15) Lc 3,10-18  19/02/20

1.Il testo

                10E lo interrogavano le folle dicendo: “Cosa dunque dobbiamo fare?”. 11Rispondendo diceva loro: “Chi ha due mantelli condivida con chi non ne ha, e chi ha cibo faccia ugualmente”. 12Vennero anche pubblicani a farsi battezzare e dicevano a lui: “Maestro, cosa dobbiamo fare?”. 13Quello disse loro: “Non esigete più di quanto stabilito per voi”. 14I soldati gli domandavano dicendo: “E noi che dobbiamo fare?”. E disse loro: “Non estorcete e non calunniate nessuno e contentatevi delle vostre paghe”.

                15Mentre il popolo aspettava e tutti ragionavano nei loro cuori riguardo a Giovanni se per caso egli non fosse il Cristo, 16Giovanni rispose dicendo a tutti: “Io vi battezzo in acqua, viene però colui che è più forte di me, al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei suoi sandali. Egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 17egli ha ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e condurre insieme il grano nel suo deposito, ma la pula brucerà con fuoco inestinguibile”.

                18Esortando dunque [con] molte e altre [parole], evangelizzava il popolo.

2. Il messaggio

                Il brano costituisce un passo in più rispetto al brano precedente, in cui si legge in primo luogo il racconto della vocazione di Giovanni Battista («Avvenne la Parola su di Lui»), poi la menzione di ciò che è questa Parola («del profeta Isaia»), infine la predicazione di Giovanni Battista (ovvero come Giovanni interpreta questa Parola: «fate frutti degni di conversione»). In questo brano invece vi è la traduzione della Parola in opera («fate frutti di conversione, raddrizzate le vie del Signore», questa è Parola di Dio).

                Ma per noi, che cosa significa per la noi fare frutti di conversione? Giovanni applica dapprima per sé la Parola di Dio nella sua vita (con il deserto, il battesimo, la predicazione), poi aiuta le persone ad applicarla per se stessi. La conversione, metanoia, deriva dal verbo greco metanoeo che significa “cambiare pensiero, idea”, concretamente significa che, se prima facevamo delle cose, poi comprendiamo che non funzionano più e le modifichiamo. Fare «frutti di conversione» significa mettere in atto questo cambiamento del modo di pensare. Giovanni Battista in questo brano fa una serie di esempi di vita concreta.

                10E lo interrogavano le folle dicendo: “Cosa dunque dobbiamo fare?”. 11Rispondendo diceva loro: “Chi ha due mantelli condivida con chi non ne ha, e chi ha cibo faccia ugualmente”. Alla domanda «che dobbiamo fare?» Giovanni Battista risponde esortando tutti ad essere generosi, a non accumulare beni per sé; il rischio della folla è quello di tenere per sé. Predicare e battezzare rientra nella sua missione.

                12Vennero anche pubblicani a farsi battezzare e dicevano a lui: “Maestro, cosa dobbiamo fare?”. 13Quello disse loro: “Non esigete più di quanto stabilito per voi”. I pubblicani, come il resto della folla, vanno a farsi battezzare, si tratta di un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati, ma in cosa consiste questa penitenza? Ai pubblicani Giovanni Battista risponde: «non esigete più di quanto stabilito», lasciando intendere che fosse una prassi degli esattori delle tasse far pagare alla gente un surplus che poi intascano. Giovanni li esorta ad attenersi a quello che spetta loro.

                14I soldati gli domandavano dicendo: “E noi che dobbiamo fare?”. E disse loro: “Non estorcete e non calunniate nessuno e contentatevi delle vostre paghe”. I soldati per guadagnarsi qualcosa in più estorcono con la violenza abusando della loro autorità (abuso d’ufficio a livello legale), tutte cose che afferiscono sempre al denaro, ai beni (che sia il mantello o il pane). Nell’elenco è presente un’escalation, dall’accontentarsi del gruzzoletto rubando al fare violenza. Giovanni Battista chiede invece un atteggiamento di conversione che non assecondi l’attaccamento ai beni, gli esempi vanno tutti nella stessa direzione, indicano una mentalità che cerca di accumulare.In tal senso S. Paolo, nella prima lettera a Timoteo (6, 10), dice che la cupidigia e il desiderio di denaro sono la radice di tutti i mali, questa cupidigia a volte porta persino ad uccidere. Facendo frutti di conversione si ristabilisce una giustizia ed equità riguardo questo atteggiamento interiore nei confronti dei soldi e dei beni.

                15Mentre il popolo aspettava e tutti ragionavano nei loro cuori riguardo a Giovanni se per caso egli non fosse il Cristo. Oltre alla domanda «che dobbiamo fare?» c’è n’è un’altra: «tu sei il Cristo?», anche noi dovremmo domandarci se esiste una differenza tra ciò che è nelle nostre possibilità e quello che Cristo può fare. L’esercizio di vita di ogni cristiano è quello di fare propria la Parola e di applicarla concretamente. Se però tutto si riducesse a questo avremmo una religione che ci permette di salvarci da soli, ma ciò che dice Giovanni Battista ci fa comprendere che non è così. Il verbo dialoghizo indica che «Tutti ragionavano nei loro cuori». Non sembra esprimere un’azione positiva, il ragionare nel cuore non presuppone accoglienza ma un utilizzo della razionalità[1]. “Ragionare nei cuori” è atteggiamento che ritroviamo anche nei confronti di Gesù quando c’è un dubbio… un dubbio che non giunge a soluzione.

