- Lc 5,17-26 13/05/2020
1. Il testo
17E avvenne in uno dei giorni [che] egli stava insegnando, ed erano seduti i farisei e i dottori della legge, i quali erano venuti da ogni villaggio della Galilea e Giudea e [da] Gerusalemme. E una forza del Signore era [in] lui per guarire. 18 Ed ecco persone che portavano su un letto un uomo che era paralizzato e cercavano di introdurlo e porlo davanti a lui. 19E non avendo trovato come introdurlo per la folla, salendo sul tetto, lo calarono attraverso le tegole con il lettino nel mezzo davanti a Gesù. 20E vedendo la fede di loro disse: «Uomo, ti sono stati perdonati i tuoi peccati».
21E cominciarono a ragionare gli scribi e i Farisei dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non solo Dio?». 22Conoscendo Gesù i ragionamenti loro, rispondendo disse verso di loro: «Perché ragionate nei vostri cuori? Cosa è più facile: dire “ti sono perdonati i tuoi peccati” o dire: “alzati e cammina”? 24Affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha l’autorità sulla terra di perdonare i peccati – disse al paralitico – a te dico: “alzati e prendi il tuo lettino [e] vai a casa tua”». 25E immediatamente alzatosi davanti a loro, prese [il lettino] sul quale giaceva e tornò a casa sua lodando il Dio. 26E un’estasi prese tutti e lodavano il Dio e furono riempiti di paura dicendo: «Abbiamo visto un segno incredibile».
2. Il messaggio
Si tratta di un brano di grande ricchezza che comincia spiegando che lo svolgimento dell’attività di predicazione di Gesù di fronte ad un uditorio particolare, qualificato, come i dottori della legge (fino ad ora Gesù ha predicato alla folla:17E avvenne in uno dei giorni [che] egli stava insegnando, ed erano seduti i farisei e i dottori della legge, i quali erano venuti da ogni villaggio della Galilea e Giudea e [da] Gerusalemme.
Galilea, Giudea e Gerusalemme rappresentano tre gradini di allontanamento, la Galilea corrisponde al luogo in cui sta insegnando (qui si trovano Nazareth e Cafarnao), la Giudea rappresenta la regione che circonda Gerusalemme, il centro è Gerusalemme. Comprendiamo dunque che Gesù sta svolgendo la sua attività con i maggiori esponenti e che ciò che Lui fa ha un eco nel cuore della fede d’Israele.
E una forza del Signore era [in] lui per guarire. Questa forza, incontenibile, del Signore agisce in Gesù con l’obiettivo di guarire. Importante è sottolineare che il verbo «guarire» differisce dal verbo «curare». Questa forza connota l’azione di Gesù.
18 Ed ecco persone che portavano su un letto un uomo che era paralizzato e cercavano di introdurlo e porlo davanti a lui. Da osservare la terminologia lucana il «letto» del paralitico diventa poi «lettino» (vv. 19. 24), e al versetto 25 viene definito «qualcosa sul quale giaceva», come se fosse in atto un processo che fa progressivamente “scomparire” questa cosa su cui l’uomo giace. Gli uomini cercano di introdurlo e porre il paralitico davanti a Gesù, il verbo «introdurre», eisfero, significa «porre dentro, portare dentro». Questa “introduzione a Gesù” potrebbe essere intesa non soltanto come un portare – fisicamente – nel luogo in cui è presente Gesù ma anche come un far conoscere Gesù (da parte di queste persone che in qualche modo lo conoscono). Ciò parrebbe confermato dall’osservazione di Gesù che vede «la fede» di costoro. Quindi, probabilmente, queste persone hanno sentito parlare di Gesù, lo conoscono, hanno fiducia in Lui.
