27) Lc 6, 12-26  07/06/2020

1. Il testo 

                12Avvenne in questi giorni che egli uscì verso il monte a pregare, e stava passando la notte nella preghiera di Dio. 13E quando venne giorno si rivolse ai suoi discepoli e scelti da loro dodici, che chiamò anche apostoli: Simone che chiamò anche Pietro, e Andrea suo fratello, e Giacomo e Giovanni e Filippo e Bartolomeo, 15 e Matteo e Tommaso e Giacomo di Alfeo e Simone chiamato Zelota, 16 e Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che divenne traditore. 17E sceso con loro stette su un luogo pianeggiante, e [c’era] molta folla di discepoli di lui, e una grande moltitudine di popolo da ogni [luogo] della Giudea e Gerusalemme e delle coste di Tiro e Sidone, i quali erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro infermità. Anche coloro che erano molestati da spiriti impuri erano curati, 19 e tutta la folla cercava di toccarlo poiché una forza presso di lui usciva e guariva tutti. 20Ed egli sollevati gli occhi sui suoi discepoli diceva: «Beati i poveri, poiché vostro è il regno di Dio. 21Beati quelli che hanno fame ora, poiché sarete nutriti. Beati quelli che piangono ora, poiché sorriderete. 22Beati siete quando vi odieranno gli uomini e quando vi escluderanno, e vi ingiurieranno e scacceranno il vostro nome come malvagio a causa del figlio dell’uomo. 23Gioite in quel giorno ed esultate, ecco infatti la vostra ricompensa è molta nel cielo. 24Secondo questo [modo] infatti facevano ai profeti i padri vostri. 24Ma guai a voi ricchi, che ricevete la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, poiché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, poiché vi lamenterete e piangerete. 26Guai quando diranno bene di voi tuti gli uomini. Secondo questo [modo] infatti facevano ai falsi profeti i padri vostri. [Lc 6,12-26]

2. Il messaggio

                Nei brani precedenti Gesù, con i suoi insegnamenti, ha fatto capire che il suo modo di intendere il rapporto con Dio è cambiato; in questo brano Egli si spinge oltre gli insegnamenti della legge e annuncia il vero cuore del suo messaggio evangelico.

                Anche in questo brano, Gesù sta camminando con i discepoli, ma questa volta avviene qualcosa di nuovo, Egli sale sul monte e si rivolge ai suoi discepoli: 12Avvenne in questi giorni che egli uscì verso il monte a pregare, e stava passando la notte nella preghiera di Dio. 13E quando venne giorno si rivolse ai suoi discepoli e scelti da loro dodici, che chiamò anche apostoli. Il verbo «si rivolse» (prosphoneo) può essere anche tradotto con «chiamò» i suoi discepoli. Il verbo indica il parlare ad alta voce e quindi il fatto che Gesù chiama sul monte coloro che ha scelto. Per la prima volta, l’impressione che viene data è quella di una convocazione dei discepoli da parte di Gesù. Egli, chiamando i dodici discepoli sul monte, li sceglie rispetto agli altri, e li chiama apostoli.Il nome di “apostoli” significa “inviati”, dà a questi il potere di essere, in qualche modo, rappresentanti della missione di Gesù, che li invia a suo nome.

                Gesù chiama uno ad uno gli apostoli e a Simone cambia il nome in Pietro: Simone che chiamò anche Pietro, e Andrea suo fratello, e Giacomo e Giovanni e Filippo e Bartolomeo, 15 e Matteo e Tommaso e Giacomo di Alfeo e Simone chiamato Zelota, 16 e Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che divenne traditore. Anche in questo caso, con il verbo chiamare (onomazo) si intende «dare il nome». Inoltre, anche se non ci viene spiegato da Luca (ed è più chiaro in Matteo 5, 1-12), sappiamo che il cambio del nome è sinonimo di vocazione, nuova vita. Evidentemente Simone, chiamato anche Pietro, ha una missione particolare rispetto agli altri discepoli (ci viene detto da Luca che è l’unico a cui Gesù cambia il nome).La seconda menzione importante nel brano è quella di Giuda, che diviene traditore. Gesù sa che uno lo tradirà, ma continua a chiamarlo anche se conosce quello che sarà l’epilogo della sua vita. Ciò significa che il Signore ci dà la possibilità di esercitare sempre la nostra libertà, anche se conosce profondamente gli esiti del nostro cuore.