                16Giovanni rispose dicendo a tutti: “Io vi battezzo in acqua, viene però colui che è più forte di me, al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei suoi sandali. Egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Si tratta di un battesimo che tutti ricevono per la remissione dei peccati, questo perdono presuppone una conversione. Qual è la differenza tra purificazione e perdono dei peccati? Vi è un’azione che sembrerebbe poter fare solo Gesù, c’è una differenza tra la purificazione che realizza il Messia, il Cristo, e quella che fa Giovanni Battista.

                All’interno del brano ci sono delle azioni che deve compiere Giovanni Battista (predicazione e battesimo per il perdono dei peccati), altre azioni devono compierle quelli che ricevono il battesimo («preparate la via del Signore») ed infine ci sono delle azioni che può fare esclusivamente Gesù, nessun altro. Il Messia è colui che salva il popolo. Questo concetto è molto importante poiché ci pone nella condizione di dover compiere degli atti di affidamento nei confronti di Gesù affinché Egli possa fare qualcosa in noi e salvarci, non ci si salva da soli. La predicazione di Gesù sarà chiarissima in merito, ad esempio nella parabola del seminatore c’è l’agricoltore che semina, poi come cresca il seme non lo sa, che lui dorma o vegli il seme cresce. Si tratta di un’azione automatica, la forza è nel seme. La salvezza si accoglie o meno e viene dall’azione di Cristo in noi. Giovanni Battista si pone nella condizione di dire che arriverà qualcuno più forte di lui, più grande in dignità e solo Lui potrà battezzare in Spirito Santo e fuoco (ora non comprendiamo cosa significa, lo capiremo più in là..).

                17egli ha ventilabro nella sua mano per purificare la sua aia e condurre insieme il grano nel suo deposito, ma la pula brucerà con fuoco inestinguibile”.18Esortando dunque [con] molte e altre [parole], evangelizzava il popolo. Il ventilabro serve per separare la pula dal grano, la pula viene bruciata perché non serve e il grano viene sistemato nel  granaio. Questa immagine è molto forte, simboleggia qualcosa che ha la funzione di separazione, di riconoscimento di ciò che è buono e di ciò che non serve, conferisce a Gesù l’autorità del giudizio. Il verbo “condurre insieme” significa che Gesù riunisce la Chiesa, la fa una. È un’azione che può fare solo Gesù e nessun altro, solo Lui ha l’autorità per poterlo fare, è come la chiave di Davide: se lui apre nessuno può chiudere, se lui chiude nessuno può aprire. Ci sono delle prerogative esclusive di Gesù che bisogna chiedere a Lui. Dal canto suo Giovanni Battista ha presentato Colui che è il Messia, questa è già evangelizzazione, ovvero annuncio di Gesù. L’evangelizzazione non riguarda solo la seconda parte del brano, ma anche la prima.

                Per questo possiamo ricordare l’inizio del Vangelo di Marco: «Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri,si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.». Pensiamo anche al libro della Sapienza, in cui è scritto: «Principio della Sapienza è il timore del Signore» (1, 12). L’inizio, il principio del Vangelo è la conversione, questo si evince sia in Marco che in Luca. La predicazione di Gesù inizia in questo modo: «Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo»: se non ci convertiamo il Vangelo non può essere oggetto di fede.

                Come potremmo dunque definire la conversione? Consiste nel riconoscere che ci sono delle cose nella nostra vita che non funzionano e accettare uno sforzo per cambiare. Nessuno può realmente crescere nella fede se non attraverso un processo di conversione, di riconoscimento delle proprie imperfezioni, peccati, sbagli. La conversione è un processo instillato dalla Parola di Dio, non si possono riconoscere i propri errori se non nell’ascolto della Parola. Questo discorso vale anche nella confessione, come facciamo a distinguere cosa è peccato e cosa non lo è? Non possiamo stabilirlo noi, è la Parola di Dio che ci aiuta a fare discernimento, quindi riconoscendo il peccato camminiamo verso la conversione. Veniamo così introdotti nella predicazione di Gesù che si innesta su quella di Giovanni Battista, colui che prepara le persone ad accogliere il Vangelo; ricordiamo inoltre che nel Vangelo secondo Giovanni i primi discepoli di Gesù sono proprio i discepoli di Giovanni Battista. Il regno di Dio è prossimo, vicino ma se non ci convertiamo non lo possiamo vedere, Gesù è presente ma se manca un processo di conversione nonostante Gesù parli, passi, chiami, noi siamo ciechi e sordi. Quindi la conversione si basa sul riconoscimento del proprio peccato sulla base della Parola di Dio, che ci permette d’incontrare Gesù.

3. Le risonanze personali

                vv. 10-18 Il brano ha per me una valenza “quaresimale” e costituisce un richiamo all’essenzialità, a non andare oltre nel possesso o nei pensieri. L’immagine finale di Gesù che conduce insieme il grano è molto rassicurante, mi trasmette un’idea di custodia. Infine mi chiedo se il verbo “evangelizzare” si possa applicare a Giovanni che, in qualche modo, viene “prima” del Vangelo.


[1] Nel mondo semitico il cuore è il luogo che accoglie il pensiero, la personalità e l’intelletto, noi diamo al cuore un’accezione più romantica (cuore come luogo dei sentimenti). Ad esempio Salomone chiede un “cuore intelligente”, quindi di essere un uomo intelligente.