19E non avendo trovato come introdurlo per la folla, salendo sul tetto, lo calarono attraverso le tegole con il lettino nel mezzo davanti a Gesù. 20E vedendo la fede di loro disse: «Uomo, ti sono stati perdonati i tuoi peccati». L’intenzione di queste persone è quella di portare «davanti a Gesù», l’essere “davanti” è ciò che permette a quest’uomo di alzarsi. La fede di costoro si manifesta dunque nel portare quest’uomo davanti a Gesù senza fermarsi agli ostacoli che si frappongono, tanto da superare la folla e calare l’uomo dal tetto. Per loro essere davanti a Gesù è la questione fondamentale. Questa è la prima attualizzazione che è possibile fare: la fede può incarnarsi nell’instancabilità di fronte agli ostacoli che nella nostra vita ci impediscono di arrivare a Gesù. Tutte le volte che noi ci arrendiamo a ciò che si frappone tra noi e Gesù è come se ci arrendessimo alla tentazione che proviene dal “diavolo” (etimologicamente, colui che getta nel mezzo, che mette uno spazio, che si frappone tra Dio e l’uomo). Far vincere la tentazione significa arrendersi a questa distanza che si crea tra Dio e l’uomo. In questo caso essi non si arrendono, vanno oltre e superano la “tentazione”. La dichiarazione di Gesù, di fronte alla fede di costoro, è qualcosa che non abbiamo mai incontrato fino a questo momento: «uomo ti sono stati perdonati i tuoi peccati». Si tratta del livello più alto che raggiunge l’autorità della Parola di Gesù.
C di tutto il brano è proprio l’autorità della Parola di Gesù, che vuole guarire l’uomo nella più profonda intimità. Gesù ha sempre avuto questa forza del Signore, ma questo tipo di guarigione la può fare solo in questo momento in quanto è la prima volta in assoluto che compare la fede. Una seconda attualizzazione del brano ci porta a considerare come Gesù voglia far grazia – si ricordi l’anno propizio proclamato a Nazaret – ma può farla concretamente quando l’uomo ha questo desiderio e fiducia di ricevere la grazia. L’azone di Gesà deve trovare un’accoglienza proporzionata. Nel momento in cui cresce la dimensione della fede, Gesù compie maggiori passi. Questa fede si esercita negli ostacoli che siamo chiamati a superare. È proprio la presenza dell’ostacolo che permette una realizzazione superiore della parola di Gesù. Laddove c’è una difficoltà, c’è una grazia proporzionata, per questo i momenti più difficili della nostra vita devo esser letti con più fiducia perché questi potrebbero essere i momenti nei quali l’azione di Dio nella nostra vita è maggiore. Il rischio, altrimenti, è di fermarsi.
21E cominciarono a ragionare gli scribi e i Farisei dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non solo Dio?». 22Conoscendo Gesù i ragionamenti loro, rispondendo disse verso di loro: «Perché ragionate nei vostri cuori? Ai vv. 21 e 22 ci sono delle espressioni che ci fanno capire che il ragionamento non è espresso, e ci fanno notare come Gesù vada dentro nel cuore di queste persone estraendo quello che loro stanno pensando, nei loro ragionamenti.
Cosa è più facile: dire “ti sono perdonati i tuoi peccati” o dire: “alzati e cammina”?. In questo caso «dire» esprime il «realizzare». La Parola di Gesù è una parola a cui la realtà obbedisce, lo abbiamo già incontrato a Cafarnao. Gesù in questo caso svela con un miracolo quell’azione della sua parola che non sarebbe visibile. Si tratta di un segno, di un’azione sacramentale: un’azione visibile di un’azione invisibile. Il segno, «alzati e cammina» (azione visibile) significa nella loro mente la capacità, l’autorità della Parola di Gesù di perdonare i peccati (azione invisibile).
24Affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha l’autorità sulla terra di perdonare i peccati – disse al paralitico – a te dico: “alzati e prendi il tuo lettino [e] vai a casa tua”». 25E immediatamente alzatosi davanti a loro, prese [il lettino] sul quale giaceva e tornò a casa sua lodando il Dio. «Immediatamente» (parachrema) è la stessa parola che abbiamo trovato nel brano della guarigione della suocera di Pietro (Lc 4, 38 ssg), o dell’annuncio a Zaccaria (Lc 1, 64), si intende una liberazione dall’ostacolo che impedisce loro di svolgere quello che devono. Il significato di «guarire» è qui strettamente collegato alla parola «lodare Dio». Non si tratta della sola guarigione fisica – sarebbe come ridurre il segno alla sola parte fisico-visibile – ma di un ripristino del rapporto con Dio, che adesso viene lodato. E’ come se il paralitico sia stato liberato da un impedimento che lo rende incapace di lodare Dio, frutto non tanto della guarigione fisica ma del perdono dei peccati, che è una riconciliazione con Dio.Allo stesso modo, Zaccaria viene liberato dopo che per la sua disobbedienza gli viene impedito di parlare, e la sua obbedienza lo libera; ancora, la suocera di Pietro comincia a servire Gesù dopo che ciò che gli impedisce di servirli, la febbre, viene eliminata. Il paralitico, dopo esser stato guarito interiormente, comincia a lodare Dio. Gesù compie questo miracolo per mostrare la qualità più profonda della Sua parola.
26E un’estasi prese tutti e lodavano il Dio e furono riempiti di paura dicendo: «Abbiamo visto un segno incredibile». Una tale azione produce un’estasi, da intendere come uno «stare fuori da se stessi» (ek-istemi). L’estasi poi ha come conseguenza un segno paradossale, incredibile tale che tutti prendono a lodare il Dio. Come già in diversi brani passati, l’esperienza di Dio di una persona passa a tutti i presenti. Ne è segno la lode di Dio che è compiuta anche dai presenti. Con una differenza però. A differenza del paralitico essi hanno paura. Abbiamo già osservato in passato come la paura sia segno di un’esperienza di Dio (1,12; 1,65; 2,9). Un segno di una relazine imperfetta tuttavia, ancora segnata dal peccato. A riprova sembrerebbe offrirla il paralitico che ormai riconciliato con Dio non prova più paura. Sembrerebbero qui realizzarsi le parole del Benedictus di Zaccaria, che indicano nella missione di Gesù proprio «di dare a noi, 74liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza paura 75in santità e giustizia davanti a lui tutti i nostri giorni». Ritorna dunque il tema della presenza davanti a Dio, della sottrazione dalla paura e della liberazione dai nemici che impediscono la trasparenza nel rapporto con Dio.
Il filo rosso del brano potrebbe essere intravisto nella capacità di stare davanti a Gesù, che è l’obiettivo di coloro che hanno fede. L’intercessione dei fratelli è fondamentale perché quest’uomo non farebbe mai l’esperienza della liberazione. C’è sempre qualcuno che è chiamato a guadagnare per un altro, nella fede si è sempre introdotti. Come per esempio nel battesimo del bambino è fondamentale la fede dei genitori che introducono il bambino, anche nell’esperienza del gruppo ciascuno di noi è stato condotto all’ascolto della parola di Dio. La fede non ha una dimensione soltanto individuale, c’è sempre qualcuno che ci aiuta e ci introduce. Personalmente, ciascuno di noi può ricordare come è stato introdotto alla fede, fondamentale non solo per fare memoria della nostra storia ma anche per sottolineare la nostra responsabilità nei confronti delle persone che ci sono vicine.
3. Le risonanze personali
- 18 Ed ecco persone che portavano su un letto un uomo che era paralizzato e cercavano di introdurlo e porlo davanti a lui. 19E non avendo trovato come introdurlo per la folla, salendo sul tetto, lo calarono attraverso le tegole con il lettino nel mezzo davanti a Gesù. La guarigione del paralitico avviene per mezzo della fede delle persone che lo introducono davanti a Gesù. Queste persone comprendono che per guarire è necessario: camminare verso Gesù con la determinazione di andare oltre gli ostacoli, in questo caso rappresentata dalla folla, e porsi davanti al Signore con fede. In particolar modo colpisce questo porsi «davanti a Gesù» più volte ripetuto e in qualche maniera incontrato nel brano precedente a proposito del lebbroso, che «cadde sul suo volto», sottolineando la necessità di stare alla presenza di Gesù per essere guariti. Inoltre, questo stare “davanti” ricorda molto il momento dell’adorazione, in cui spesso temiamo di non esser in grado di stare alla sua presenza, di non saper tradurre la nostra preghiera più profonda in maniera degna e corretta, o ancora possiamo non dare la giusta importanza a questo incontro. Invece in questo brano emerge che stare con umiltà e senza aspettative davanti a Lui guarisce perché Lui conosce ciò che è fondamentale per noi. Il paralitico non chiede nulla e Gesù comincia a guarire da ciò che è più importante, da dentro, dai suoi peccati per poi passare alla dimensione fisica. Gesù conosce ciò che è più importante per noi. E parte dall’invisibile per poi trasformarlo in visibile, anche per gli altri.