                Nella prima parte del brano abbiamo dunque la convocazione degli apostoli, che si fa in un luogo diverso. In un secondo momento Gesù scende giù e si ferma sul luogo pianeggiante dove c’è molta folla: 17E sceso con loro stette su un luogo pianeggiante, e [c’era] molta folla di discepoli di lui, e una grande moltitudine di popolo da ogni [luogo] della Giudea e Gerusalemme e delle coste di Tiro e Sidone, i quali erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro infermità. Anche coloro che erano molestati da spiriti impuri erano curati, 19 e tutta la folla cercava di toccarlo poiché una forza presso di lui usciva e guariva tutti. Si nota una differenza tra tutti i discepoli che vanno dietro a Gesù e quelli che Gesù sceglie: gli apostoli. Gesù sceglie tra i suoi discepoli solo dodici persone e le chiama a sé, mentre la grande moltitudine di popolo è di discepoli che provengono dalla Giudea e Gerusalemme, da Tiro e Sidone, zone molto diverse tra loro.Le coste di Tiro e Sidone sono infatti pagane, diversamente da  Gerusalemme e dalla Giudea, che sono i luoghi da dove viene Gesù.

                Questi discepoli sono venuti per ascoltarLo ed essere guariti anche dagli spiriti impuri, in quanto una forza esce da Lui. Questa forza, energia che viene fuori da Gesù continua ed è capace di guarire qualunque cosa tocchi. In questo contesto è determinante come Gesù sollevi gli occhi verso i suoi discepoli come segno del fatto che il messaggio che Gesù dà sia rivolto prevalentemente a loro, cioè a coloro che sono chiamati a seguirLo.

                Gesù enuncia dunque le Beatitudini: . 20Ed egli sollevati gli occhi sui suoi discepoli diceva: «Beati i poveri, poiché vostro è il regno di Dio. 21Beati quelli che hanno fame ora, poiché sarete nutriti. Beati quelli che piangono ora, poiché sorriderete. 22Beati siete quando vi odieranno gli uomini e quando vi escluderanno, e vi ingiurieranno e scacceranno il vostro nome come malvagio a causa del figlio dell’uomo. Queste beatitudini, di cui consta il messaggio di Gesù, hanno tre tempi diversi: presente, passato, e futuro. Tutti e tre i tempi sono in realtà compresenti e danno la misura di quello che Gesù vuole dire.

                Viene presentata una visione paradossale rispetto al modo ordinario di intendere la realtà. Tanto che non è possibile leggere le Beatitudini al di fuori della sequela di Gesù. Beato significa felice, ed è difficile concepire una felicità insieme ad elementi che sembrerebbero contraddirla. La propsettiva del maestro appare tuttavia chiara dalla prima beatitudine: «Beati i poveri, poiché vostro è il Regno di Dio». Qui il verbo è espresso dal presente indicativo. Con questa beatitudine, ci viene detto che la povertà è la condizione per vivere il regno annunciato dalla Parola di Cristo; inoltre, questa è l’unica della beatitudini, che è coniugata nel presente.

                Continuando, Gesù ci fa capire cosa significa essere poveri: avere fame, essere reietti, piangere. Il verbo è al presente per indicare che la felicità non è spostata nel futuro, ma è già presente. Infatti, cosa c’è in mezzo tra questo presente e il futuro? Sicuramente la fede, ovvero il credere che questo regno di Dio lo viviamo già da adesso, anche si realizzerà pienamente nelle sue promesse nel futuro. La povertà è proprio la condizione che permette di accogliere il Regno. Sembrerebbe che senza questa non sia possibile vivere – possedere – il Regno. Questo messaggio ne implica un altro. Chi vivendo nella povertà, non riesce a trovare questa felicità, non ha trovato il Regno. Gesù sta cioè indicando una via di felicità già presente, da vivere adesso perché quando noi spostiamo il complimento di tutto ciò nel paradiso stiamo già travisando il messaggio di Gesù, e stiamo ancora vivendo una modalità del mondo.

