello della promessa ad Elisabetta e al riconoscimento e compimento della promessa di Maria, riconoscimento che viene fatto da Elisabetta per mezzo dello Spirito Santo, Dio.
Anche a Giovanni Battista la voce di Maria arriva per mezzo dell’orecchio di Elisabetta: 43E donde per me questo, che sia giunta la madre del mio Signore a me? 44Ecco infatti come avvenne la voce del tuo saluto ai miei orecchi, ha esultato nella gioia il bambino nel mio grembo. In questi versetti viene esasperata la dimensione della nostra strumentalità come trasmissione della presenza di Dio. Possiamo chiederci: Maria ha l’intenzione di trasmettere Dio? No, Maria fa molte cose in maniera normale, saluta e attraverso la normalità del saluto passa lo Spirito. Chi vive la vita cristiana non ha bisogno di fare grandi omelie o grandi trattati perché l’azione di Dio arriva anche mediante le cose più semplici, a patto però che si sia portatori della Parola che anima le nostre azioni.
45E beata colei che ha creduto che avverrà il compimento a quanto è stato detto a lei da parte del Signore. Questo versetto è il cuore del brano: Maria ha creduto che la Parola si sarebbe compiuta. Possiamo portare agli altri solo nella misura in cui crediamo che la Parola possa realizzarsi nella nostra vita. «Beata» significa che Maria è felice, perché crede che la promessa di Gesù si compie nella sua vita.
Possiamo chiederci: qual è la Parola di Gesù che si deve compiere nella mia vita? Tutta la scrittura è rivolta a noi, ma Dio a ciascuno di noi cosa chiede? Cosa ci ha promesso? Il rapporto di fiducia si basa su qualcosa che Dio ci chiede e noi attendiamo che questa promessa si compia. L’invito è a fare un lavoro personale di ascolto per comprendere come si configura questa Parola che è rivolta a noi. Qual è la cosa che il Signore ci promette e che si realizza? L’esercizio sul Vangelo esprime questo. Qual è il nostro impegno su questa Parola? Essa come interviene? Come cambia i nostri rapporti concreti con le cose, con le persone e con Dio? L’idea è sempre quella di fare esperienza di Dio, con un impegno maggiore, dobbiamo imitare la sollecitudine di Maria ed essere più reattivi rispetto a questa Parola che ascoltiamo, poiché ascoltare la Parola e continuare a fare ed essere come eravamo prima non ha molto senso.
3. Le risonanze personali
vv. 39-45 Appena Maria riceve lo Spirito Santo si alza e si mette in cammino verso casa di Elisabetta. Appena ode il suo saluto è riempita anche lei di Spirito Santo e di gioia e non può trattenere la benedizione di Maria, riconoscendo in lei la madre di Cristo. Appena riceve lo spirito Santo Elisabetta riceve Sapienza.
L’Arcangelo Gabriele si è recato solo da Zaccaria e da Maria, ma Elisabetta è piena di Fede e ha riconosciuto immediatamente l’opera di Dio su di lei.
Maria si reca da lei quasi a chiudere un cerchio che collega Zaccaria , Maria, Elisabetta. All’interno ci sono altri due cerchi, Giovanni il Battista (precursore del Cristo che cammina davanti a Dio con lo spirito e la Potenza di Elia) e al centro di tutto Cristo, il figlio dell’Altissimo.
Elisabetta è sicuramente un personaggio importante, pieno di Sapienza, che non fa domande di incredulità ma di umiltà: «e donde per me questo che si giunta la madre del mio Signore a me?», sembra avere un ruolo profetico, dice cose con la certezza di un profeta e infatti non sbaglia. Elisabetta è esempio di Fede pura e degli effetti che essa ha sul cristiano.
vv. 39-45 Lo Spirito rivela la presenza di Gesù a Giovanni e a Elisabetta, tramite mezzi umani (Maria per Giovanni, Giovanni per Elisabetta). Una volta riconosciuto Gesù, sono le nostre azioni a mostrarlo agli altri, e il riconoscimento avviene per opera dello Spirito. Questo brano mi insegna l’importanza di chiedere il dono dello Spirito, per riconoscere la presenza di Dio nell’altro. Trovando e custodendo Gesù, poi, possiamo portarlo agli altri come ha fatto Maria, e come ha fatto Giovanni.
vv. 39-45 L'”avvenne” che si ripete in questo brano, mi fa pensare a un brano di compimento delle promesse: Maria è incinta, vergine, Elisabetta è incinta, sterile. E Giovanni è pieno di Spirito sin dal grembo di sua madre. Lo Spirito rivela ad Elisabetta cosa è accaduto a Maria, ma Elisabetta è una donna che vive nascosta da cinque mesi a riflettere su quanto ha fatto per lei il Signore, quindi lo Spirito trova un cuore pronto ad accoglierlo. Un cuore pronto è un cuore che prega e che si ferma a guardare cosa ha fatto per lui il Signore. Lo stare nascosta di Elisabetta mi fa pensare a una sorta di incredulità anche sua, infatti lei rimarca molto la grandezza di Maria, del suo aver creduto all’adempimento della parola di Dio.
I due messaggi che mi trasmette il brano sono, dunque, l’importanza di pregare lo Spirito per riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita, e l’importanza di credere alla Parola per darle adempimento.vv. 39-45 Il brano è molto delicato e mette in luce diversi punti importanti: il primo è che Maria, dopo aver detto “sì” all’ angelo, compie un movimento, va da Elisabetta. Questo sta a significare che quando Dio è nella nostra vita e compiamo la sua volontà, tutto avviene in maniera fluida e decisa . Elisabetta riconosce Maria come la Serva del signore. Premettendo che Elisabetta non sapeva della venuta dell’ angelo a Maria, la riconosce comunque, a significare che nelle relazioni nate dalla fede si avverte un certo tipo di legame . Il secondo punto fondamentale è nel v.45 «beata colei che ha creduto che avverrà il compimento a quanto e stato detto a lei da parte del Signore », le parole di Elisabetta mettono in luce l’obbedienza di Maria. L’incontro di queste due grandi donne porta grande gioia, tanto da fare sussultare Giovanni Battista nel grembo e di riempire Elisabetta di Spirito Santo. Sono segni che portano a compimento la grande Parola di Dio .