Un altro termine che attira la mia attenzione è «introdurre», mi colpisce questa traduzione e mi fa pensare al reale desiderio ed interesse di questi accompagnatori per la guarigione di questo malato. Ciascuno di noi ha un ruolo fondamentale di responsabilità anche per la fede degli altri, di «introdurre» in qualcosa di cui magari già si è fatta esperienza e si riconosce essere l’unica chiave di guarigione.
v.22 «Perché ragionate nei vostri cuori? Questa frase è bellissima perché ancora una volta Gesù si mostra presente anche in chi non si rivolge direttamente sebbene il contenuto dei loro pensieri sia riferito a Lui. Questo aspetto lo comprendo come una modalità di Gesù di andare dritto al punto delle questioni personali talvolta codificando i nostri ragionamenti e fornendoci le giuste risposte.
vv. 17-26 In questo brano alcune persone compiono un’azione straordinaria e di grande fede che permette all’uomo paralizzato di venire perdonato dai peccati e successivamente guarito dalla sua infermità.
v. 20 E vedendo la fede di loro disse: «Uomo, ti sono stati perdonati i tuoi peccati». Gesù ritiene che il bene per quel paralitico non sia la guarigione del corpo ma il perdono dei peccati.
v. 21 E cominciarono a ragionare gli scribi e i Farisei dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati se non solo Dio?». I ragionamenti del cuore danno molto fastidio a Gesù.
Questo segno è l’occasione per Gesù di dimostrare qualcosa ai farisei, i quali dicevano che solo Dio può rimettere dai peccati. Così Gesù per rivelare la sua missione compie un gesto di guarigione straordinario che solo Dio avrebbe potuto compiere.
Gesti di fede grandi permettono a Gesù di compiere segni incredibili nella nostra vita. In questo caso è la fede di intercessione dei fratelli, questo mi ha fatto pensare che la nostra fede deve essere messa a servizio dei fratelli.
vv. 17-26 In questo brano incontriamo i farisei e i dottori che vanno a Gesù per ascoltarlo , ma nel frattempo succede che Gesù purifica un paralitico, e loro lo condannano, lo giudicano, ragionano. Quindi il loro modo di ascoltare è curiosità, è un ascoltare senza cogliere la Parola; ma dall’altra parte abbiamo il paralitico, aiutato da persone che vanno da Gesù perché sanno che Lui è la salvezza. Infatti vedendo la loro fede, lo salva .
La fede per scribi e farisei deve essere accompagnata da segni: e anche qui ci sono delle differenze : il paralitico viene salvato e va a lodare Dio , invece gli scribi e farisei rimangono impauriti dal segno «alzati e cammina». Noi da che parte stiamo ?Siamo come gli scribi e farisei che sono credenti in superficie o come il paralitico, per cui basta essere perdonati dai peccati per vedere Gesù nella nostra vita ?
Sono rimasta molto colpita dalla gente che aiuta il paralitico, il sorreggere chi ha più difficoltà senza chiedere niente in cambio, e come una comunità dovrebbe camminare. Il sorreggere l’altro senza pretendere si chiama amore, così come nella famiglia o con gli amici, l’amore nella fede lo rende libero .
Questo è un brano che ci fa capire quanto sia importante condividere il nostro cammino con dei fratelli perché la fede non cresce mai da sola ma deve essere pronta ad aiutare quando ci si trova in difficoltà e anche a gioire nei bei momenti .