                Gesù quindi, dopo aver elencato tutti i beati e le loro ricompense nel futuro, li esorta a gioire già nel presente, e non quando arriverà il regno: 23Gioite in quel giorno ed esultate, ecco infatti la vostra ricompensa è molta nel cielo. Successivamente aggiunge: 24Secondo questo [modo] infatti facevano ai profeti i padri vostri. 24Ma guai a voi ricchi, che ricevete la vostra consolazione. Quello che sta predicando Gesù è il modello dei profeti, equivalenti di quello che Gesù vuole dai discepoli, testimoni della parola di Dio in mezzo al popolo.

                La seconda parte delle beatitudini conferma questa prospettiva: 25Guai a voi, che ora siete sazi, poiché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, poiché vi lamenterete e piangerete. 26Guai quando diranno bene di voi tuti gli uomini. Secondo questo [modo] infatti facevano ai falsi profeti i padri vostri. Qui la fa da padrona la sazietà, opposto della povertà.Qual è il problema nel fatto di ricevere adesso la consolazione? Non cercare la consolazione del regno. Chi è saziato nel presente non cercherà altro, ma in questo modo la realtà sfuggirà tanto da portarlo a piangere, lamentarsi e fare la stessa fine che hanno fatto i falsi profeti.

                Dopo essersi rivolto ai poveri genericamente («Beati i poveri»), Gesù si rivolge anche ai ricchi, questa volta in modo specifico («Guai a voi ricchi»), per ammonire i suoi discepoli a non farsi distrarre dal centro del suo messaggio, e di non lasciarsi prendere dalle consolazioni terrene.

                Il cuore del messaggio della predicazione di Gesù non può essere proclamato all’interno di una normale predicazione sinagogale, perché per dire queste cose Gesù deve costituire prima la sua comunità, cioè qualcuno che può realmente capirlo e ascoltarLo. Gesù cioè non può dare questo messaggio prima di costituire i dodici apostoli e quindi prima di costituire la dimensione della comunità, in quanto il Suo è un messaggio che diventa sottile, profondo, faticoso da accettare da tutti. Egli Deve necessariamente costituire una comunità, la comunità cristiana, che è per eccellenza il luogo dove si può vivere più profondità il messaggio di Cristo. Ciò che chiede Gesù è una corresponsabilità nell’annuncio del Suo messaggio, per questo si mette a pregare, deve scegliere a chi può affidare il dono di ciò che ha di più prezioso per assumerlo e viverlo e diventarne così testimoni verso gli altri. Questa è la profonda disponibilità che Gesù chiede nei confronti di chi Lo ha seguito fin sopra il monte: vivere il Vangelo all’interno della comunità, che è la Chiesa. Infatti, al di fuori di questa dimensione ecclesiale non c’è comunità. Il Cristianesimo deve poter avere una comunità all’interno della quale poter ricevere la Parola di Gesù e vivere il regno di Dio.

                Il messaggio cristiano, e quindi il regno di Dio, diventa il banco di prova del nostro stare insieme. Inoltre, la beatitudine non va interpretata come mera povertà materiale. La povertà è primariamente la considerazione che abbiamo del regno di Dio, rispetto alla dimensione della consolazione di questo mondo. Se cerchiamo la dimensione della sazietà, la ricchezza, più di quanto ricerchiamo il regno di Dio, andremo nella direzione dei beni terreni e non capiremo più la realtà, e con essa il messaggio evangelico. Come diceva Sant’Agostino, le Beatitudini non riguardano però solo i ricchi, perché anche i poveri possono desiderare fortemente le cose terrene. La grandezza di Agostino sta nell’aver capito che le Beatitudini hanno a che fare con le tendenze del cuore della persona.